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 venerdì 18 gennaio 2019

STORIA

I siciliani fuori dal Governo e dagli organismi direttivi del fascismo

di Giuseppe Pracanica


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Il divorzio tra classe politica siciliana e governo fascista era andato maturando negli anni Venti e già da allora incominciarono ad allentarsi i legami tra la Sicilia e la madrepatria. Infatti dopo l'uscita dal Governo di Giovanni di Cesare, di Gabriello Carnazza, di Antonio di Giorgio e di Pietro di Scalea, e la rottura di Mussolini con Giovanni Gentile, tra il 1924 ed il 1926, divenne regola inviolabile, per lo stesso Mussolini, che nessun ministro dovesse provenire più dalla classe politica dell'Isola. La nomina del palermitano Guido Jung, nel 1932, deve essere interpretata esclusivamente come una scelta puramente legata alla persona; si trattava, infatti, di un insigne studioso assegnato ad un dicastero tecnico, le Finanze, dicastero che occuperà anche undici anni dopo nel l° governo Badoglio. E dire che, prima dell'avvento del fascismo, la Sicilia aveva dato ben tre primi ministri all'Italia: Crispi, Di Rudinì e Orlando! Indubbiamente la mancanza di diretti e stretti contatti a livello decisionale comportò un allentamento dei vincoli; consentì, inoltre, anche l'espandersi di forze e di stimoli centrifughi e fu uno degli elementi che contribuì alla disaffezione dei siciliani verso la madrepatria.

Anche i segretari federali, rappresentanti provinciali del partito fascista, non venivano più scelti a livello locale, ma inviati dal continente; addirittura nel 1941 tutti e nove i segretari federali dell'Isola avevano tale provenienza. Nemmeno tra i consiglieri nazionali c'era molto posto per i siciliani: erano solo 18 su 663, nel 1943. Non furono lasciati tranquilli neppure i dipendenti pubblici siciliani, dai consiglieri di Corte d'Appello ai più modesti funzionari, specie in un momento in cui si tentava di ricompattare le famiglie per meglio affrontare le evidenti avversità dei tempi. Anche il padre di chi scrive rimase vittima di tale odiosa disposizione che lo portò ad errare, assieme alla famiglia, per l'Italia centro-settentrionale per quasi due anni1. Era stato il telegramma-circolare n. 59243 del 5 maggio 1941 ad ordinare a tutti i ministeri che 'dagli uffici della Sicilia debbono essere entro breve termine allontanati tutti i funzionari nativi dell'Isola. Ciò nell'interesse del servizio e degli stessi funzionari. Provvedere in conformità assicurando. Mussolini'. Poiché non sempre la disposizione veniva attuata con sollecitudine, la Presidenza del Consiglio provvedeva ad inviare continui inviti e solleciti. Inoltre la situazione veniva ulteriormente aggravata dal comportamento.


 


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