RIFLESSIONE
Amletico dubbio: “Essere o non essere”
di Redazione
“Essere o non essere”. Tali
lapidarie parole, amletico dubbio esistenziale antico quanto il mondo,
rimandano ad un altro insoluto quesito che tormenta dalla notte dei tempi:
appurato che noi abbiamo coscienza della nostra esistenza, cos'è avvenuto in
precedenza (se davvero esiste un 'prima') o cos'è intrinsecamente
caratteristico dell'essere rispetto al non essere? Ricorrendo a filosofiche
speculazioni di arcaica memoria ellenistica, 'caos' sussisteva e
precedeva 'cosmos' vale a dire che ad un indefinito archetipo
primigenio faceva seguito un progressivo ordine subentrante (cosmos): nella
'Genesi' si afferma che il Verbo, entità che fornisce voce e vita al
tutto (ponendolo in sequenza logica e fornendo un senso alle cose inespresse)
era presso Dio ed il verbo (verbum latino) era Dio. Ciò detto, se B deriva da
A, anche A ha valore ontologico pari a B, vale a dire che è altresì entità
(sebbene non quantificabile) e di pari dignità rispetto a B. Tale deduzione
pone dunque l'entità primigenia (non commensurabile né visibile come detto
prima) vera ed oggettiva, sebbene non identificabile. Tornando ai nostri
giorni, le domande 'perché esisto e da dove vengo' assumono vieppiù i
connotati di teorie fisiche, formule matematiche, equazioni che cercano di
fornire una risposta scientifica su cosa sia l'Universo, da dove si presume
abbia avuto origine e quale sia stata la sua evoluzione, che nel tempo ha
fornito i presupposti alla nostra formazione ed esistenza.
Eccoci dunque al
'Big Bang', che a voler riflettere è strenuamente simile
(concettualmente) al momento in cui si passa dal caos inespresso a un'entità
quantificabile, che subisce diverse trasformazioni nel suo lento divenire (come
lava incandescente che via via si raffredda per assume poi il suo aspetto
definitivo), benché (da un punto di vista entropico) il processo non si arresta
e continua inesorabilmente in un arco temporale di miliardi di anni a seguire.
Vien qui adesso la necessità di fornire una similitudine atta a spiegare:
immaginiamo di essere sulle rive di un grande lago del quale non riusciamo a
scorgere le rive opposte ed i confini; questo lago è calmo e, senza
un'apparente necessità, gettiamo un sasso in acqua: il sasso penetrerà la
superfice dell'acqua, trascinandone una parte in profondità e, di rimando,
un'altra quantità d'acqua si eleverà dalla superfice (come goccia inversa) e
ricadrà poco dopo.
Se associamo
quest'immagine (riportandola su scala macroscopica) al Big Bang, ci renderemo
conto che una certa entità subisce una modifica del suo stato di quiescenza
proprio in virtù del suo perenne stato inflattivo, del suo illimitato divenire:
il 'nulla' infinito si incrementa incessantemente ed a un determinato
momento viene, (in una porzione qualsiasi), a modificarsi e ad assumere forza
che ne altera lo stato quo ante; al non essere (pura energia che si accresce
infinitamente senza limiti di tempo proprio a causa della sua vastità), vien
quindi a succedere un processo che è in grado di modificarne lo stato,
proiettandolo oltre e sottraendo una certa quantità di energia. La superfice di
separazione aria-acqua potrebbe essere paragonata a quella che separa il non
essere dall'essere, il nulla dal tutto, dove il primo, (essendo per definizione
infinito) subisce un'inflazione continua nell'illimitato scorrere del tempo,
mentre il secondo viene ad essere creato dall'enorme energia liberata in
quell'istante in un punto, processo che, date le proporzioni, si protrae per
miliardi di anni e nel quale l'energia diventa materia: l'antimateria (dal lato
del non-essere) invece rimbalzerebbe (come la goccia descritta in precedenza)
consentendo alla materia (dal lato opposto) di evolvere e modificarsi, in
ossequio al processo entropico.
La dinamica descritta
potrebbe verificarsi in un qualsiasi punto dello sconfinato
'pre-esistente' o energia pura ed illimitata, fornendo forse una
spiegazione all'attuale teoria del 'Multiverso'. In base alla famosa
equazione E=m•c2, l'energia pura è dovuta alla perdita della massa moltiplicata
il quadrato della velocità della luce, ma è anche vero che la massa agisce
curvando l'energia su se stessa, fornendo i presupposti per lo spazio-tempo
(m=E/c2) ed in cui viene a materializzarsi quel che prima era solo pura
energia. Del resto, tutte le culture primigenie ed anche la nostra, sin dai
racconti tramandati oralmente dagli aborigeni (oltre che dagli scritti più
antichi), forniscono una versione quasi simile atta a spiegare l'origine delle
cose, unitamente all'intervento di un creatore unico (religioni monoteiste),
mentre altre religioni attribuiscono a più Dei il compito della creazione, sino
a citare anche culture animiste che immaginano un'energia creativa che,
frammentatasi in ogni cosa, circonda e pervade il tutto, noi compresi. Il
quadro d'insieme è sempre lo stesso e rimanda sempre alla stessa domanda: chi
siamo e da dove veniamo e soprattutto perché esistiamo, per volere di chi e
quale ne è la sottintesa necessità? Arrivati a tal punto del discorso, mi preme
prendere in considerazione solo quello che di inconfutabile si evince e cioè:
noi esistiamo ed esiste anche un universo in perenne evoluzione, di cui
facciamo parte e che induce anche noi ad una continua trasformazione (basta
ricordare Darwin): noi non eravamo, ma un giorno siamo stati, in grado quindi
di confrontarci con le cose esistenti, osservarle ed acquisire coscienza di noi
stessi e della nostra singolarità.
Questo processo, come
tutte le cose, ha un limite temporale ed un giorno abbandoneremo
inesorabilmente la nostra fisicità (ci troviamo infatti nel versante dello
spazio-tempo!), unitamente alla capacità di comprendere e relazionarci con
l'ambiente che ci circonda. A questo punto sorge però un'altra domanda: se è
indubbio che ritorneremo allo stato primigenio del non-essere (Stephen Hawking
ha descritto magistralmente la dissoluzione dell'esistente spazio-tempo in un
arco di tempo lunghissimo) nessuno può in fondo affermare che tale processo non
abbia più a ripersi: chi può teorizzare, con assoluta certezza, che esso si è
verificato una volta e non si ripeterà mai più? Di sicuro sappiamo che almeno
una volta esso si è verificato e, non volendo porre limiti all'infinito che ci
circonda, probabilmente trascorrerà un determinato periodo di tempo affinché il
processo si ripresenti con modalità simili, se è vero anche che nulla si crea e
nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Egoisticamente sono indotto a sperar
bene, soprattutto per noi, figli delle stelle...e dell'immensità.
Giovanni da Messina
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