MALTA
Davanti ai volti sofferenti
di Fra Mario Attard
Sono
andato a visitarla nel reparto oncologico. Sono entrato nella sua camera.
Sempre, con molta gentilezza e rispetto. E sono andato, esattamente, nelle
prime ore della sera. E lì, in questa camera ormai famosa, perché è visitata da
parecchi visitatori, a quell’ora c’era soltanto lei e la sua mamma. Devo dire
che quel giorno era più silenziosa dal solito. Non so! Forse, perché era il
momento per la sua siesta. E chi, a Malta, quando ha la possibilità di fare una
dormitina dopo mezzogiorno, non la fa? Allora, sono entrato gentilmente.
Mentre, ovviamente, la mamma era seduta lì, sulla poltrona, a guardare la TV.
Accanto alla figlia sofferente, e assai vulnerabile, che stava riposando come
poteva sul lato sinistro del cuscino. Questa è una delle tante storie che ci
sono a Malta e ovunque. Sì! Dico ovunque, con certezza! Perché, e sfortunatamente,
dove la malattia colpisce – direi – quella maledetta malattia, fa il suo feroce
cammino e la sua esasperata espansione. Fanno bene i medici a cercare di
fermarla. Oso dire, a tutti i costi. Perché, e in tutta verità, c’è veramente
un costo alla vita? Ma quanto costa la vita umana?
No!
La vita non ha un costo! E Dio ci protegge. Ma ogni vita, volutamente vissuta,
porta con essa l’opportunità. Una opportunità di cercare il volto dell’altra
persona. A volte, di fronte a questa realtà assai difficile, basta uno sguardo,
un sorriso e la presa della mano. E lì, in questo atto, si dice tutto e tanto,
ma tanto di più! Allora, di fronte ai volti sofferenti occorre cercare la
faccia dell’altro. Proprio come dice benissimo il filosofo francese di origini
lituane e di formazione ebrea, Emmanuel Lévinas (1906-1995). Nel suo saggio,
intitolato Totalità e Infinito, Lévinas scrisse: “L’Altro uomo non mi è indifferente,
l’Altro uomo mi concerne, mi riguarda nei due sensi della parola ‘riguardare’.
In francese, si dice che ‘mi riguarda’ qualcosa di cui mi occupo, ma ‘regarder’
significa anche ‘guardare in faccia’ qualcosa, per prenderla in considerazione”.
Ma
“guardare in faccia” non è per Lévinas un atto passivo. No! Al contrario!
Quando si “guarda in faccia” uno deve sporcarsi le mani! Perché “il guardare in
faccia” ha sempre l’obbligo etico di aiutarsi. Dice Lévinas: “Nel semplice incontro di un uomo con l’Altro,
si gioca l’essenziale, l’assoluto: nella manifestazione, nell’‘epifania’ del
volto dell’Altro scopro che il mondo è mio nella misura in cui lo posso
condividere con l’Altro. E l’assoluto si gioca nella prossimità, alla portata
del mio sguardo, alla portata di un gesto di complicità o di aggressività, di
accoglienza o di rifiuto. Davanti alle facce sofferenti tu e io abbiamo la
responsabilità di esserli vicino. Papa Francesco non smette a sottolineare
proprio questo: essere fratelli e sorelle per gli altri! Che soffrono in
silenzio!”.
Nel
suo 48esimo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2015,
intitolato Non Piú Schiavi ma Fratelli, Papa Bergoglio scrisse: “Dobbiamo riconoscere che siamo di fronte a
un fenomeno mondiale che supera le
competenze di una sola comunità o nazione. Per sconfiggerlo, occorre una mobilitazione di dimensioni
comparabili a quelle del fenomeno stesso. Per questo motivo, lancio un
pressante appello a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, e a tutti
coloro che, da vicino o da lontano, anche ai più alti livelli delle
istituzioni, sono testimoni della piaga della schiavitù contemporanea, di non rendersi complici di questo male, di
non voltare lo sguardo di fronte alle
sofferenze dei loro fratelli e sorelle in umanità, privati della libertà e
della dignità, ma di avere il coraggio di toccare la carne sofferente di
Cristo, che si rende visibile attraverso i volti innumerevoli di coloro che Egli stesso chiama «questi
miei fratelli più piccoli” (Mt 25,40.45).
Nella
presenza, c’è la differenza! Davanti ai volti sofferenti rimani lì. In
silenzio! Stendi la tua mano della pace e farli capire che tu sei lì perché
loro sono importanti! Perché, e senza loro, il mondo non è piú lo stesso! Il
mondo e, soprattutto tu, ne hai veramente bisogno! Prima di tutto, sono i tuoi
fratelli e sorelle!
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