CAMERA DEI DEPUTATI
Scuola. Bentornata Educazione Civica
di Giuseppe Adernò
 Lunedì
29 aprile alla Camera dei Deputati sarà discusso e votato il testo unificato di
legge del 17 aprile che reintroduce con voto l’Educazione Civica. Il nuovo
testo di legge, frutto di accordi e di sintesi di circa 15 proposte di legge d’iniziativa
parlamentare e di una proposta di legge d’iniziativa popolare che ha coinvolto
tanti cittadini che hanno firmato il documento proposto dall’ANCI, superando le
100 mila firme, scandisce in 12 articoli, l’importanza dell’Educazione Civica
per la formazione di “cittadini responsabili e attivi” per la crescita sociale
e culturale della Nazione, ma non ci sarà un’ora in più di scuola, si svolgerà
per 33 ore nell’arco dell’anno, quale “insegnamento trasversale”, per sviluppare
“le conoscenze e la comprensione delle strutture e dei profili sociali,
economici, giuridici, civici e ambientali della società”. Secondo il comma 4
dell’art. 2, l’insegnamento dell’Educazione Civica è affidato ai docenti di
classe, utilizzando le risorse dell’organico dell’autonomia e “ai docenti
abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, ove
disponibili nell’ambito dell’organico dell’autonomia”.
La
designazione di un docente coordinatore anche se come azione di volontariato (senza
compensi aggiuntivi) dovrebbe essere garante della trasversalità della
disciplina e questa “trasversalità” si presta, ancora una volta, a possibili
varianti nell’applicazione, come ha sottolineato il prof. Luciano Corradini in
un articolo su “Avvenire” del 27 aprile. “E
perché allora non chiamare trasversale anche l’italiano, che è utilizzato e insegnato, oltre che dal docente di
lettere, anche dai docenti di tutte le discipline?
Perché elevare a categoria pedagogica e curricolare, con impreviste
conseguenze, relative alle cattedre e agli orari, questo aggettivo coniato nel
dibattito didattichese, allo scopo di spalmare
su tutti i docenti l’ampia tematica etico-socio-giuridico-civico-politica, per
dimostrare che questa non avrebbe
anche dignità disciplinare e che quindi la scuola potrebbe in merito
risparmiare tempo, soldi e fatica?”.
L’art.
3 della proposta di legge rimanda alle successive Linee guida per l’insegnamento
dell’Educazione civica, che pone a fondamento la conoscenza della Costituzione
italiana “per sviluppare competenze ispirate ai valori della responsabilità,
della legalità, della partecipazione e della solidarietà” (art. 4) e all’educazione
alla cittadinanza digitale, e al corretto uso dei nuovi strumenti tecnologici. Nuove
prospettive di formazione sono previste per il personale docente e, dal 2020,
saranno assegnati quattro milioni per la formazione dei docenti coordinatori. Saggia
la considerazione del prof. Corradini che afferma: “Nel dibattito parlamentare, si dovrebbe riuscire a evitare due rischi: quello di rendere la
legge troppo povera di una ‘cultura educativa’, che aiuti i giovani a distinguere e a connettere a
livello alto e motivante, valori, diritti, doveri, principi, con la vita, con la storia e con la cultura in
senso ampio; e quello di caricarla di tutte le ‘educazioni’ relative a problemi e contenuti ‘emergenti’, che non
possono occupare tutte le previste 33 ore l’anno”.
La
specificità dell’Educazione civica richiede una competenza professionale e
didattica accertata e qualificata come quella dei docenti di discipline
giuridiche ed economiche, come sostiene l’APIDGE, mentre le tematiche relative
alle altre Educazioni, sostiene Corradini “vanno
affrontate responsabilmente e selettivamente
nella vita della scuola dell’autonomia, sulla base di una visione che tenga presenti tutti i valori e le norme
presenti nell’intera partitura del testo costituzionale e dei documenti internazionali relativi all’educazione
alla cittadinanza e alla Global Education”. In un difficile momento
cruciale di emergenze socio-politiche e alla vigilia delle Elezioni Europee, si
auspica che prevalga il buon senso e si pongano le basi per la costruzione
della coscienza civica dei cittadini che ha ispirato l’UCIIM al convegno sul
tema “Il problema dell’Educazione dei giovani alle virtù civiche e alla
democrazia”, celebrato nel 1957 al Castello Ursino di Catania e l’allora ministro
dell’Istruzione, Aldo Moro, il quale, nel 1958, con il DPR n. 585, ha
introdotto l’Educazione Civica nella scuola italiana.
La
società ha necessità di avere dei giovani informati e formati sulla
Costituzione Italiana, sui Regolamenti Europei, sui diritti e i doveri del
cittadino per una partecipazione attiva e responsabile alla vita sociale. La
scuola ha questo compito e non può declinarlo o lasciarlo alla libera scelta
del volontariato o della disponibilità di alcuni docenti. L’utilizzo ottimale
delle risorse impone alla scuola italiana l’ottimizzazione dei seimila docenti
di discipline giuridiche ed economiche rimasti spesso impropriamente utilizzati
per supplenze o per il sostegno (anche senza titolo). La loro specifica
competenza deve essere valorizzata e potenziata in un progetto che coinvolge
trasversalmente l’intera azione educativa.
Nella
proposta di legge che all’art. 12, rileva che da ciò “non devono derivare nuovi
o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”, s’intendono valorizzare le “buone
pratiche di educazione civica”, realizzate nelle scuole e, in quest’Albo, dovrà
certamente figurare l’azione educativa realizzata attraverso il progetto
didattico del Consiglio Comunale dei Ragazzi che, da 25 anni, presenta un
modello di lezione applicata di Educazione civica che consente ai ragazzi di “imparare
facendo” la cultura della democrazia, della partecipazione attiva della ricerca
del bene comune nella scuola, considerata come una “piccola città”. Tutto ciò è
testimoniato dagli oltre 500 Consigli dei Ragazzi presenti in tutte le regioni
d’Italia.
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