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 domenica 21 aprile 2019

MALTA

Il Sabato Santo: l’attesa e la speranza

di Fra Mario Attard


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Il Sabato Santo! Questo santo giorno ha due facce. La prima è la faccia delle tenebre e della morte del Venerdì Santo. Dunque, la tragica realtà della sofferenza. La seconda è la faccia della Resurrezione e il ripristino della Luce di Cristo nella Domenica di Pasqua. Il Sabato Santo è, essenzialmente, un giorno di veglia solenne, preghiera e meditazione. Si concentra sulla tomba, ma la tomba di Cristo non è un luogo di corruzione, decadenza o sconfitta. Ben il contrario! La tomba di Cristo è la fonte della vera vita! Ma di quale tipo di tomba stiamo parlando? La tomba vuota dalla morte! La tomba libera dalle opere della carne, cioè: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere (Gal 5,19-21). La tomba vuota dalla paura di fare il bene per sconfiggere il male con Cristo Gesù!

In questo santo giorno stiamo in attesa per vegliare la vittoria sicura di Cristo sulla morte e il peccato. La nostra non è una attesa frustrante. Anzi! È un’attesa gioiosa! Basta vedere quello che ci propone la liturgia delle ore, esattamente nella seconda lettura ricavata da un’antica Omelia sul Sabato Santo (Pg 43, 439. 451. 462-463). Che cosa è avvenuto? Sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione. Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: “Sia con tutti il mio Signore”. E Cristo rispondendo disse ad Adamo: “E con il tuo spirito”. E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: “Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.

Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti, non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura. Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.

Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all’albero. Morì sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell’inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te. Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io, invece, non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l’eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli”.

Personalmente, questa antica omelia mi ha insegnato molte cose sul grande silenzio e solitudine che passo nella mia vita. Primo, in Cristo Gesù, il mio silenzio e solitudine sono assai attivi perché il Re dorme ... e ha svegliato coloro che da secoli dormivano... È sceso a scuotere il regno degli inferi. Secondo, in Cristo Gesù, il mio silenzio e solitudine Cristo cerca me, la pecorella smarrita perché egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Terzo, in Cristo Gesù, il mio silenzio e solitudine sono salvifici perché il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Quarto, in Cristo Gesù, il mio silenzio e solitudine sono trasfiguranti perché Cristo mi dici Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà! Quinto, in Cristo Gesù, nel mio silenzio e solitudine sento la voce di Cristo Risorto che, dopo avermi preso dalla mano mi porta ai fratelli e con loro mi dice: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Sesto, in Cristo Gesù, nel mio silenzio e solitudine accorgo della simbiosi che c'é tra Gesù Risorto e me quanto esso mi dice: Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura.

Questi sette ragioni non mi offrono soltanto una gioiosa attesa alla Resurrezione di Cristo, ma, e soprattutto, mi danno una speranza che nessun debolezza umana, tradimento, sputi, flagellazione, schiaffi, insomma ogni attacco del nemico, mi fa togliere. E proprio per questo che la mia bocca non ferma a pronunciare il Cristo dovunque sono e sarò! Basterebbe lasciar scorrere nelle mie vene queste fortissime parole di questa antica omelia sul Sabato Santo: “Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell’inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te. Sorgi! … Io ... ti colloco sul trono celeste… Io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio. Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l’eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli”.


 


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