MALTA
Mons. Charles J. Scicluna: “La gente di colore che vive con noi, sono parte di noi”
di Fra Mario Attard
Dopo l’omicidio di Lassana Cisse, il
quarantaduenne dalla Costa D’Avorio, che è stato brutalmente ucciso il 6 aprile
mentre camminava lungo una strada tra Birzebbuga e l’HaL Far Open Centre, dove
avrebbe visitato gli amici per appurare se si stavano adeguando a Malta,
venerdì 24 maggio, nel Lecture Theatre dell’Università di Malta, si è
organizzato un dialogo aperto dalla Facoltà Per il Benessere Sociale della
stessa università. Il tema di questo dialogo aperto è stato: “Lassana Cisse-una
storia di odio razziale: rispondere con la pace”. L’arcivescovo di Malta, mons.
Charles J. Scicluna, ha fatto il seguente discorso“Penso
che sia un momento molto importante per la nostra comunità di fede effettuare
un’analisi critica del
potere-complicità nel discorso dell’odio. Penso che non possiamo rinunciare a
un atteggiamento critico verso il
nostro modo di esprimere la differenza e il fatto che non siamo sempre agenti di inclusione. Vorrei
condividere una serie di storie, dato che sono stato invitato a sottolineare la risposta con la pace.
Lassana Cisse è arrivato alle nostre isole, era in contatto con la Kummissjoni
emigranti (La Commissione degli Emigranti di Malta) e lo hanno aiutato nel processo dei suoi documenti.
Sfortunatamente, ha finito con una delle decisioni e delle etichette più difficili. Era conosciuto come ‘respinto’.
Quella era la storia di Lassana. Gli abbiamo dato quell’etichetta; le nostre istituzioni e la nostra legislazione gli ha
dato quella etichetta. È stato respinto.
Siamo qui perché alla fine è stato fisicamente eliminato. Quindi, la sua storia
è una traiettoria di rifiuto e di
eliminazione che dobbiamo affrontare. E non è l’unico.
Attraverso
Kummissjoni emigranti offriamo ancora alloggio per 400 persone su base
regolare, ma una
delle storie che vorrei condividere riguarda la comunità di Ħal Balzan, dove
abbiamo un certo numero di migranti
che abitano lì. La comunità di Ħal Balzan si è adattata al dono della presenza
di queste persone, soprattutto dall’Africa. Sono stati anche integrati,
probabilmente hanno bisogno di essere
integrati di più, ma se mi dici se c’è una buona esperienza di un buon
quartiere a Malta, vi dirò di andare a Ħal Balzan. Ultimo giovedì Santo, il
parroco di San Ġużepp Ħaddiem a Birkirkara
ha deciso di invitare i residenti nella sua parrocchia dall’Africa che vivono
con noi, per il gesto speciale della lavanda dei piedi. È un gesto molto
importante per noi, perché questo è ciò che
Gesù ci ha chiesto di fare. Il feedback della Comunità è stato così potente!
Diceva che siamo qui per servirvi
perché siete parte di noi. Questo è ciò che il gesto del lavaggio dei piedi al
giovedì santo significa.
Come
diceva Ahmed Bugri, l’11 giugno ho deciso di invitare una serie di giovani alla
Curia per quello che sto
chiamando ‘una buona cena di vicinato’. Dobbiamo invitarci a condividere le
nostre storie e la nostra storia. Ma
dobbiamo anche invitare i nostri amici, specialmente dall’Africa e dall’Asia, a far parte delle nostre
celebrazioni. È molto importante festeggiare insieme perché questo aiuterà il nostro impegno. Purtroppo,
abbiamo servito Lassana molto male. Dobbiamo portarlo a casa da sua madre, e abbiamo un fondo per questo, ma
dobbiamo anche aiutare i nostri giovani
a capire che le persone di colore che sono con noi non sono ospiti, sono parte
di noi. Sono lì per costruire la nostra comunità. Dobbiamo costruire insieme la
nostra comunità. La nostra comunità
deve essere una comunità in cui ci rispettiamo come esseri umani indipendentemente
dalla religione, dalla razza o dal sesso.
Se vuoi capire cosa significa discriminazione, guarda The Green Book (Il Libro Verde). Esso è un film
straordinario che racconta di una vera storia di un genio pianista che va da New York verso sud negli Stati Uniti negli
anni cinquanta. Nel film, più che
scende nel profondo sud degli Stati Uniti più lo vedete minacciato
ingiustamente.
È
accompagnato da un migrante di origine italiana da New York come guardia del
corpo e autista. Alla
fine, entrambi finiscono per essere discriminati. Dobbiamo usare le arti, ma
anche una cultura per creare la pace
tra di noi. Penso che l’omicidio di Lassana Cisse debba essere una sveglia per
i leader della fede, e sento questa
responsabilità di arcivescovo per la comunità cattolica sulle isole, ma anche per ognuno di noi. Dobbiamo
guardarsi l’un l’altro e dire ‘Sto incontrando un essere umano’. Questo è ciò che ci rende davvero
uniti”. Possano queste parole dell’arcivescovo toccare i cuori di tutti
noi, maltese e stranieri, che viviamo in queste isole, ad accogliere Gesù com’è
specialmente presente nei nostri fratelli e sorelle migranti.
|