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 venerdì 5 ottobre 2018

MALTA

La rilevanza di San Francesco per il mondo di oggi

di Fra Mario Attard


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Giovedì 4 ottobre abbiamo celebrato la festa di San Francesco d’Assisi. Il Poverello è, probabilmente, il santo più conosciuto e più popolare nella storia cristiana, ma, nello stesso tempo, egli può anche essere descritto come il santo meno compreso. Nella fase iniziale del suo processo di conversion, Francesco si allontanò per sempre da suo padre, Pietro, quando il vecchio Bernadone tentò di dissuadere Francesco dalla sua vocazione. Nonostante il suo amore naturale per la vita Francesco abbracciò il celibato e la povertà letterale. Esso rimase per tutta la sua vita un figlio obbediente della Chiesa istituzionale con tutti i suoi difetti e peccati. E, Francesco, si mostrò sempre di essere il capo duro ed esigente di un nuovo movimento impegnativo nel mondo cattolico. Tutte queste dimensioni dell’Uomo di Assisi confliggono con la comprensione popolare tradizionale e assai superficiale del Poverello. In poche parole, questo Santo del XIII secolo ha un messaggio serio e appuntito per noi che viviamo otto secoli più tardi.

Non c’è un esempio migliore di rilevanza di San Francesco per i nostri tempi che i nuovi dettagli ed interpretazioni di un famoso incidente nella sua vita: la lunga visita del Santo al sultano Malik al-Kamil durante la quinta crociata che ha avuto luogo dal 1217 al 1221. È ben noto il fatto che le crociate, cominciate in 1095, sono state considerate “guerre sante” dai capi della Chiesa. Iniziate da una serie di Pontefici romani, il loro obiettivo era quello di recuperare i santuari cristiani in Medio Oriente che erano caduti nelle mani dell’Islam. Francesco d’Assisi, tuttavia, aveva una visione molto diversa della guerra in generale e delle crociate in particolare. Egli stesso aveva assaggiato l’amarezza della lotta armata nella giovinezza della sua vita, quando fu un soldato di Assisi per combattere contro la confinante Perugia. Questa disavventura di breve durata finì in totale fallimento, malattia e prigionia per Francesco. Infatti essa dimostrò l’inizio della sua conversione alla vita evangelica, compreso la sua missione di esprime pacificamente il messaggio evangelico.

Nonostante la chiamata di Papa Innocenzo III nel 1213 per il mondo cristiano per prepararsi a un’altra crociata, quattro anni prima che fosse effettivamente lanciata, Francesco non predicò mai una volta o scrisse a favore dell’iniziativa del Papa. Questo di per sé è notevole dato il fatto che il Santo di Assisi era conosciuto per essere un figlio fedele della Chiesa, il “Vir catolicus, Totus apostolico (l’uomo interamente cattolico, apostolico). In aggiunto alla sua resistenza “passivamente aggressiva” alla guerra, un conflitto considerato dalla Chiesa come giusto e “santo”, non è sorprendente che Francesco avrebbe agito per mitigare gli orrori di ciò che un’Altra crociata avrebbe inevitabilmente produrre. L’azione che ha preso è stata sorprendente, audace e pericolosa. Nel 1219, due anni dopo l’inizio del conflitto, salpò dall’Italia verso l’Egitto, attraversò la linea dall’esercito cristiano fino a quella dei musulmani e si avvicinò al loro capo, il sultano Malik al-Kamil.

Recenti studi hanno dimostrato che il sultano Malik al-Kamil stesso ha voluto incontrare Francesco per motivi della pace. Difatti, dopo che aveva tentato diverse aperture ai capi militari cristiani, il delegato del Papa ed il cardinale Pelagio Galvani e queste sue proposte furono, costantemente, respinte il sultano rivolse al Poverello. Sembra che ci siano prove convincenti che al-Kamil vide in questo santo uomo dall’Occidente un possibile alleato per raggiungere la pace. Francesco, dopo tutto, si avvicinò al Sultano con il suo consueto saluto: il Signore ti dà la pace. In più, il santo rifiutò di prendere i doni d’oro, d’argento e gli indumenti di seta a lui offerti dal capo musulmano. Con questo gesto eroico, Francesco dimostrò che lui non era lì per nessun guadagno personale. Fin dall’inizio del loro incontro sembrava di esistere un rapporto di rispetto tra i due uomini. Infatti, il sultano permise a Francesco di rimanere nel campo musulmano per la gran parte dell’anno, anche se i crociati cristiani posero l’assedio alla vicina città di Damietta, facendo sì che il popolo del sultano soffrisse immense sofferenze e privazioni.

Mentre Francesco rifiutò i doni offertigli da al-Kamil, lo fece portare con sé alla sua partenza un corno d’avorio, lo strumento usato per chiamare il Salat, cioè il tempo musulmano di preghiera di cinque volte al giorno. Questa pratica islamica colpì, particolarmente, il santo. Inoltre, alcune delle preghiere scritte di Francesco dopo 1221, in un certo modo sono in parallelo ai nomi ben noti, 99 in tutto, che si trovano nel corano per il Divino. Tra i nomi attribuiti alla Divina Maestà uno si trova il Compassionevole, il Sovrano, il Santo, il Pacifico, il Possente. Anche Francesco chiama Dio l’Altissimo, il Re del cielo e della terra, il Buono, il Tutto Bene, il Supremo Bene, l’Amore, La Saggezza, L’Umiltà, La Resistenza, il Riposo, La Pace, La Bellezza, La Dolcezza, la Nostra Grande Consolazione, La Vita Eterna.Chissà forse (e questo è il più probabile), nelle sue numerose conversazioni con Malik al-Kamil Francesco abbia ricordato la direttiva che Gesù dà nel Vangelo di Matteo: Se, dunque, presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono (Mt 5,23-24). Sicuramente, i musulmani erano contro i cristiani perché quest’ultimi rifiutavano in continuazione ogni iniziativa di pace. Come rappresentante della Chiesa cristiana, Francesco ha, sicuramente, sentito il peso di “essere un nemico” per i musulmani e prese nella preghiera e il digiuno a La Verna come risposta davanti a questo rifiuto.

Questa esperienza del nostro Santo del XIII secolo ci sfida direttamente oggi. A causa di circostanze con cui siamo tutti così familiari, una vera “islamofobia” ci ha afferrato il nostro cuore in Occidente. Dal momento che i tragici eventi dell’11 settembre 2001 (9/11) e i diversi attacchi terroristici sparsi per tutta l’Europa e gli Stati Uniti sono avvenuti, anche gli stessi nomi, il modo di vestire, l’aspetto fisico e le usanze medio-orientali delle persone provenienti da questi luoghi, scintilla dei sentimenti di disagio, diffidenza, insicurezza e paura in molte persone occidentali. San Francesco sfida direttamente questa mentalità malata. La sua vicinanza fisica, emotiva e spirituale al mondo dell’Islam e la sua chiara accettazione di tutto ciò che è buono in questa tradizione religiosa si pone come un esempio per il nostro mondo, sempre più diviso come è tra “loro e noi”.

Per di più, il Santo di Assisi ci fa mettere in profonda riflessione prima di giudicare chi è il nemico oggi. Mentre gli eventi del 9/11 stanno come orrendi atti di terrorismo e violenza contro esseri umani innocenti, ora, diciassette anni, dobbiamo chiedere se noi in Occidente non siamo altrettanto nemici. Specialmente nel brutal modo in cui ci di trattiamo a vicenda. Sicuramente, San Francesco avrebbe molto da dire se stesse vivendo tutto questo oggi in prima persona. La sua esperienza ed esempio di fronte a uno scenario simile stranamente simile al nostro, è che lui visse nel suo tempo, cioè la quinta crociata, ci domanda profondamente. Naturalmente, l’esempio di Francesco con il sultano si applica non solo ai nostri punti di vista e le azioni verso la gente islamica. Tutti noi nutriamo pregiudizi di ogni genere. Spesso vediamo gli “altri” nel nostro mondo come sospetti, temibili e minacce. La nostra mente impaurita vede con diffidenza gli “altri” a causa della loro razza, religione, orientamento sessuale, classe, o perfino cultura. La sfida che Francesco pone davanti a noi mentre ci apprendiamo i fatti del suo contatto, dialogo e amicizia con Malik al-Kamil ci avrebbe consapevolmente superare ogni ostacolo che ci mettiamo tra noi e le persone che non sono come noi.

Abbracciamo, dunque, l’atteggiamento di Gesù Cristo stesso nei confronti di tutti e tutto. In altre parole, quell’atteggiamento santo che proprio San Francesco abbracciò, che è quello di uscire da se stesso verso l’incontro con lo straniero, il nuovo arrivato e quelli che noi ancora non conosciamo. Francesco approverebbe molto questa intuizione. L’ha vissuta in prima persona! Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:

Dove è odio, fa ch’io porti amore,

dove è offesa, ch’io porti il perdono,

dove è discordia, ch’io porti la fede,

dove è l’errore, ch’io porti la Verità,

dove è la disperazione, ch’io porti la speranza.

Dove è tristezza, ch’io porti la gioia,

dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.

Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto:

Ad essere compreso, quanto a comprendere.

Ad essere amato, quanto ad amare

Poichè: Se è: Dando, che si riceve:

Perdonando che si è perdonati;

Morendo che si risuscita a Vita Eterna.

Amen.


 


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