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 sabato 10 novembre 2018

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Emergenza Territoriale (118): Lettera Aperta al presidente della Regione Nello Musumeci e all’assessore Razza

di Redazione


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La Giunta Regionale della Sicilia, con provvedimento n. 23 – 24889 del 22 giugno 1998, deliberava il numero di ambulanze di soccorso avanzato per ogni singola azienda sanitaria locale sulla base di indicatori quali il numero di abitanti e territorio di competenza. Alcuni correttivi quali: tempi di percorrenza, orografia del territorio, vie di comunicazione, flussi turistici, distribuzione dei presidi ospedalieri con DEA o Pronto soccorso venivano utilizzati per situazioni contingenti. La definizione del fabbisogno di ambulanze medicalizzate utilizzava il criterio basato sulla attribuzione di una ambulanza avanzata ogni 60.000 abitanti e, comunque, per la copertura di un territorio non superiore a 350 Kmq. Gli obiettivi che il Servizio di Emergenza territoriale 118, in questo ventennio di attività, si è preposto sono stati essenzialmente rappresentati dai seguenti punti:

- sostenere il processo di miglioramento in corso coinvolgendo anche i professionisti

- ridurre efficacemente il livello di rischio, soprattutto nelle organizzazioni maggiormente esposte

- aumentare il numero degli standard in uso, ponendo l’attenzione su alcune procedure ad alto rischio e sull’area Pronto Soccorso.

Pertanto, nell’ambito della Medicina del Territorio, vista la progressiva riduzione che si sta attuando nell’ottica dei tagli della spesa sanitaria, a discapito delle Strutture ospedaliere. Il sistema di trasporto dei pazienti, sia all’interno delle strutture ospedaliere che in maggior misura in ambito extraospedaliero, rappresenta un elemento di fondamentale importanza nel processo assistenziale, in ragione della tempestività degli interventi e dell’effettuazione in sicurezza degli stessi, soprattutto nelle aree che sono rimaste sprovviste di reparti di fondamentale importanza per la salute del cittadino. Facciamo, rapidamente, il punto della situazione, cioè che ricaduta hanno avuto i tagli finora attuati lasciando in vita solo le strutture “virtuose”.

A Messina nell’ultimo ventennio, sono già stati chiusi: lo storico Plesso ospedaliero “Regina Margherita”, e in via di chiusura è l’altrettanto storico “Cutroni Zodda” di Barcellona P.G., che lentamente è stato privato di reparti cruciali, l’Ospedale di Lipari è stato privato di reparti basilari quali l’ortopedia, la cardiologia, di punto nascita, per cui a fronte di un ipotetico taglio dei costi, essendo l’unica possibilità di centralizzare un paziente, anche la frattura deve essere trasportata con mezzo su ala (elicottero 118: costo $ 124 al minuto) non essendovi servizi di trasferimento secondario attualmente messi in atto, spesso per problemi logistici di mancata convenzione con gli aliscafi e/o le navi di linea e non essendo attivo alcun servizio alternativo.

I reparti di Emodinamica sono presenti spesso a centinaia di chilometri nel contesto di una provincia e, così, anche quelli di endoscopia di urgenza o chirurgia vascolare (attivi di notte solo a Messina a fronte di una provincia estesa ed olograficamente complessa) traducendo un’emorragia digestiva da San Fratello, da Sant’Agata di Militello, da Raccuja, da Santa Domenica Vittoria, deve dirigersi al Policlinico di Messina o all’Ospedale Papardo. In atto il Servizio 118 appare cruciale nella Collaborazione con le Aziende Ospedaliere per la gestione diretta del Trasporto Secondario di Pazienti Critici. Pertanto, solo una corretta conoscenza e un’attenta valutazione dei fattori di rischio ci permette di comprendere la ricaduta di tale provvedimento. Facciamo un esempio, ha tagliato i reparti “non virtuosi” a Lipari: punto nascita, ortopedia cardiologia senza che si prevedesse un circuito di trasferimento del paziente critico, ma quello che appare assurdo anche del codice verde ortopedico, quindi come si è prevista la centralizzazione di questi pazienti? Non ne troviamo traccia negli studi di settore, pertanto, la CO 118 di Messina non può certo organizzare il trasporto con sistemi alternativi, mancando servizi come idroambulanza o servizi di convenzione con le compagnie di navigazione soprattutto per le isole minori o più di un’equipe di medici e infermieri reperibili in ospedale che provvedano al trasferimento secondario, quindi, è costretta a centralizzare il paziente con l’elicottero. Il 60% dei voli secondari viene assorbito, pertanto, dall’Ospedale di Lipari, quindi, quanto costa questo virtuosismo all’erario pubblico? 182 Euro al Minuto!!!!!!!!!! Moltiplicato per….????

Il trasporto secondario è un evento frequente che coinvolge la rete Ospedaliera e può rappresentare per il paziente un periodo di potenziale instabilità clinica in grado di aumentarne la morbilità. L’obiettivo fondamentale del trasporto di un paziente critico, consiste nel mantenere un livello qualitativo di assistenza pari a quello delle strutture di ricovero. Per raggiungere tale obiettivo è fondamentale definire, organizzare e standardizzare tale attività raggiungendo comportamenti omogenei, modulabili secondo il livello di necessità con le competenze appropriate. Riuscire a raggiungere obiettivi qualitativamente elevati in contesti clinici complessi, significa dare risalto all’eccellenza sanitaria regionale. Le sempre più pressanti richieste da parte delle aziende sanitarie e la linea di indirizzo, indicata nelle Linee Guida per la revisione dei sistemi di Emergenza – Urgenza Sanitaria Regionali, relativa alla gestione dei trasporti secondari da parte del Dipartimento Emergenza Territoriale 118 evidenzia la necessità di accelerare la centralizzazione di questa funzione.

Non ultimo, già è stato sancito e previsto un drastico taglio nel bacino di Messina, ben 13 sulle 27 ambulanze medicalizzate (MSA) della rete di Emergenza Territoriale, che ha fortemente penalizzato la nostra Provincia soltanto tra tutte quelle della Sicilia, voluta fortemente dal precedente assessore alla Sanità Guicciardi in base allo studio dell’AGENAS, con pubblicazione nel Suppl. ord. alla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana (p. I) n. 15 del 14-4-2017 (n.13), dove è prevista la chiusura della maggior parte dei Punti di Emergenza Territoriale, dislocati in zone cruciali del suo Territorio.Traducendo in termini pratici, soltanto a Messina che assorbe circa 1/3 delle chiamate complessive della Provincia non ci saranno più medici sulle ambulanze Papardo, Piemonte, Policlinico, Mandalari/Giostra, dunque a fronte di 5 ambulanze medicalizzate rimarrà solamente 1 medico. Così, pure Milazzo, Barcellona P.G., Taormina. Ammesso pure che si preveda l’infermiere a bordo, attualmente nessuno di loro è stato abilitato alla somministrazione di farmaci in urgenza. Secondo la normativa in vigore in Italia il medico è l’unico professionista sanitario che può prescrivere una terapia farmacologica dopo aver fatto una diagnosi medica. Nel gennaio del 2016, il Consiglio dei ministri ha approvato, in via definitiva, il decreto legislativo di recepimento della direttiva 2013/55/UE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali.

Il decreto introduce, in linea con la direttiva UE, alcune importanti novità come la definizione delle competenze per gli infermieri. Ma non ci risulta che tale percorso formativo sia ancora stato avviato. A tutt’oggi, shock anafilattici, edemi polmonari acuti, patologie complesse che solo con una buona valutazione diagnostica e una pronta strategia terapeutica possono salvare saranno abbandonati alla buona sorte e a una tempra fisica del paziente che gli permetterà di arrivare all’ospedale più vicino anche se non il più adeguato.Tanto la Regione risparmia sugli ospedali, ma paga molto di più in termini di trasporto con elisoccorso tramite il Sistema di Emergenza 118, quindi taglia servizio di assistenza al cittadino e graviamo sugli ospedali e nei casi in cui si determineranno sequele invalidanti nei pazienti che accedono senza un sistema protetto ai reparti critici o ai centri HUB delle reti tempo-dipendenti (Trauma, Stroke, Stemi/NSTE) pagherà l’invalidità civile i costi sociali, come se li pagasse un’altra nazione e non sempre l’Italia. Qualsiasi buon capo famiglia gestirebbe il flusso di denaro pubblico valutando costo/beneficio nella sua globalità, mentre in atto abbiamo cassetti chiusi che conteggiano ognuno il suo pezzetto e gridando EUREKA, ho trovato la ricetta magica del risparmio assoluto del mio cassetto, tanto le spese le getto nel cassetto X che dovrà trovare il suo sistema di risparmio facendo ricadere le spese sul cassetto Y e, infine, tutte ricadranno sulle famiglie già oberate di tasse, con un progressivo ed inesorabile smantellamento dello stato sociale, sanità pensioni, assistenza ai disabili, assistenza alle famiglie bisognose in termini di servizi, condannando peraltro pazienti che una diagnosi precoce avrebbe salvato da sequele non emendabili, a una vita che nessuno di noi sceglierebbe.

Infine, voglio chiedere al presidente della Regione, Nello Musumeci, e all’assessore Razza: dove collocherete i 65 medici territoriali esodati, di cui ancora non ho sentito parlare nessuno di voi? Il Servizio di Emergenza territoriale 118 ha subito nel corso degli ultimi anni profonde innovazioni. Sebbene sia considerata da molti una subspecialità, oggi possiamo al contrario affermare che ci troviamo di fronte a una disciplina con propria identità e unicità di professionisti dedicati a questo settore che, peraltro, hanno a proprio attivo, come documentabile dai curricula, che essendo convenzionati nessuno chiede, una formazione che ha seguito percorsi specifici, oltre alle specializzazioni, dottorati da ciascuno di essi conseguiti antecedentemente, training e retraining certificati o abilitanti all’esercizio di questa disciplina. Gradiremmo che quest’attuale governance ci dica come ha previsto di utilizzare gli esodati di tale servizio o se dirà che non servono più.

Giovanna Lucifora


 


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