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 giovedì 31 gennaio 2019

MALTA

Il valore dell’amicizia

di Fra Mario Attard


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Venerdì 18 gennaio, all’apertura del corso Lectio Augustini, intitolato “Agostino ed altri...”, all’Istituto Agostiniano di Malta, il prof. Agostiniano Salvino Caruana ha tracciato una sintesi del pensiero antico prima di Cristo, riguardo il tema dell’amicizia. Dopo aver risposto al quesito, se nella società odierna, centrata solamente sull’avere, fa ancora senso parlare dell’amicizia, Caruana ha risposto in modo negativo alla domanda, tracciando e illustrando quattro momenti della situazione odierna che descrive come una rivisita alla vicenda della Torre di Babele raccontata dal libro della Genesi (11,7). Caruana ha, poi, parlato sui due grossi mali d’oggi, cioè i fenomeni dell’incomunicabilità e della dispersione. Il clima pare dominato da tre altri fenomeni, cioè, dall’individualismo, dallo scientismo e dal socialismo marxista, anche se quest’ultimo sembra superato.

Viviamo in un clima di menefreghismo, del “faccio come mi pare”, del “che me ne importa?”. A livello di costume, è una società che promuove e, in tanti casi, legalizza l’aborto, l’eutanasia, la liberalizzazione delle droghe leggere, l’omosessualità e diversi tipi di unioni matrimoniali. Peccato che tanti cristiani si chiudano nel loro bunker, ignari e blindati da tutto quello che li circonda, un autentico carcere religioso mirato a portarli in una solitudine, se non addirittura, angoscia (Aa.Vv. Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo, Torino, 1971). Lo scientismo è una corrente di pensiero che pretende che la scienza sia l’unico valore che dà certezza e che risolva tutti i problemi umani.

La scienza diventa la parola magica alla quale l’uomo si riferisce per dare forza e credibilità indiscusse alle proprie idee, fondate sulla conoscenza della realtà, non sulla fede. Sì che la scienza ha il suo campo indiscusso e, così, debba essere giustamente, ma è solo quando la scienza invade il campo della religione di cui è competente il teologo; lo stesso vale, però, anche per il teologo nei confronti della scienza. Invadere il campo di competenza altrui è solo presunzione (E. Agazzi, Scienza e fede, Milano, 1983, p. 92-94). Quindi, in conclusione, lo scientismo è affermazione assoluta della scienza, ideologia che impedisce il dialogo sincero e aperto. Il grande santo, padre e dottore della Chiesa, Agostino d’Ippona (354-430), lo descrisse, nelle sue Confessioni, come il grande problema e un grande abisso.

Nel socialismo marxista, l’Assoluto è la società, l’umanità, la classe, alla quale va sacrificato tutto, perfino la persona. Marx ed Engels erano i sacerdoti di questo movimento ideologico, che sacrificarono sull’altare dell’economia (il solo valore assoluto ammesso), tutti gli altri attributi della società. Per loro, sembrava che all’inizio c’era solo la materia, l’economia, la produzione dei beni materiali, il motore della storia, le strutture. Secondo la loro ideologia, lo Stato era la macchina di governo, ma sempre, allo stesso tempo, organo di dominio della classe sfruttatrice, che verrà, poi, eliminata con l’avvento della dittatura del proletariato, quindi, comunismo vero e proprio. Di conseguenza, si possa affermare che per il movimento suscitato e sostenuto da loro, la persona non conta, non ha senso; conta solo la collettività.

Il fenomeno della dispersione, caratterizzato dall’incomunicabilità, diventa il solo grande male che travaglia la nostra società. Tutti sono d’accordo che viviamo in un mondo dissipato, disperso, consumato da un affanno, quello del possedere delle cose; cose che, poi, schiavizzano l’uomo fino a renderlo incapace di un rapporto libero con l’altro. L’uomo finisce tirato da tutte le parti, in balia di mari e venti provenienti da ogni parte. Malgrado quanto angosciante e squallido possa apparire lo scenario dentro il quale l’uomo si muove, allo stesso tempo non è poi tanto differente o distante da quello in cui visse Agostino. Anche Agostino, infine, riconobbe la necessità di ricostituire l’unità interiore, rifugiarsi nell’suo intimo del suo intimo (interior intimo meo); ripararsi, cioè riscoprire le esigenze della vita interiore dalla quale si era lasciato alienare. L’interiorità è la parte più intima della persona, l’altare sul quale l’uomo pronunzia l’IO, e decide, nella libertà interiore, il suo destino. Attraverso il metodo dell’interiorizzazione, cioè del ritorno della persona al centro di se stessa, Agostino, poi, apprese dalla lettura dei filosofi platonici e neoplatonici, ritrovò se stesso e, in profondità, ritrovò perfino Dio, fonte di comunione con gli altri.

L’interiorità, però, non è isolamento, chiusura agli altri, ma intenzionalità che significa tendere verso l’altro, apertura, dialogo, comunicazione, linguaggio. Per Agostino, con alle spalle una gioventù assai movimentata, sempre circondato da amici che con la sua forte indole capeggiava, la conobbe benissimo più tardi, la trasformò e la incarnarnò in una vita d’insieme tesa verso Dio. Un’amicizia fondata, però, sul vero, sul bello, sull’amore di Dio e dei fratelli, in una vita d’insieme in Dio. Basti dare un’occhiata ad alcuni capitoli della sua Regola che scrisse, molto probabilmente, per la comunità di monache della quale fu superiora la sua stessa sorella. Questa bellissima prolusione mi ha fatto riflettere sulle saggissime parole del santo vescovo d’Ippona sull’amicizia: “Non sempre chi è indulgente con noi è nostro amico, né colui che ci castiga nostro nemico. Meglio sono le ferite dell’amico, che non i fraudolenti baci del nemico. È meglio amare con severità che ingannare con dolcezza”.


 


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