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 mercoledì 3 aprile 2019

MALTA

In cammino nella Quaresima affiancati da Sant’Agostino

di Fra Mario Attard


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Nella sua omelia, in occasione della Stazione Quaresimale nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino, il 5 marzo 2014, Papa Francesco disse così sulla Quaresima:[Nella Quaresima] siamo invitati a intraprendere un cammino nel quale, sfidando la routine, ci sforziamo di aprire gli occhi e le orecchie, ma soprattutto aprire il cuore, per andare oltre il nostro ‘orticello’. Ovviamente, il nostro ‘orticello’ ci dice di avere cura di noi stessi al punto di mettere il nostro io di fronte a tutto e tutti. Compreso, sfortunatamente, Gesù. Ma, se lo vogliamo veramente seguire, Gesù ci dice ben il contrario! Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salvera (Lc 9, 23-24). Perché, per Gesù, il vero amore è il fonte del pensare ed agire!”.

Come possiamo notare, l’invito di Gesù all’amore autentico implica un grosso paradosso: perdere la vita per guadagnarla! Per il cristianesimo è più viabile “perdere” la vita di questo mondo, che passa rapidamente, per non “perdere” la vita che rimane per sempre. La vita è un dono di Dio perché Lui stesso è il Dono e la Vita. Dunque, la vita come dono appartiene esclusivamente a Dio e mai all’uomo. La rilevanza della vita sta nel metterla al servizio degli altri, specialmente i più bisognosi. Quando la vita viene spesa per gli altri raggiunge il suo scopo principale, ossia essere data in dono e per dono. Allora, perdere la vita significa donarsi in offerta ai fratelli. E, così facendo, il donatore, la donatrice, la riceve in un modo straordinario perché sarà arricchito e arricchita da Dio! Chi ama tanto perché dona tutto, tutto sarà a lui e lei perdonato e perdonata! Questa è la logica finale del Λόγος (Logos), La Parola, Gesù Cristo!

Sant’Agostino, il grande vescovo d’Ippona, nel Sermone 313 ci insegna che la nostra vita ci sta quando rinneghiamo noi stessi e non Dio, quando ci impegniamo per la vita eterna, quando cediamo di fronte alla vita eterna per diventiamo eterni. Perché, e in verità, possiamo dare testimonianza della nostra fede in Dio solo quando rinneghiamo noi stessi. Consideriamo, dunque, che s’intenda per rinneghi se stesso (Mc 8, 34); fratelli diletti, grande è la ricompensa che ci è proposta. Che significa allora rinneghi se stesso? Rinnega te. Che significa “rinnega te”? Sei costretto a rinnegare Dio? rinnega te e non negare Dio. Non amare questa tua vita temporale e, al contrario, impegnati per la vita eterna; anzi, cedi di fronte alla vita eterna per diventare anche tu eterno: rinnega te stesso per confessare Dio; rinnega te, uomo, per diventare angelo, rinnega te, uomo mortale, perché, confessando Dio, possa meritare di vivere per l’eternità. Ecco, tu ami la vita temporale; non la vuoi rinnegare, ma vuoi negare Dio. Si allontana da te Dio che hai rinnegato, che non hai voluto confessare; ed avrai la vita temporale che ti sei rifiutato di rinnegare.

Stiamo a vedere fino a quando durerai in questa vita. Ecco il giorno di domani e dopo il domani un altro domani, e, dopo molti “domani”, viene la fine. Dove andrai? dove finirai? Non certo da Dio che hai negato. Misero infelice! e hai rinnegato Dio e hai perduto, voglia tu o non voglia, la vita temporale. Infatti, fratelli diletti, questa vita, vogliamo o non vogliamo, passa, fugge: rinneghiamo perciò noi stessi in questa vita temporale per meritare di vivere in eterno. Rinnega te, confessa Dio. Ami l’anima tua? Perdila. Ma tu mi dici: come perdo ciò che amo? È quanto fai in casa tua. Ti è caro il frumento e, intanto, spargi il frumento, che con tanta cura avevi riposto nel granaio, che con tanta fatica di mietitura e trebbiatura avevi mondato; ormai riposto, ormai mondato, giunto il tempo della semina, lo trai fuori, lo spargi, lo ricopri per nascondere ciò che spargi. Ecco, amando il frumento, spargi il frumento; amando la vita, spargi la vita; amando l’anima tua, la perdi; poiché, quando l’avrai perduta, per Dio, nel tempo presente, la ritroverai in seguito per la vita eterna. Perciò, amando la vita, spargi la vita (Sermo 313/D, 2).

Nel suo Trattato sul Vangelo di Giovanni (In Ioannis Evangelium tractatus), Agostino dice che servono Gesù Cristo coloro che non cercano i propri interessi, ma quelli di Gesù Cristo... Chi compie per Cristo non solamente opere di misericordia corporali, ma qualsiasi opera buona, egli è servo di Cristo, specie se giungerà fino a quella grande opera di carità che consiste nell’offrire la propria vita per i fratelli, che equivale a offrirla per Cristo (In Ioannis Evangelium Tractatus 51, 12). Grazie Gesù perché, tramite Sant’Agostino, mi hai fatto capire che se veramente voglio amarti devo perdere la mia vita per te. Aiutami ad ascoltare sempre la tua parola, in questa quaresima, come viene proclamata a me attraverso la Bibbia e spiegata da Sant’Agostino. Amen!


 


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