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 martedì 7 marzo 2017

ANTONELLO DA MESSINA

La scoperta dell’artista Elena La Fauci Di Rosa

di Alfonso Saya


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Elena La Fauci Di Rosa, artista in tutta l’accezione del termine, autrice di una splendida biografia di Sant’Eustochia Smeralda Calafato, la grande Santa Compatrona di Messina, ha fatto un lungo, accurato, meticoloso studio comparato della tela dell’“Ignoto Marinaio” che, insieme all’altra tela, “l’Annunciata”, attribuite ad Antonello da Messina, è stato esposto a Taormina, nel 2007, nel Palazzo “Corvaia”. L’artista ha visitato la mostra e, in quell’accostamento delle due preziose tele, ha visto “un affascinante legame familiare. È stato attribuito, per primo, ad Antonello da Giovan Battista Cavalcaselle nel 1860. La tela è stata trovata a Lipari montata su di uno sportello di un mobile da farmacia. Si dice che la serva del farmacista lo abbia sfregiato col punteruolo sulla bocca sugli occhi, perché vedeva in quell’uomo dipinto il diavolo che si faceva beffa di lei. Un barone, Enrico Piraino, lo ha comprato e, poi, lo ha donato con tutta la sua raccolta, al Municipio di Cefalù. La nostra artista, avuta quell’impressionante intuizione, la volle verificare ed iniziò, così, il suo accurato, meticoloso, appassionante studio comparato, accostò le due tele e ammirandole e contemplandole, sia da vicino che a distanza, vide, con grande meraviglia e stupore, che si assomigliavano come due gocce d’acqua, tali da apparire “padre e figlia”. È stata come una folgorazione del cielo e di Sant’Eustochia di cui l’artista è devotissima.

Lei è certa di questo. Del resto, nulla impedisce di considerare che le due tele eseguite dalla mano del divino Antonello, possano essere collegate alla vita di Sant’Eustochia Smeralda e, quindi, l’una è il ritratto di Sant’Eustochia Smeralda e l’altra, il ritratto del padre Bernardo. Questa convinzione, di Elena La Fauci Di Rosa, non è campata in aria, ma è frutto di studio – ripeto – accurato e pieno di una granitica fede di cui l’artista è dotata. E poi, è verosimile, poiché Antonello abitava nelle vicinanze del monastero ed era pieno di ammirazione per la Santa che è stata perciò, “inconsapevole ispiratrice”. E nulla vieta di suppore che anche il padre di cotanta ammirata figlia è stato ritratto nella figura del “Marinaio ignoto”, poichè, e questo avvalora il fatto, il padre era navigatore, la nostra artista, accostando – ripeto – le due tele, ha notato analogie somatiche “strabilianti”: La stessa fronte, lo stesso taglio degli occhi, le sopracciglia arcuate, la linea della bocca abbastanza similare, come pure identica, la sagoma zigomatica, tipica delle persone mediterranee, entrambi hanno lo stesso tratto fisiognomico.

Non è, dunque, come qualcuno ha affermato il suo autoritratto e il suo sorriso “non è beffardo” – come alcuni sostengono –, ma è il sorriso soddisfatto di un uomo che ritorna dal suo lungo viaggio di affari. È il tipico ritratto di un mercante, di un marinaio rotto a tutte le intemperie marine. Questa sarebbe la grande e credibile scoperta che avrà una risonanza internazionale. Il marinaio, grazie alla sorprendente e grande scoperta dell’artista, frutto di uno studio appassionato e illuminato dalla sua “granitica fede”, non sarà più “ignoto”.


 


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