24 AGOSTO 2016
Notte da incubo per il Centro Italia distrutto dal terremoto
di Maria Schillaci
Erano le 03.36, nessuno
poteva mai immaginare l’incubo di quella notte del 24 agosto, di quelle ore,
minuti..., un terremoto di magnitudo 6.0 ha distrutto i comuni di Amatrice e
Accumoli, in provincia di Rieti, Arquata, in provincia di Ascoli Piceno, e la
sua frazione Pescara del Tronto, spezzando troppe vite, improvvisamente. Le
vittime finora accertate sono 293. La Croce Rossa Italiana, insieme alla
Protezione Civile e a tutti i soccorsi nazionali, sono subito intervenuti con
aiuti materiali e supporto psicologico, per aiutare, costantemente, le vittime
superstiti della tragedia. Le unità cinofile, con i loro cani davvero speciali,
hanno aiutato, enormemente. Le persone rimaste senza nulla sono 2.925, senza un
tetto e destinate, quindi, alle tendopoli. Sembra di vedere un film drammatico
accendendo la tv, si susseguono tremende immagini di distruzione, di dolore troppo
grande che lacera chiunque veda ed ascolti i racconti dei superstiti.
Purtroppo, però, non c’è nessuna regia dietro, se non un tragico destino. Da
ogni singola parte d’Italia è arrivato il calore, l’amore espresso verso le
vittime del sisma, con innumerevoli donazioni, raccolte di cibo e beni di
essenziale importanza. In tv e nei social network si è diffuso a macchia d’olio
il “45500”: numero per poter mandare un sms, donando soli 2 euro alle popolazioni
colpite da questo dramma.
Spiccano, particolarmente, le storie di chi è
riuscito a salvarsi, di eroi, come la piccola Giulia, che ha fatto da scudo con
il suo corpo alla sorellina Giorgia, dando la sua stessa vita, per proteggerla.
Luigi, uomo cieco dalla giovane età di 23 anni, che è riuscito a salvare la
moglie Ernestina e la sua cagnolina-guida. Una nonna che ha salvato i nipotini
mettendoli, prontamente, sotto il letto. Anche una gatta è stata recuperata
dopo ben 6 giorni sotto le macerie, un vero miracolo. Sono tantissime le
storie, i miracoli di chi possiede ancora il prezioso bene della vita. Il 30
agosto 2016, alle ore 18,00, sono stati celebrati i funerali ad Amatrice, tra
il dolore del sindaco, dei parenti delle vittime sotto una pioggia battente,
come se anche il cielo mostrasse le sue lacrime. Erano presenti alcune
autorità: Mattarella, Renzi, Boldrini. Il vescovo, Domenico Pompili, ha
affermato che ad uccidere sono le opere dell’uomo e non i sismi, che la
ricostruzione deve far rivivere il meraviglioso patrimonio verde, terra di
pastori, proteggendone gli abitanti e non deve diventare una questione politica
o di sciacallaggio.
Il presidente Renzi ha rassicurato gli amatriciani dicendo
loro, calorosamente, che non verranno lasciati soli e che il governo è con
loro. I palloncini bianchi rappresentavano i tanti piccoli angeli che son
volati in Cielo, tra le braccia di Dio. Questo sisma, che ha causato una
devastante tragedia, fa pensare a quanto possa essere fragile e preziosa, al
tempo stesso, la vita... un dono che va vissuto con la consapevolezza che ogni
suo respiro, sensazione, ogni piccolo gesto che facciamo, quotidianamente, ha
un’importanza incredibile. Dobbiamo continuare a stringerci tutti forte intorno
ad Amatrice, a tutte le zone colpite da questa catastrofe, come se volessimo
formare un grande abbraccio, una catena fatta d’amore pronta ad accarezzare
tutti gli animi pieni di dolore.
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