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 mercoledì 24 luglio 2019

MALTA

La consolazione durante il cammino

di Fra Mario Attard


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Ultimamente, il Signore mi ha dato la grazia di pubblicare un altro libro che è venuto da me tramite l’università della vita. Questa volta il libro si intitola Faraġ matul it-triq (La consolazione durante il cammino). Un testo biblico che mi sta veramente a cuore è quello che si trova nella Seconda Lettera di San Paulo ai Corinzi. Questo testo dice così: “Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio. Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione (2 Co 1:3-5)”.Da questo forte e chiarissimo testo esce la parola chiave: “consolazione”. Nonostante i nostri dolori, angosce e prove che dobbiamo affrontare nel nostro cammino, a volte turbolento, verso Gerusalemme Celeste, tutti noi abbiamo bisogno della consolazione che viene soltanto dal nostro Padre che è in cielo. Questo Padre che, con il suo eterno amore paterno e materno, s’infiltra nelle nostre vite personali per trasformarci nella sua insondabile misericordia. Possa questo libro di 94 pagine dare ai suoi lettori quella consolazione della quale hanno veramente bisogno specialmente quando le sfide della quotidianità gli spingono a gridare al Signore lo stesso lamento che gridò il salmista quando disse: “O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua (Sal 62,2)”.

È precisamente questa sete che anela la carne, come terra deserta, arida e senz’acqua che ci porta ad aprire il nostro cuore al Signore che agisce, con la sua divina tenerezza, per mezzo di altre persone, eventi e, persino, i nostri stati d’animo, per salvarci. Nella sua messa mattutina dell’11 dicembre 2018, a Casa Santa Marta, Papa Francesco rifletté:E come consola, il Signore? Con la tenerezza. È un linguaggio che non conoscono i profeti di sventura: la tenerezza. È una parola cancellata da tutti i vizi che ci allontanano dal Signore: vizi clericali, vizi dei cristiani un po’ che non vogliono muoversi, tiepidi … La tenerezza fa paura. Ecco, Egli, il Signore ha con sé il premio, la sua ricompensa lo precede”: così finisce il brano di Isaia. “Come un pastore, Egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna. Porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”. Questo è il modo di consolare del Signore: con la tenerezza. La tenerezza consola. Le mamme, quando il bambino piange, lo accarezzano e lo tranquillizzano con la tenerezza: una parola che il mondo d’oggi, di fatto, cancella dal dizionario. Tenerezza.È la mia umile preghiera e speranza che, grazie al libro Faraġ matul it-triq, la parola consolazione come tenerezza non viene mai cancellata dal dizionario della vita umana ma, invece, viene esercitata con grande ardore, impegno e carità instancabile.


 


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