STORIA
È un “giallo” l’Annunziata di Antonello da Messina?
di Alfonso Saya
Io
credo – e vorrei sfatare i tanti misteri di cui si parla in uno studio di
Salvatore Lentini, lasciandomi guidare dal buon senso, dalla Fede, dalla
Tradizione e dai giudizi di alcuni storici – che il Capolavoro di Antonello non
riserva alcun mistero, è, semplicemente, il ritratto – come sostiene la
scrittrice Elena La Fauci Di Rosa, autrice di una splendida biografia, “Comunione col Divino” – della nostra grande Santa Compatrona,
Eustochia Smeralda Calafato, di una “santa monaca” sua contemporanea e vicina
di casa, che nacque nel 1434, quattro anni dopo di Antonello, quindi, si può
dire, entrambi messinesi e coetanei.
Antonello
abitava vicino al suo Monastero e non poteva passare inosservata – come afferma
lo storico Intersimone –. Per questo, divenne inconsapevole ispiratrice del
bell’ovale dell’Annunziata di Palermo. Bisogna tener conto, per avvalorare la
tesi, che il grande pittore di tutti i tempi, per cui la nostra Città potrebbe
andare ancora più orgogliosa, era così affascinato dallo spirito francescano da
condividere gli ideali della nostra grande Santa. Difatti, prima di morire, nel
suo testamento espresse di voler devolvere una cospicua somma di denaro per far
celebrare mille Sante Messe in suffragio della sua anima e di voler essere
sepolto, vestito del saio francescano, nel Convento di Santa Maria di Gesù. È controversa
la questione dell’identificazione del convento, perché Antonello non lo
specifica, non dice quale convento dei due, quello di Santa Maria sup. oppure
quello di Santa Maria inferiore.
È
verosimile – come affermano alcuni storici come il La Corte Cailler – che
Antonello fu sepolto nel Convento della monumentale Chiesa di Santa Maria di
Gesù inferiore, distrutta dal terremoto del 1908, si trovava dove ora si trova
la Scuola elementare “Boer”. Non è, quindi, per nulla un “giallo” come si
asserisce, un mistero come il “sorriso della “Gioconda”. Il nostro grande
Pittore – e lo diciamo con tanto orgoglio, fieri di tanto nome – portò sempre
nel cuore la sua Messina e la nostra grande Santa che la dipinse col suo pennello
come dipinse la sua Messina – ripeto – negli sfondi dei suoi quadri.
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