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 giovedì 31 maggio 2018

PALERMO

“La Speranza oltre le Sbarre” seminario formativo a Palermo

di Redazione


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Restare “cronisti di speranza” anche quando si racconta quel risvolto particolare della giustizia che è la pena. Lo hanno chiesto le “UCSI” di Sicilia e Abruzzo ai giornalisti, non solo cattolici, che a Palermo hanno preso parte al seminario formativo dedicato alla Carta di Milano e al linguaggio dei media. L’evento formativo si è svolto in sinergia con la “Fondazione Falcone” e l’Odg Sicilia Ordine dei giornalisti di Sicilia, ai presenti sono state offerte non solo riflessioni, ma anche tecniche ed esempi concreti.Punto di partenza del seminario è stato il libro, “La speranza oltre le sbarre. Viaggio in un carcere di massima sicurezza”, della giornalista della Rai Abruzzo Angela Trentini e del teologo mons. Maurizio Gronchi. L’opera nasce nel Carcere di Sulmona, narra di sette uomini condannati per grandi crimini, per lo più killer di mafia tra i quali gli assassini dei giudici Falcone, Borsellino e Livatino, e dà la parola ai familiari delle vittime. Presenti gli autori, con la giornalista Maria Pia Farinella e, accanto a loro, la prof. Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, ucciso, con la moglie e la scorta, nell’attentato mafioso di Capaci. “Dalla Sicilia vogliamo far partire un cambiamento culturale profondo che ci porti a guardare con occhi diversi l’uomo che compie crimini – ha dichiarato durante il suo messaggio di saluto, il presidente ‘UCSI’ Sicilia Interdonato – uno sguardo che, mentre continua a ribadire con forza la condanna dell’atto, preservi la dignità che tutti, anche i più reietti di questo mondo hanno”.

Per Salvo Di Salvo, consigliere nazionale “UCSI”,il testo, il suo raccontare tanto l’incontro condannati e con parenti delle vittime, il suo suscitare domande piuttosto che suggerire risposte è per il giornalista, soprattutto in una terra martoriata dalla criminalità quale la Sicilia, uno stimolo a esercitare una grande virtù, quella della speranza. Esercizio quotidiano – aggiunge – non solo di chi racconta la cronaca, ma anche di chi vive la fede”.Ai presenti, Angela Trentini ha raccontato il suo “conflitto di giornalista: se raccontare la storia del criminale e cercare lo scoop o se narrare degli uomini. Abbiamo scelto di usare lo sguardo della speranza perché tutti ne abbiamo: ce l’hanno i carnefici e ce l’hanno i familiari delle vittime. Più che una scelta, ha detto, è una questione di dignità”. “Dal male, sia fatto che subito, può venire qualcosa di buono? Esistono strade che portano a dare senso a quel briciolo di vita che ti rimane? – ha chiesto mons. Gronchi –. Perché del male si può rimanere prigionieri sia dietro che fuori le sbarre di un carcere”. Dopo l’invito a una “sempre più cosciente catechesi all’umano, nella formazione dei giornalisti e degli uomini tutti”, lanciato dal prof. Nasca, moderatore dell’incontro e presidente “UCSI” di Palermo, la tesoriera dell’Odg Maria Pia Farinella, ha lanciato “l’appello alla libertà e alla responsabilità”.

Maria Falcone ha parlato di perdono. Non provo odio verso chi ha spezzato la vita di chi amavo e mi chiedo perché, se è proprio del mio essere, del mio carattere o della fede che ho imparato in famiglia prima ancora che in parrocchia. Per questo chiedo a voi, giornalisti cattolici, da ‘fanatica dell’educazione e della istruzione’ quale sono, di diffondere cultura, fede e quella religione del dovere e del fare che oggi ci fa essere qui. Oggi, mi sono commossa pensando a Giovanni, perché mi avete fatto sentire a mio agio, voi avete uno stile e un approccio diverso”.



 


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