L’INTERVISTA
Fabrizio Frizzi si racconta
di Maria Schillaci
 Negli
anni ‘80, è arrivato in RAI “bucando gli schermi” con la sua professionalità,
il suo sorriso, la sua simpatia, gentilezza e saggezza... un mix perfetto che
tiene i telespettatori incollati alla TV. Ha condotto programmi come I fatti Vostri, Luna Park, Cominciamo Bene, Miss Italia, Scommettiamo Che..., L’Eredità
e tanti altri. Sì, stiamo parlando proprio di Fabrizio Frizzi, famoso
conduttore italiano che ho avuto la fortuna e la gioia di poter intervistare
per telefono. Grazie al carattere speciale di Fabrizio, non è stata solo una
semplice intervista, ma anche una splendida chiacchierata, ricca di emozioni, ricordi
ed insegnamenti preziosi, che rimangono impressi nella mente. Fabrizio Frizzi,
conduttore poliedrico, che crede nei veri valori della vita, si racconta per FiloDirettoNews.
Carissimo Fabrizio,
dagli anni ‘80 sei uno dei grandi conduttori della RAI. Era il tuo sogno
diventare un conduttore? Cos’hai provato quando, per la prima volta, hai
condotto un programma in RAI?
“Da
ragazzo, sognavo tante cose diverse. Forse, immaginavo di diventare un attore
brillante non un conduttore televisivo. Parlando proprio di adolescenza, poi,
ho cominciato, a 18 anni, a lavorare in radio, nelle prime radio di Roma, e lì
ho cambiato le prospettive. Ho cominciato a sognare di fare il conduttore non
popolare, il conduttore di programmi brillanti, magari di nicchia popolare com’era
in Alto Gradimento di Arbore e
Boncompagni. Poi, la vita mi ha portato a trovare una mia dimensione come
conduttore brillante, a volte anche istituzionale, a seconda delle circostanze.
Nella strada della carriera, di cose diverse ne ho fatte parecchie. La cosa più
importante è mettersi alla prova, cercare di superare ogni volta un ostacolo
nuovo e cercare di crescere giorno per giorno”.
Il mestiere del
conduttore, se fatto con gioia e professionalità come lo hai sempre fatto, è un
lavoro molto “carismatico” che attrae molto l’attenzione del pubblico e
comunica sempre qualcosa, anche velatamente, a chi ascolta. Quando conduci cosa
vuoi trasmettere al tuo pubblico? Cosa vuoi che rimanga impresso dentro il
cuore dei tuoi telespettatori?
“Ah,
che bella domanda, complimenti! – esclama con un sorriso –. Ho sempre pensato
ai valori che uno deve cercare di veicolare, non che uno debba fare il maestro,
per carità di Dio, non abbiamo questo tipo di responsabilità, però, dal modo di
porsi passa la propria educazione, il proprio modo di essere, come la si pensa.
Soprattutto, c’è un pubblico più giovane che può anche, in qualche modo,
prendere esempio dal suo linguaggio, dalle modalità in cui uno si comporta, da
quello che diciamo in televisione, quindi, ho sempre cercato di non dare
cattivi esempi. Sono uno dei pochi, insieme a Carlo e a pochi altri, che non
dicono parolacce in televisione. Uso il linguaggio che ogni famiglia normale
italiana adotta all’interno della propria casa e che non credo sia scurrile,
per una forma di rispetto verso adulti e, in particolare, verso i bambini.
Questa
è la cosa importante, cioè cercare di essere all’altezza delle responsabilità
dei genitori italiani. Si cerca di fare del proprio meglio, di far venir fuori
un discreto italiano, di non essere un cattivo esempio, di veicolare anche un
modo sorridente di essere, perché ho sempre pensato che il sorriso sia una
medicina e adesso vedo che da tutte le parti sta saltando fuori che è proprio
così. Non parliamo di una vita stolta, ma di un sorriso ironico, auto-ironico
che serve a dare un po’ di leggerezza ad una giornata che può essere molto
faticosa, tosta, piena di problemi com’è la vita degli italiani. Ogni tanto, il
sorriso fa ‘staccare la spina’, ti rimotiva, è come fare un bel riposo. Un
linguaggio corredato di sorriso è una sorta di film che ho sempre cercato di
avere”.
Hai condotto tanti
importanti programmi come I fatti vostri,
Scommettiamo che, Luna Park, Cominciamo bene, L’eredità,
Miss Italia e tanti altri. Riguardo Scommettiamo che, show televisivo che ha
avuto un grandissimo successo, sin dal ’91, e che hai condotto insieme a Milly
Carlucci. Ci racconti un’invenzione del programma
che ti ha colpito, maggiormente? Puoi parlarci anche di un momento che ti è
rimasto impresso della fantastica collaborazione con Milly?
“Abbiamo
creato un’amicizia che resiste al tempo – ride divertito –. Con Milly siamo,
veramente, ‘fratellone’ e ‘sorellona’. Lei mi ha chiamato in causa per la prima
serie di Ballando con le stelle. Devo
dire che con il mio essere ridicolo a ballare, le ho dato un bell’aiuto a
lanciare il prodotto perché era divertente vedere anche il più scarso degli
scarsi (che sarei io), provare a mettersi in gioco e ballare in diretta
qualunque tipo di ballo. L’ho fatto solo per Milly, non l’avrei fatto per
nessun altro. Mi sono ‘buttato’ solo perché era lei a condurre.
Scommettiamo che
è un programma che mi è, infinitamente, caro. È stato il primo successo a
livello popolare della mia carriera, fino a lì avevo fatto cose carine e
dignitose come Europa, Europa, ma i 9
milioni di ascolti e rotti dell’ultima puntata della prima serie di Scommettiamo che sono indimenticabili,
come i 16 milioni di un 6 gennaio della Lotteria
(credo l’ultima serie fatta con Milly), una serata incredibile! A giocare con
noi, sul divano c’erano: Fiorello, Raffaella Carrà, Gianni Morandi, Mariangela
Melato. Tu pensa che cast pazzesco di artisti cari al pubblico italiano. Lì,
abbiamo avuto di tutto: il mago Copperfield, Claudia Shiffer, gli attori più
importanti del cinema americano. Erano altri tempi, in cui ci si divertiva con
ospiti grandi e si riusciva ad averli nei programmi italiani. Adesso, è
diventato tutto molto più difficile, non si verte più in questa direzione.
Quello era un programma per cui si lavorava sempre durante tutta la settimana,
dal lunedì al sabato notte, 18 ore e, a volte, più tra scrittura, copioni,
prove, registrazioni, una roba da far schiattare un individuo. Poi, però,
andavi in onda ed avevi un programma favoloso.
Tra
le mille scommesse incredibili, quella che mi ha colpito di più rimane quella
del mio amico Gerhard e dei suoi amici della Val Pusteria, che crearono una
barchetta di carta, dentro cui riuscirono ad entrare in tre ed a circumnavigare
un percorso all’interno di una piscina costruita dentro il Teatro delle Vittorie.
Quella è stata la scommessa più grandiosa della serie di Scommettiamo che. Per quanto riguarda Milly, ne abbiamo fatte di
tutti i colori. La cosa che mi diverte di più è che abbiamo fatto un ballo insieme,
sulle note di Thriller, in cui io facevo Michael Jackson, veramente buffissimo!
Lei cantava. Ci siamo fatti delle risate straordinarie. È una cosa che ci ha
molto legato, tant’è che quando lei ha dovuto scegliere a chi passare il timone
per Telethon ha pensato a me e da
allora, dal 2005, mi sono preso questa bellissima responsabilità”.
Giocando un po’ con il
titolo Scommettiamo che, quale
scommessa che hai fatto a te stesso nella vita sei riuscito a vincere e ti ha
reso felice?
“La
scommessa più grande è quella della carriera. Ho pensato di poter avere delle
doti di comunicatore, perché quando ero adolescente ho trascorso alcuni anni a
parlare di calcio, delle notizie del giorno stando sempre a ridere, scherzare,
a fare battute, ad intrattenere gli amici del bar o della vacanza, quando
andavamo a Riccione o Rimini. Facevo imitazioni, cantavo ed è stato lì che ho
detto a me stesso che, forse, avrei potuto fare questo lavoro. Ero meno timido,
poi la timidezza è tornata e mi ha anche un po’ sfiancato le ali ad un certo
punto della carriera, poi, l’ho ‘buttata al diavolo’ grazie al teatro. A 16, 17,
18 anni avevo una gran voglia di comunicare, scherzare, condividere. Ho capito
che avevo delle armi da giocarmi nel mestiere. Immaginavo di giocarmele solo nella
radio, invece, in un secondo tempo, è arrivata anche la televisione”.
Quale messaggio
desideri mandare a tutti i lettori di FiloDirettoNews?
“Un
abbraccione e grazie se riuscite a seguirci su L’Eredità. Il programma
piace molto, ancora di più quest’anno, e sono contentissimo di questo. Grazie
se tifate per noi. Non è facile mandare messaggi. Cercate sempre di fare del
vostro meglio per raggiungere i vostri sogni. Qualche volta, uno non ce la fa,
molte volte sì e non dipende solo dalla fortuna, ma anche dalla voglia che uno
mette per raggiungere il risultato sperato”.
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