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 sabato 31 marzo 2018

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Nota del comitato “No Inceneritori Valle del Mela”

di Redazione


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Per un giudizio dettagliato sul rilascio della nuova AIA alla RAM bisogna attendere il rilascio del decreto ministeriale. Tuttavia, la conferenza stampa tenuta il 29 marzo 2018, dalle amministrazioni di Milazzo e San Filippo del Mela ci consente qualche preliminare considerazione. Nelle recenti settimane, la Raffineria di Milazzo ha espresso più volte preoccupazione per le prescrizioni sanitarie inviate dai sindaci, sostenendo che fossero ingiustificate. Queste prevedevano un significativo abbattimento degli inquinanti tramite l’applicazione delle migliori tecnologie. Nonostante le riserve della RAM, nella Valle del Mela non si è registrata alcuna guarigione miracolosa e la grave emergenza sanitaria dichiarata da autorevoli e numerosi studi scientifici permane.

Abbiamo ragione di temere un colpo di mano abbia cancellato tali prescrizioni, favorendo esclusivamente gli interessi economici dell’industria e a totale discapito del territorio e della salute pubblica? Ci auspichiamo di no, ma non possiamo esserne certi. L’Autorizzazione Integrata Ambientale, quindi, anche quella che verrà concessa alla Raffineria di Milazzo non riguarda la programmazione di studi sanitari, bensì delle condizioni di esercizio dell’industria richiedente. Pertanto, la proposta dei comuni di Milazzo e San Filippo del Mela di effettuare ulteriori indagini epidemiologiche e tossicologiche non può essere considerata prescrizione sanitaria. Questa, invece, dovrebbe prevedere ragionevoli riduzioni dell’impatto ambientale a difesa della salute dei lavoratori e dei cittadini, perché motivate dalle già numerose evidenze scientifiche e ambientali.

In altre parole – è il segreto di pulcinella – la situazione sanitaria della Valle del Mela impone limiti più restrittivi alle emissioni di sostanze inquinanti pericolose per la salute, limiti (finora inesistenti) alle puzze che continuano indisturbate ad ammorbare il territorio, obbligo di mettere in sicurezza tutti i serbatoi, specie dopo lo sversamento di poche settimane fa e adeguamenti impiantistici. Tali interventi avrebbero un impatto positivo sull’ambiente, sull’economia ma anche sull’occupazione. A patto che la RAM investa corposamente, cosa che non sembra intenzionata a fare. Spacciare come una grande vittoria la promessa di ulteriori studi (come se quelli già esistenti non fossero già sufficienti e/o validi) senza eliminare le cause dei rischi per la salute, vale a dire senza ridurre l’inquinamento, è una bazzecola tragicomica.

Manca ancora la ciliegina finale: tali studi dovrebbero essere finanziati dalla RAM stessa. Supponiamo che lo stipendio dei NAS dei Carabinieri lo pagassero i ristoratori piuttosto che lo Stato, il rischio di mangiare cibo avariato sarebbe maggiore o minore? Un esempio assurdo che racconta di un conflitto d’interesse macroscopico: quello del controllato che paga il controllore. Ci chiediamo, quindi: dove sono finite quelle prescrizioni contro cui la RAM ha presentato ricorso? Non saranno mica state accantonate, nella foga di accordarsi con la RAM?

Che dire poi delle decine di migliaia di litri di prodotto petrolifero che la RAM ha sversato nel nostro mare? Avranno preso dei provvedimenti per impermeabilizzare i serbatoi e renderli sicuri? Nella conferenza stampa, Formica e Biancuzzo hanno farfugliato qualcosa al riguardo, che in sintesi si può tradurre con un “non lo sappiamo, dobbiamo aspettare il decreto”: una grande vittoria, davvero. Un’ottima esposizione. La retorica ben compiuta del sindaco Formica, accompagnata da qualche precisazione nel burocratese del commissario Biancuzzo, ha, però, tralasciato i dettagli.

Stiano pur certe le amministrazioni, il Ministero dell’Ambiente e il sindaco metropolitano che, se al posto di investimenti in lavoro e salute, la nuova AIA dovesse implicare la continuazione dell’odierna distruzione del territorio e della salute in cambio di continui utili per l’azienda, i cittadini organizzati in associazioni e comitati sapranno dare risposte all’altezza dell’inganno.

I Comitati e le Associazioni contro gli inceneritori e in difesa della Valle del Mela


 


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