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 venerdì 18 gennaio 2019

RIFLESSIONE

Amletico dubbio: “Essere o non essere”

di Redazione


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“Essere o non essere”. Tali lapidarie parole, amletico dubbio esistenziale antico quanto il mondo, rimandano ad un altro insoluto quesito che tormenta dalla notte dei tempi: appurato che noi abbiamo coscienza della nostra esistenza, cos'è avvenuto in precedenza (se davvero esiste un 'prima') o cos'è intrinsecamente caratteristico dell'essere rispetto al non essere? Ricorrendo a filosofiche speculazioni di arcaica memoria ellenistica, 'caos' sussisteva e precedeva 'cosmos' vale a dire che ad un indefinito archetipo primigenio faceva seguito un progressivo ordine subentrante (cosmos): nella 'Genesi' si afferma che il Verbo, entità che fornisce voce e vita al tutto (ponendolo in sequenza logica e fornendo un senso alle cose inespresse) era presso Dio ed il verbo (verbum latino) era Dio. Ciò detto, se B deriva da A, anche A ha valore ontologico pari a B, vale a dire che è altresì entità (sebbene non quantificabile) e di pari dignità rispetto a B. Tale deduzione pone dunque l'entità primigenia (non commensurabile né visibile come detto prima) vera ed oggettiva, sebbene non identificabile. Tornando ai nostri giorni, le domande 'perché esisto e da dove vengo' assumono vieppiù i connotati di teorie fisiche, formule matematiche, equazioni che cercano di fornire una risposta scientifica su cosa sia l'Universo, da dove si presume abbia avuto origine e quale sia stata la sua evoluzione, che nel tempo ha fornito i presupposti alla nostra formazione ed esistenza.

Eccoci dunque al 'Big Bang', che a voler riflettere è strenuamente simile (concettualmente) al momento in cui si passa dal caos inespresso a un'entità quantificabile, che subisce diverse trasformazioni nel suo lento divenire (come lava incandescente che via via si raffredda per assume poi il suo aspetto definitivo), benché (da un punto di vista entropico) il processo non si arresta e continua inesorabilmente in un arco temporale di miliardi di anni a seguire. Vien qui adesso la necessità di fornire una similitudine atta a spiegare: immaginiamo di essere sulle rive di un grande lago del quale non riusciamo a scorgere le rive opposte ed i confini; questo lago è calmo e, senza un'apparente necessità, gettiamo un sasso in acqua: il sasso penetrerà la superfice dell'acqua, trascinandone una parte in profondità e, di rimando, un'altra quantità d'acqua si eleverà dalla superfice (come goccia inversa) e ricadrà poco dopo.

Se associamo quest'immagine (riportandola su scala macroscopica) al Big Bang, ci renderemo conto che una certa entità subisce una modifica del suo stato di quiescenza proprio in virtù del suo perenne stato inflattivo, del suo illimitato divenire: il 'nulla' infinito si incrementa incessantemente ed a un determinato momento viene, (in una porzione qualsiasi), a modificarsi e ad assumere forza che ne altera lo stato quo ante; al non essere (pura energia che si accresce infinitamente senza limiti di tempo proprio a causa della sua vastità), vien quindi a succedere un processo che è in grado di modificarne lo stato, proiettandolo oltre e sottraendo una certa quantità di energia. La superfice di separazione aria-acqua potrebbe essere paragonata a quella che separa il non essere dall'essere, il nulla dal tutto, dove il primo, (essendo per definizione infinito) subisce un'inflazione continua nell'illimitato scorrere del tempo, mentre il secondo viene ad essere creato dall'enorme energia liberata in quell'istante in un punto, processo che, date le proporzioni, si protrae per miliardi di anni e nel quale l'energia diventa materia: l'antimateria (dal lato del non-essere) invece rimbalzerebbe (come la goccia descritta in precedenza) consentendo alla materia (dal lato opposto) di evolvere e modificarsi, in ossequio al processo entropico.

La dinamica descritta potrebbe verificarsi in un qualsiasi punto dello sconfinato 'pre-esistente' o energia pura ed illimitata, fornendo forse una spiegazione all'attuale teoria del 'Multiverso'. In base alla famosa equazione E=m•c2, l'energia pura è dovuta alla perdita della massa moltiplicata il quadrato della velocità della luce, ma è anche vero che la massa agisce curvando l'energia su se stessa, fornendo i presupposti per lo spazio-tempo (m=E/c2) ed in cui viene a materializzarsi quel che prima era solo pura energia. Del resto, tutte le culture primigenie ed anche la nostra, sin dai racconti tramandati oralmente dagli aborigeni (oltre che dagli scritti più antichi), forniscono una versione quasi simile atta a spiegare l'origine delle cose, unitamente all'intervento di un creatore unico (religioni monoteiste), mentre altre religioni attribuiscono a più Dei il compito della creazione, sino a citare anche culture animiste che immaginano un'energia creativa che, frammentatasi in ogni cosa, circonda e pervade il tutto, noi compresi. Il quadro d'insieme è sempre lo stesso e rimanda sempre alla stessa domanda: chi siamo e da dove veniamo e soprattutto perché esistiamo, per volere di chi e quale ne è la sottintesa necessità? Arrivati a tal punto del discorso, mi preme prendere in considerazione solo quello che di inconfutabile si evince e cioè: noi esistiamo ed esiste anche un universo in perenne evoluzione, di cui facciamo parte e che induce anche noi ad una continua trasformazione (basta ricordare Darwin): noi non eravamo, ma un giorno siamo stati, in grado quindi di confrontarci con le cose esistenti, osservarle ed acquisire coscienza di noi stessi e della nostra singolarità.

Questo processo, come tutte le cose, ha un limite temporale ed un giorno abbandoneremo inesorabilmente la nostra fisicità (ci troviamo infatti nel versante dello spazio-tempo!), unitamente alla capacità di comprendere e relazionarci con l'ambiente che ci circonda. A questo punto sorge però un'altra domanda: se è indubbio che ritorneremo allo stato primigenio del non-essere (Stephen Hawking ha descritto magistralmente la dissoluzione dell'esistente spazio-tempo in un arco di tempo lunghissimo) nessuno può in fondo affermare che tale processo non abbia più a ripersi: chi può teorizzare, con assoluta certezza, che esso si è verificato una volta e non si ripeterà mai più? Di sicuro sappiamo che almeno una volta esso si è verificato e, non volendo porre limiti all'infinito che ci circonda, probabilmente trascorrerà un determinato periodo di tempo affinché il processo si ripresenti con modalità simili, se è vero anche che nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Egoisticamente sono indotto a sperar bene, soprattutto per noi, figli delle stelle...e dell'immensità.

Giovanni da Messina


 


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