Un
majlis (consiglio) tradizionale che costituisce il fulcro della Mostra
itinerante interculturale The Majlis-Cultures in Dialogue (Le culture Majlis in
Dialogo), ha recentemente ospitato una riunione di dialogo interconfessionale a
Malta. La sessione di Consultazione Interconfessionale, l’United in Dialogue
(Uniti in Dialogo), che rappresenta 12 gruppi religiosi, si è tenuta presso il
Palazzo della presidente di La Valletta. Nell’apertura della riunione, il presidente
della Repubblica Maltese, Marie-Louise Colerio Preca, ha detto che l’incontro
interreligioso – tenuto come sessione di consultazione per la dichiarazione di
armonia interconfessionale di Malta da firmare nel febbraio 2019 – ha fornito l’opportunità
per diverse fedi di fare una dichiarazione, precisamente dal cuore del
Mediterraneo, che tutte le religioni sono radicate nel rispetto, nella pace e
nell’amore.
L’imam
della Moschea di Paola ha detto che le più grandi sfide che il dialogo
interconfessionale e l’amicizia interreligiosa devono affrontare, sono
originate da idee sbagliate sull’Islam, come pure tra i musulmani stessi. L’imam
ha detto che la responsabilità dei capi dei gruppi di fede è quella di spiegare
le realtà e gli insegnamenti veri delle loro rispettive religioni. Il nunzio
apostolico a Malta e in Libia, che è il membro più anziano della Chiesa
cattolica presente all’incontro, ha osservato che si è impegnato a sviluppare
ottimi contatti con la comunità islamica nel tentativo di trovare un terreno
comune e di migliorare di più la comprensione. Il nunzio ha sottolineato il
fatto che i discorsi secolari non devono ostacolare la nostra capacità di
discutere le idee religiose in modo rispettoso. Il rappresentante del Consiglio
dei musulmani di Malta ha affermato che spetta ai capi religiosi creare un
esempio di unità per i giovani ed educarli a condividere gli stessi spazi,
mentre il rappresentante Ahmadiyya ha esortato le religioni a unirsi, perché l’unità
è forza.
La
mostra è solo l’inizio di un progetto molto più grande per collegare le
persone, le credenze e le culture, creando opportunità per dialoghi rispettosi,
ma incisivi che si svolgono in futuro. Dopo la sua chiusura a La Valletta, la mostra
si sposterà in altre città europee, tra cui la sede UNESCO a Parigi, in un tour
che continuerà negli Stati Uniti fino al 2021. Questa iniziativa mi fa venire
in mente le parole tratte dal discorso di Papa Francesco che fece nel Centro
internazionale studentesco francescano in un incontro ecumenico e
interreligioso tenuto durante il suo viaggio apostolico a Sarajevo in Bosnia ed
Erzegovina, il 6 giugno 2015.Non
è un caso che la nascita del Consiglio per il Dialogo Interreligioso e le altre
apprezzabili iniziative in campo interreligioso ed ecumenico siano avvenute
alla fine della guerra, come una risposta all’esigenza di riconciliazione e di
fronte alla necessità di ricostruire una società dilaniata dal conflitto. Il
dialogo interreligioso, infatti, qui come in ogni parte del mondo, è una
condizione imprescindibile per la pace, e per questo è un dovere per tutti i
credenti (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 250).
Il
dialogo interreligioso, prima ancora di essere discussione sui grandi temi
della fede, è una “conversazione sulla vita umana” (ibid.). In esso si
condivide la quotidianità dell’esistenza, nella sua concretezza, con le gioie e
i dolori, le fatiche e le speranze; si assumono responsabilità comuni; si
progetta un futuro migliore per tutti. Si impara a vivere insieme, a conoscersi
e ad accettarsi nelle rispettive diversità, liberamente, per quello che si è.
Nel dialogo si riconosce e si sviluppa una comunanza spirituale che unifica e
aiuta a promuovere i valori morali, i grandi valori morali, la giustizia, la libertà
e la pace. Il dialogo è una scuola di umanità e un fattore di unità, che aiuta
a costruire una società fondata sulla tolleranza e il mutuo rispetto. Per
questo motivo, il dialogo interreligioso non può limitarsi solo a pochi, ai
soli responsabili delle comunità religiose, ma dovrebbe estendersi quanto più è
possibile a tutti i credenti, coinvolgendo le diverse sfere della società
civile. E un’attenzione particolare meritano in tal senso i giovani, chiamati a
costruire il futuro di questo Paese. Tuttavia, è sempre bene ricordare che il
dialogo, per essere autentico ed efficace, presuppone una identità formata:
senza identità formata, il dialogo è inutile o dannoso. Questo lo dico pensando
ai giovani, ma vale per tutti. In questo contesto, facciamo nostra la preghiera
del Papa a Dio Onnipotente ed eterno per la pace e fraternità di tutti gli uomini
e donne della terra, indipendentemente dalle loro confessioni di fede:
Dio
Onnipotente ed eterno,
Padre
buono e misericordioso;
Creatore
del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili;
Dio
di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe,
Re
e Signore del passato, del presente e del futuro;
unico
giudice di tutti gli uomini,
che
ricompensi con la gloria eterna i tuoi fedeli!
Noi,
discendenti di Abramo secondo la fede in Te, unico Dio,
ebrei,
cristiani e musulmani,
umilmente
siamo davanti a Te
e
con fiducia Ti preghiamo
per
questo Paese, la Bosnia ed Erzegovina,
affinché
possano abitarvi in pace e armonia
uomini
e donne credenti di diverse religioni, nazioni e culture.
Ti
preghiamo, o Padre, perché ciò avvenga
in
tutti i Paesi del mondo!
In
ognuno di noi rafforza la fede e la speranza,
il
rispetto reciproco e l’amore sincero
per
tutti i nostri fratelli e sorelle.
Fa’
che, con coraggio, ci impegniamo
a
costruire la giustizia sociale,
ad
essere uomini di buona volontà,
pieni
di comprensione reciproca e di perdono,
pazienti
artigiani di dialogo e di pace.
Tutti
i nostri pensieri, le parole e le opere
siano
in armonia con la Tua santa volontà.
Tutto
sia per Tuo onore e Tua gloria e per la nostra salvezza.
Lode
e gloria eterna a Te, nostro Dio!
Amen.