MALTA
Il Sabato Santo: l’attesa e la speranza
di Fra Mario Attard
Il
Sabato Santo! Questo santo giorno ha due facce. La prima è la faccia delle
tenebre e della morte del Venerdì Santo. Dunque, la tragica realtà della
sofferenza. La seconda è la faccia della Resurrezione e il ripristino della
Luce di Cristo nella Domenica di Pasqua. Il Sabato Santo è, essenzialmente, un
giorno di veglia solenne, preghiera e meditazione. Si concentra sulla tomba, ma
la tomba di Cristo non è un luogo di corruzione, decadenza o sconfitta. Ben il
contrario! La tomba di Cristo è la fonte della vera vita! Ma di quale tipo di
tomba stiamo parlando? La tomba vuota dalla morte! La tomba libera dalle opere
della carne, cioè: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria,
stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni,
invidie, ubriachezze, orge e cose del genere (Gal 5,19-21). La tomba vuota
dalla paura di fare il bene per sconfiggere il male con Cristo Gesù!
In
questo santo giorno stiamo in attesa per vegliare la vittoria sicura di Cristo
sulla morte e il peccato. La nostra non è una attesa frustrante. Anzi! È un’attesa
gioiosa! Basta vedere quello che ci propone la liturgia delle ore, esattamente
nella seconda lettura ricavata da un’antica Omelia sul Sabato Santo (Pg 43,
439. 451. 462-463). Che cosa è avvenuto? Sulla terra c’è grande silenzio,
grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è
rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha
svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere
il regno degli inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la
pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle
tenebre e nell’ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle
sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione. Il Signore entrò da loro
portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide,
percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: “Sia con tutti
il mio Signore”. E Cristo rispondendo disse ad Adamo: “E con il tuo spirito”.
E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: “Svegliati,
tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.
Io sono il tuo Dio, che
per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno
avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in
carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti:
Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti, non ti ho creato
perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita
dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia
immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e
indivisa natura. Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il
Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra
dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho
condiviso la debolezza umana, ma poi
son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del
paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei,
e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi
che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale.
Guarda sulle mie guance gli schiaffi,
sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.
Guarda sul mio dorso la
flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati.
Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente
allungato la tua mano all’albero. Morì sulla croce e la lancia penetrò nel mio
costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo
fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà
dal sonno dell’inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta
contro di te. Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla
terra del paradiso. Io, invece, non ti rimetto più in quel giardino, ma ti
colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della
vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei
cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti
adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.Il trono celeste è
pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa
apparecchiata, l’eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole,
è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli”. Personalmente, questa antica omelia mi ha insegnato molte cose sul grande
silenzio e solitudine che passo nella mia vita. Primo, in Cristo Gesù, il mio
silenzio e solitudine sono assai attivi perché il Re dorme ... e ha svegliato
coloro che da secoli dormivano... È sceso a scuotere il regno degli inferi.
Secondo, in Cristo Gesù, il mio silenzio e solitudine Cristo cerca me, la
pecorella smarrita perché egli vuole scendere a visitare quelli che siedono
nelle tenebre e nell’ombra di morte. Terzo, in Cristo Gesù, il mio silenzio e solitudine
sono salvifici perché il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose
della croce. Quarto, in Cristo Gesù, il mio silenzio e solitudine sono
trasfiguranti perché Cristo mi dici Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai
morti, e Cristo ti illuminerà! Quinto, in Cristo Gesù, nel mio silenzio e
solitudine sento la voce di Cristo Risorto che, dopo avermi preso dalla mano mi
porta ai fratelli e con loro mi dice: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre:
Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati,
tu che dormi! Sesto, in Cristo Gesù, nel mio silenzio e solitudine accorgo
della simbiosi che c'é tra Gesù Risorto e me quanto esso mi dice: Risorgi mia
effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te
siamo infatti un’unica e indivisa natura.
Questi
sette ragioni non mi offrono soltanto una gioiosa attesa alla Resurrezione di
Cristo, ma, e soprattutto, mi danno una speranza che nessun debolezza umana,
tradimento, sputi, flagellazione, schiaffi, insomma ogni attacco del nemico, mi
fa togliere. E proprio per questo che la mia bocca non ferma a pronunciare il
Cristo dovunque sono e sarò! Basterebbe lasciar scorrere nelle mie vene queste
fortissime parole di questa antica omelia sul Sabato Santo: “Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno
dell’inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te. Sorgi! … Io ... ti
colloco sul trono celeste… Io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che
come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei
Dio. Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa
apparecchiata, l’eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli
eterni il regno dei cieli”.
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