MALTA
Il regalo del Venerdì Santo
di Fra Mario Attard
Questo
Venerdì Santo ho avuto la grazia di preparare in lingua maltese il testo della
Via Crucis, presieduta come sempre da Papa Francesco nel Colosseo di Roma. Come
sappiamo, le meditazioni di quest’anno 2019 sono state scritte da suor Eugenia
Bonetti, una missionaria della Consolata e anche la presidente dell’Associazione
Slaves no more. Questo testo così contemporaneo, coraggioso e anche profetico,
conclude con questa espressione-chiave: mai più trattati da schiavi. Infatti,
esso espone con ampia chiarezza la malvagità, la crudeltà e l’ipocrisia nel
traffico di persone umane innocenti. L’intero testo non cessa mai di denunciare
l’atto stesso del trafficante che vende carne umana come niente. Su questo
argomento mi hanno colpito le seguenti frasi ricavate da questa riflessione. La
prima è presente nella sesta stazione, quando la Veronica asciuga il volto di
Cristo. In questo contesto, suor Eugenia scrive: “Pensiamo ai bambini, in varie parti del mondo, che non possono andare a
scuola e che sono, invece, sfruttati
nelle miniere, nei campi, nella pesca, venduti e comperati da trafficanti di
carne umana, per trapianti di organi,
nonché usati e sfruttati sulle nostre strade da molti, cristiani compresi, che hanno perso il senso della
propria e altrui sacralità”. La seconda frase sulla malignità del
trafficare di persone si trova nella nona stazione, quando Gesù cade la terza
volta. Qui leggiamo: “Signore, per la
terza volta sei caduto, sfinito e umiliato, sotto il peso della croce. Proprio come
tante ragazze, costrette sulle strade da gruppi di trafficanti di schiavi, che
non reggono alla fatica e all’umiliazione di vedere il proprio giovane corpo
manipolato, abusato, distrutto, insieme ai loro sogni”.
Un’altra
riflessione è quella che spiega la tredicesima stazione, Gesù è deposto dalla
croce. “Quanto è orribile e scandaloso quando una persona soffre e muore ingiustamente!
Senza che nessuno sappia nulla! Chi
ricorda, in quest’era di notizie bruciate alla svelta, quelle ventisei giovani
nigeriane inghiottite dalle onde, i
cui funerali sono stati celebrati a Salerno? È stato duro e lungo il loro
calvario. Prima la traversata del deserto del Sahara, ammassate su bus di
fortuna. Poi la sosta forzata negli spaventosi centri di raccolta in Libia. Infine,
il salto nel mare, dove hanno trovato la morte alle porte della ‘terra promessa’. Due di loro portavano in
grembo il dono di una nuova vita, bimbi
che non vedranno mai la luce del sole. Ma la loro morte, come quella di Gesù
deposto dalla croce non è stata vana.
Tutte queste vite affidiamo alla misericordia del Padre nostro e di tutti, ma
soprattutto Padre dei poveri, dei
disperati e degli umiliati”.
Ovviamente,
i governi e le comunità Cristiane sono fortemente chiamati a fare il loro
compito a combattere questo terribile crimine umano. La preghiera dell’undicesima
stazione, Gesù è inchiodato sulla croce, parla assai su questo! “Signore, quante persone ancora oggi sono
state inchiodate su una croce,
vittime di uno sfruttamento disumano, private della dignità, della libertà, del
futuro. Il loro grido di aiuto ci
interpella come uomini e donne, come governi, come società e come Chiesa. Come
è possibile che continuiamo a
crocifiggerti, rendendoci complici della tratta di esseri umani? Donaci occhi per vedere e un cuore per sentire le
sofferenze di tante persone che ancora oggi sono inchiodate sulla croce dai nostri sistemi di vita e di
consumo”.
Leggendo
e lavorando su questo testo così pratico, ma profondo, mi sono reso conto
perché suor Eugenia stessa ha confessato che lo scopo di queste riflessioni e
quello di dimostrare cosa significa essere un samaritano oggi. Il punto d’arrivo
è anche il punto di partenza per eseguire una impresa così nobile, cioè ridare
la dignità a questi schiavi di oggi. Esso rimane la resurrezione del Cristo.
Dice la preghiera di conclusione del Via Crucis: “Al termine della tua Via Crucis ti preghiamo, Signore, affinché ci insegni a vegliare, insieme a
tua Madre e alle donne che ti hanno accompagnato sul Calvario, nell’attesa della tua resurrezione. Essa sia faro di speranza,
di gioia, di vita nuova, di fratellanza,
di accoglienza e di comunione tra i popoli, le religioni e le leggi”.Si!
È la resurrezione di Gesù che da senso al Venerdì Santo esistenziale che, tu e
io, insieme a questi fratelli e sorelle sofferenti silenziosi, viviamo
quotidianamente! Già essere coscienti di questo mi fa più riconoscente di
questo regalo che ho ricevuto personalmente in questo Venerdì Santo!
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