L'INTERVISTA
Il regista e scenografo Enrico Castiglione firma “Madama Butterfly”
di Redazione
Incontriamo
Enrico Castiglione mentre è intento alle prove che fervono nella cavea
millenaria. L’artista romano di origini siciliane, reduce dai trionfi di
pubblico e di critica riportati in Cina, America e Grecia, nel 2016 festeggia
peraltro a Taormina un duplice importante anniversario, che sancisce il suo
profondo legame con la Città del Centauro.
Un doppio record per lei, maestro Castiglione: dieci
anni di successi al Teatro Antico di Taormina e, dal 2011, sei anni di dirette
delle sue regie in mondovisione nei cinema e in televisione . Qual è il
bilancio di questo percorso in crescendo, fatto di sold out ma anche di tanta
tenacia di fronte all’evidente crisi della cultura e dei teatri?
“Non amo fare bilanci e lascio questo compito
a chi si occupa del settore. Certamente, fin da quando sono stato nominato
direttore artistico della sezione ‘Musica e Danza’ di Taormina Arte nel 2007,
ho avviato un percorso che il pubblico ha dimostrato di apprezzare in maniera
sempre più eccezionale, un pubblico proveniente da ogni parte del mondo ed
abituato a frequentare i grandi teatri dell’opera delle grandi città. Ho
esordito nel 2007 con la ‘Medea’ di Luigi Cherubini, trasmessa da RAI UNO, poi
è stato un crescendo di allestimenti che hanno riscosso consensi
internazionali, come ‘Aida’ del 2009 prodotta con la UNITEL e trasmessa in
tutto il mondo sui canali di SKY Classica, per poi iniziare nel 2011, nell’anno
del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, con la diretta RAI nei cinema in
tutto il mondo del ‘Nabucco’, un successo veramente travolgente, con migliaia
di persone a vedere l’opera in diretta sui grandi schermi delle sale
cinematografiche dotate dell’alta definizione. Da allora con la RAI e con i
distributori cinematografici abbiamo avviato un’intensa collaborazione che ci
ha portato a trasmettere ogni estate una mia regia operistica in diretta nei
cinema, unico regista in Italia e in Europa! La ‘Norma’ nel 2012, ‘Rigoletto’
nel 2013 (con record di ascolti anche per RAI 5), ‘Cavalleria rusticana’ e ‘Pagliacci’
nel 2014, ‘Carmen’ nel 2015 e quest’anno, ‘Madama Butterfly’, questa volta
addirittura registrata in 4K ovvero come se fosse pellicola”.
I suoi allestimenti lirici hanno uno spiccato taglio
cinematografico che li rende particolarmente attraenti. Vanno perciò a ruba
anche i video, mentre i network televisivi (Rai, Sky) se li contendono e li
programmano a lungo. Anche le dirette dal Teatro Antico nei cinema in tutto il
mondo hanno fatto registrare numeri da capogiro: quest’anno tocca alla
struggente ‘Butterfly’. Quanto la affascina la regia televisiva rispetto a
quella teatrale? Le riproduzioni in video minacciano o promuovono lo spettacolo
dal vivo?
“La particolarità di queste mie regie
teatrali, ed ora sempre più cinematografiche, è che lo spettatore, al cinema,
può vivere l’emozione di un film... che viene però realizzato live, in diretta.
È ogni volta una sfida difficilissima.
Il cinema ‘tradizionale’ si costruisce scena dopo scena, non c’è pubblico: qui,
per l’Opera lirica il discorso è diverso e forse più arduo, perché una volta
che parte lo spettacolo la regia cinematografica deve essere fatta con otto
dieci o dodici camere in diretta, senza possibilità di ripetere una scena
venuta male o che non soddisfa, e senza potersi fermare. Il tutto davanti agli
occhi del pubblico seduto in teatro e di quello seduto in tutto il mondo, nello
stesso momento, nelle poltrone delle sale cinematografiche. E’ un cimento
affascinante, non c’è che dire... Ma tutto parte dalla regia teatrale, che
bisogna costruire appunto con spiccato senso teatrale, muovendo i personaggi e
costruendo le loro relazioni, i movimenti, gli itinerari, ma anche e
soprattutto le prese, gli sguardi.... insomma, possiamo parlare di un modo di
fare spettacolo totale, che già grazie alla musica è universale. Poi, dopo il ‘live’
si può rifinire il prodotto e creare il dvd, il blu-ray, per vedere ed
ascoltare l’opera con ancora maggiore attenzione e dovizia di particolari: ma
il fascino dello spettacolo dal vivo, ed ora anche il fascino della diretta
cinematografica, di un qualcosa che gli artisti e il pubblico vivono insieme
contemporaneamente, sono assolutamente straordinari ed insostituibili” .
Senza svelaci troppo, ci porti dentro alla sua regia
di “Butterfly”, opera che mette in scena per la prima volta.
“È la tragica storia d’amore di una ‘farfalla’,
una bambina giapponese di 15 anni... una ragazza divenuta donna, una donna
divenuta femmina delicatissima, fragilissima, ingenua, che crede nella vita e
nell’amore. Ho voluto creare per il suo personaggio continue movenze leggere, e
Cio-Cio-San si muove per tutta l’opera con la grazia, la fragilità, la delicatezza
e la dolcezza di un essere fragilissimo, appunto la farfalla. Pinkerton,
americano sfrontato e conquistatore, se ne innamora subito, ma il suo è un
amore effimero, è possesso. Cio-Cio-San, invece, si innamora per davvero e
questo la porterà alla morte quando il destino spezzerà le sue ali da farfalla
e lei perderà, in un attimo, tutto. Spero di trasmettere al pubblico come la
più grande delicatezza possa essere distrutta dall’egoismo dell’uomo e di ciò a
cui possiamo arrivare” .
Come ha scelto il cast internazionale che sarà
protagonista del film opera che sarà visto in diretta da migliaia di spettatori
in teatro e al cinema, e poi in differita su RAI1, RAI 5 e sulle principali
emittenti?
“Ho scelto il cast, come sempre, per la
qualità delle voci, veramente eccezionali, ma anche per l’intensità dei volti e
per il saper stare in scena, che nella mia regia ho plasmato in funzione sia
del pubblico presente in teatro che per il grande schermo cinematografico.
Proviamo già da venti giorni e posso dire di avere selezionato un cast di cui
sono molto contento” .
Lei è un artista globetrotter, applaudito dalla Cina
alle Americhe e naturalmente in Europa: è vero che all’estero le cose vanno
meglio? Cosa si può e si deve cambiare?
“La crisi sta investendo tutto il mondo e
sono in crisi anche istituzioni come il Metropolitan di New York. Ma all’estero
generalmente, dalla Cina agli Stati Uniti, c’è rigore, precisione, rispetto,
una maggiore efficienza ed organizzazione. Tutti aspetti che in Italia stiamo
perdendo, per tanti motivi: dalle regole sbagliate del sistema, al tracollo in
corso degli enti locali che una volta sostenevano l’arte e la cultura e che ora
stanno riducendo sempre di più non solo l’entità dei finanziamenti, ma anche e
soprattutto i tempi di liquidazione. In Italia è diventato difficilissimo
produrre e dirigere festival e teatri, perché potremmo dire benevolmente che
non funziona quasi più nulla, dappertutto” .
Il suo lungo e collaudato sodalizio di regista e
scenografo con la costumista Sonia Cammarata ha portato entrambi a definire una
cifra stilistica armoniosa e inconfondibile, sempre diversa da un allestimento
all’altro eppure riconoscibile. Su quali basi stilistiche operate, a quali
correnti artistiche siete più legati?
“Siamo una coppia nella vita e nel teatro,
Sonia ed io, fin dal 2003, quando su invito di Giorgio Albertazzi ho firmato la
regia e la scenografia di un’opera capolavoro di Leonard Bernstein, ‘Candide’, al Teatro Argentina di Roma. Da
allora siamo inseparabili ed abbiamo firmato decine e decine di allestimenti in
tutto il mondo. Sonia ha un estro straordinario nel ricreare il costume
storico, reinventandolo, e la qualità delle sue creazioni, sia per fattura che
per disegno, sono unanimemente riconosciuti in tutto il mondo. Condividendo
anche la vita privata, è ovvio che un allestimento prima nasce tra di noi, lo
studio dell’epoca, la ricerca delle soluzioni, e siamo sempre in sintonia
quando una volta trovata l’idea scenografica in cui accogliere quella registica
passiamo allo studio di tutto ciò che è visuale, dai costumi ai cappelli, dalle
scarpe all’attrezzeria. È uno studio continuo, in cui ci si reinventa ogni
volta... perché ogni volta è come se fosse la prima volta”.
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