L’INTERVISTA
Massimo Giletti, un giornalista nell’Arena
di Maria Schillaci
È
un grande giornalista e conduttore televisivo italiano. Ha preso il timone di programmi come Casa Raiuno, I fatti Vostri,
Mezzogiorno in famiglia. La domenica,
con L’Arena, “bussa” nella TV degli
italiani, coinvolgendoli in importanti realtà, accogliendo appelli fondamentali
per discutere e cercare di risolvere problematiche che rimarrebbero in ombra.
Ci fa capire l’importanza di non celarsi mai dietro una realtà negativa, ma di
raccontarla e, insieme, grazie alla forza dell’unione, arrivare ad una
soluzione. Stiamo parlando proprio di lui, il grande e gentilissimo Massimo
Giletti, che ho avuto la fortuna di poter intervistare telefonicamente. “Viaggiamo”,
adesso insieme a lui, sui passi della sua brillante carriera, leggendo quest’intervista
speciale per “FiloDirettoNews”:
Carissimo
Massimo, ci racconti cos’è per te il giornalismo?
“Il
giornalismo è essere curiosi. Continuare ad avere la voglia di cercare. Come
diceva Dario Fo, che ho avuto la fortuna di conoscere, ‘la vera realtà è quella della strada’. Io trovo che il giornalista
è quello che non sta al computer, ma è l’uomo che va a cercare le informazioni
come si faceva una volta. La strada è il luogo ideale dove puoi fare la
differenza, ancora oggi”.
Dal 2005,
conduci L’Arena, programma di
successo, ormai simbolo della Domenica dei telespettatori italiani. Com’è nato
questo tuo programma e con quale obiettivo?
“L’obiettivo
è quello di portare in un orario insolito, dove, normalmente, c’erano luci e
paillettes, musica e teatro... anche l’inchiesta, cioè poter raccontare in un
giorno molto particolare tutto quello che poteva avere una chiave di lettura
per dare riflessione. Era una sfida molto complessa che insieme a chi lavora
con me (perché non si lavora mai da soli, un successo è sempre figlio di un
lavoro di gruppo) abbiamo intrapreso e, lentamente, abbiamo portato a
compimento. Oggi, fare 4 milioni, oltre il 20% di share è un obiettivo che
pochi fanno. Era una sfida l’idea di poter cambiare un po’ questi palinsesti
chiusi alla dialettica, all’informazione in certi orari”.
Ogni singolo
giorno regala una lezione speciale. Puoi parlarci di un momento speciale della
tua carriera, che ti ha colpito e regalato un insegnamento importante nella
vita?
“Ogni
giorno hai emozioni facendo questo lavoro, però, è innegabile che ci sono delle
tappe in un percorso di vita, che non puoi dimenticare. Per me, rimarrà sempre
una mattina prestissimo quando fui l’unico ad intervistare Andreotti che aveva
avuto l’avviso di concorso in associazione mafiosa. Fu l’unica intervista che
rilasciò per giorni e giorni. Fui bravo a ‘piazzarmi’ sotto casa, a crederci ed
a prenderlo. Quelli sono ricordi che rimarranno sempre, come quando ho
presentato il Papa, in mondovisione, davanti a 300 mila ragazzi, oppure, ogni
volta che intervisti un premier, un importante esponente della politica, sono
sempre scontri intensi, dialettici, interessanti. Sono elementi che fai tuoi,
che tieni per te, ma molti belli ed emozionanti”.
Hai condotto il Galà “Andrea Bocelli – il mio cinema”.
Cosa si prova nel condurre un programma con una grande stella della musica come
Bocelli?
“Mi
è rimasta impressa la grande disponibilità di Andrea, con cui ho un rapporto da
molti anni, che mi ha permesso di portarlo in Tv davanti a 5 milioni di
telespettatori. Un grande successo, trionfo della serata. E anche, poi, il
percorso che ho continuato a fare, con le serate di Mogol e Zucchero, cioè la
convinzione che si possa raccontare la musica in un modo diverso rispetto a
quello cui siamo abituati, normalmente. Per me, la musica è anche storia,
andare al di là delle canzoni, c’è sempre un racconto, un’aneddotica molto
interessante. Lavorare con i più grandi, certo, è sempre un’emozione. Aver
vicino Bocelli, Sophia Loren rimane uno di quei momenti alti della Tv,
importante”.
Quale messaggio
vorresti dare ai lettori di “FiloDirettoNews”?
“Dico
sempre che le parole vanno sempre soppesate, hanno sempre un valore, anche una
sfumatura, una virgola può far cambiare idea in certe situazioni. Bisogna
imparare ad avere un linguaggio attento a non suscitare tensioni ulteriori in
chi ascolta. Aver sempre rispetto della parola, sapendo che sei ascoltato da
milioni di persone. Non può esserci una libertà dell’uso della parola, deve
sempre dipendere da un cervello che manovra le parole, per questo dico sempre:
Attenti a come si usano le parole, ponderarle una volta in più non è mai
sbagliato”.
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