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 sabato 16 febbraio 2019

MALTA

Sant’Agostino e l’amicizia

di Fra Mario Attard


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Venerdì 1 febbraio, all’Istituto Agostiniano di Malta, il tema fondamentale della Lectio Augustini, dell’anno accademico 2018-2019, dal intitolato “Agostino e altri...”. Il professore agostiniano Salvino Caruana ci ha fatto scoprire l’attualissimo pensiero di sant’Agostino, vescovo di Ippona, padre della Chiesa Latina Occidentale, e dottore della Chiesa, sull’amicizia. È stato notato che spesse volte Agostino si trovò in conversazione con Dio! Ma sperimentò anche l’inciampo del linguaggio, il fatto che si sentiva una differenza abissale tra gli interlocutori, cioè, tra lui e Dio, i due componenti di questa amicizia. Il pericolo corso in questa situazione fu il fatto che era sempre Dio a porre i referenziali in questa amicizia. Ma Agostino seppe sempre coniugare questo linguaggio in questa amicizia tra l’uomo e Dio, con l’amore, ovvero la caritas. Chiunque è in grado di guardare all’universo concepito strutturalmente gerarchico e ordinato, non può che ammettere che tante volte noi scopriamo che stiamo di fatto amando tutto quello che è inferiore a Dio. Ed è proprio questa poi la ragione per la quale dobbiamo sanare il problema dell’amore del prossimo, cioè, trattandosi della giustizia e della pace.

Una volta che Dio è messo a capo, tutto quello che si troverà poi sottoposto servirà solamente perché ci si possa elevare verso di Lui. L’amore del prossimo o è indebolito o eliminato. Questa è, difatti, la novità introdotta da Agostino nel concetto dell’amore cristiano del prossimo. Perché debba io amare il mio prossimo? Il novanta per cento di noi sicuramente pensa che parecchi tra quelli che si contano tra il nostro prossimo, di fatto non meritano il nostro amore. In quanto, ad alcuni mancano delle ragioni umane per essere amati. Per Agostino, se noi li amiamo, è solo per il fatto che Dio stesso lo vuole, ed è perché Lui li ama. Se ami Dio devi per forza amare ciò che Lui ama. Il motivo agostiniano dell’amore di tutti in Dio è certamente una forma di amore più inclusivo. Infatti, esso è un amore completamente diverso dall’amicizia.

Parlando dell’onestà tra gli amici, Agostino estende il discorso fino all’ambito letterario, ossia: l’amicizia può recare conforto sia in caso di errori come di tristezza (Lettera 130,2,4, e, La Città di Dio 19,8). L’amicizia è capace di rinnovare tutte le cose (cat.rud. 12,17). Inoltre, l’amicizia è ben ancorata sulla verità, perciò è giusto parlare con gli altri con sincerità. In conseguenza, qualunque cosa che essa sia, secondo come uno la vede, se capita che incontrano qualche sbaglio nella mia scrittura, non debbano nascondermelo. Così, sono convinto che sarebbe il modo col quale l’amicizia si offende per le regole infrante delle buone relazioni tra le persone (cf Lettera 82,4,31).

Questo è il nocciolo, il messaggio di Agostino agli uomini d’oggi, a coloro che si sentono sinceramente senza parole davanti allo sfacelo di tutto.Ma sono pure coloro che desiderano e anelano per la giustizia e la pace nel mondo. I due termini, giustizia e pace, si trovano sempre accoppiati nell’insegnamento di Agostino. La pace non è possibile senza la giustizia. Pratichi la giustizia e avrai la pace: così, si abbracceranno la pace e la giustizia. Se non ami la giustizia non avrai neppure la pace, perché queste due virtù si abbracciano l’uno all’altra. In questo modo, chi ama la giustizia troverà pure la pace che abbraccia la giustizia. Stiamo trattando di due amici. Desideri la pace, ma non pratichi la giustizia. Difatti, non c’è nessuno che non desidera la pace. Ma non tutti praticano la giustizia.

Così, esordisce il grande Agostino:Quanto grande è questa virtù! (dell’amore e della carità). L’anima delle Scritture, il vigore delle profezie, la salvezza dei Sacramenti, la base della scienza, il frutto della fede, la ricchezza dei poveri, la vita dei morenti. Che cosa vi è di più magnanimo che morire per i cattivi? Che cosa vi è più benevole che amare i nemici? Essa sola non si lascia esaltare della felicità altrui, perché non è gelosa. Essa sola non si esalta per la sua prosperità, perché non si gonfia. Essa sola non sente il prurito della cattiva coscienza, perché non agisce male, in mezzo a trame insidiose, fra gli insulti è tranquilla; fra gli odi, benefica; placida nell’ira; innocente, in mezzo a trame insidiose, afflitta, per le cattiverie; respira nella verità. Che cosa è più forte della Carità, perché non ricambia le offese, ma cura le ingiurie? Cosa più fedele di essa, non alla vanità ma all’eternità? Essa tutto sopporta nella vita presente, perché tutto crede della vita futura, e sopporta tutto ciò che dobbiamo sopportare, perché spera tutto ciò che le è stato promesso senza mai soccombere. Cerca dunque di praticare la Carità, e pensando santamente di essa porta frutti di giustizia. E quello che con più eloquio, e che io non ho saputo, meglio esprimere, tu troverai nelle sue lodi, mostralo nella tua vita. Occorre che il discorso di un vecchio non solo sia grave, ma anche breve (Discorso 350, 2 – 3)”. È vero carissimo Sant’Agostino quello che hai detto! Che cos’è l’amicizia se non il veicolo privilegiato dove uno si pratica la carità?


 


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