LETTERA APERTA
Conferenza Episcopale Italiana: Natale sarà vero solo nell’Accoglienza. “Dopo il decreto sicurezza a rischio la pietà, ma più chiaro cosa Dio ci chiede!”
di Redazione
Carissimi
fratelli e sorelle, uomini e donne di buona volontà, la luce del Natale,
apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, ci invita a far eco al Magistero
di Papa Francesco che, insistentemente, chiede, in nome del Vangelo, di accogliere,
proteggere, integrare quanti bussano alle nostre porte. E, in verità, il quotidiano
“lavorio della carità” della Chiesa cattolica in Italia e in Sicilia è rivolto
da sempre verso tutti i poveri. Soprattutto i poveri “italiani” che – a causa
della crisi economica – sono sempre più numerosi. L’amore per i poveri è una
via obbligata per la testimonianza cristiana: per tutti e, dunque, anche per i
nuovi poveri che giungono, migrando, sulle nostre coste siciliane. Natale sarà
vero solo nell’accoglienza. Il patto globale sulle migrazioni approvato a Marrakech
è, oggi, un quadro di riferimento per la comunità internazionale, perché la
migrazione sia sicura, ordinata e regolare, come auspica Papa Francesco perché
si “possa operare con responsabilità, solidarietà e compassione nei confronti
di chi, per motivi diversi, ha lasciato il proprio Paese”.
1.
A Natale, il cuore si riempie di commozione per il farsi piccolo di Dio, per la
sua condivisione “dall’interno” della nostra condizione umana (cf. Eb 2,14),
che diventa un messaggio universale comprensibile da tutti gli uomini: tutti
amati dal Signore (cf. Lc 2,14), tutti capaci di comprendere che la verità
della nostra esistenza ci viene consegnata nel rapporto con l’altro. Contrasta
con questa verità semplice ed essenziale – in cui si incontrano la rivelazione
di Dio e i sentimenti più autentici degli uomini –, il recente “decreto
sicurezza” del governo italiano, che contiene norme gravemente restrittive dei diritti
dei migranti. Per paradosso, mentre si celebrano i settanta anni della
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, questo decreto mette in grave
insicurezza, sulla strada, tanti figli di Dio, nostri fratelli per la fede
cristiana, a iniziare dai più deboli, dalle donne e dai bambini, senza alcuna
pietà. Il cuore si stringe e geme, ma anche la mente non capisce: un animale in
questo momento arriva a valere di più, in protezione, di un fratello nel quale
il credente sa che c’è la visita stessa di Dio! E problemi complessi vengono semplificati,
creando contrapposizioni e climi emotivi che non costruiscono coesione e
impediscono quella ragionevolezza che fa capire come sia impossibile fermare le
migrazioni, ma anche come sia possibile e intelligente l’integrazione, perfino
per l’economia e per il futuro del Paese.
2.
E però nel racconto di Natale, mentre i potenti decretano “censimenti”, Dio
offre se stesso per riaprirci le vie che ci fanno umani ricordandoci la comune
appartenenza in Lui (Gv 1,12-13)! Un racconto che è diventato presepe,
attualizzazione della natività collocata nei nostri paesaggi e costumi, con
pastori laboriosi e stupiti comunque dalla stella che annuncia il Salvatore,
spesso presepi “viventi”. Quest’anno, il presepe viene costruito, sulle vie
contorte della storia odierna, con una concretezza che all’inizio ci sconvolge
e poi ci chiede accoglienza, ricordandoci che questo ci sintonizza con la
volontà di Dio. L’accoglienza dei poveri, delle persone sole e dei migranti
sarà il nostro presepe vivente 2018! Sarà un atto di fede in Dio e un presepe
di carità. Sarà la speranza che il mondo può vincere paure e rancori. Facciamo
appello alle famiglie e alle parrocchie, perché, raccordandosi con la Caritas e
l’Ufficio Migrantes, si attivino percorsi di accoglienza generosi e intelligenti.
Chiediamo ai presbiteri di illuminare la coscienza dei fedeli sull’integrità
della vita cristiana, che si perde se al rito non segue la vita e se ci si
conforma alla mentalità di questo mondo e si cade nei lacci del diavolo “divisore
e menzognero”, il quale odia la bellezza del cuore che ama. Come ascolteremo
nella veglia della notte, nell’Incarnazione del Verbo di Dio “è apparsa la grazia di Dio, che porta
salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri
mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa
della beata speranza e della
manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo
(Tt 2,11-13)”.
3.
Il nostro invito si allarga a tutti gli uomini di buona volontà, agli uomini di
cultura – perché, come i Magi sappiano aiutare a riconoscere dove sta la vera
grandezza dell’uomo –, alle nostre città, perché, come auspicava Giorgio La
Pira, scelgano la pace e l’accoglienza, facendo ripartire dal basso la storia
nel suo flusso profondo che è la bellezza della convivialità delle differenze.
Insieme usciamo dai problemi, e questa sarà la vera politica, come amavano dire
i ragazzi di Don Milani, che portavano scritto nel cuore “I care”. Confidiamo
molto nei giovani, nella loro generosità e nel loro coraggio! Facciamo appello
anche ai parlamentari e al governo, perché si facciano verifiche serie e si
abbia l’umiltà di ascoltare la voce di chi condivide le sorti dei più poveri.
Non dimentichiamo, piuttosto, che i problemi più urgenti da affrontare sono un
sano sviluppo economico che rigeneri lavoro e un forte contrasto alla mentalità
e criminalità mafiosa e alla corruzione. Ritroviamoci più decisi in questa
lotta di civiltà e di futuro per i nostri i giovani. Contro i forti prepotenti
ci sia un forte e corale impegno! E con i deboli, invece, ci sia la capacità di
chinarsi per diventare insieme “popolo
appartenente a Dio, zelante nel bene
(Cf. Tt 2,14)”. Maria, venerata come Odigitria nella nostra terra di Sicilia,
ci aiuti a non smarrire il cammino e, insieme a tutte le nostre mamme, apra i
cuori di tutti a sentimenti di umanità intelligente e fraternità concreta e
tenace.
I Vescovi di Sicilia
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