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 lunedì 18 aprile 2016

CITTÀ DEL VATICANO

Presentato il libro di Maria Pia Risa “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi”

di Redazione


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Un libro che sonda religiosamente le varie epoche della letteratura italiana, evidenziando i poeti che si candidano a portavoce dell’eternità”: con queste parole il saggista e critico letterario don Santino Spartà ha introdotto nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano la presentazione del libro “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi (editoriale Agorà), curato dalla siciliana Maria Pia Risa. Il volume raccoglie 209 poesie-preghiere scritte dal Duecento ai giorni nostri, attribuite complessivamente a 58 autori. L’opera esordisce con San Francesco d’Assisi per giungere ai contemporanei, passando per figure prestigiose come Dante Alighieri e san Giovanni Paolo II; le loro orazioni sono state selezionate con un paziente lavoro di ricerca, svolto quasi esclusivamente nella Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma. “Tutti gli autori – ha aggiunto don Spartà, che ha curato l’introduzione dell’antologia – hanno affidato stilisticamente all’Altissimo gioie intime e problematiche esistenziali tramite le loro appassionate invocazioni. Ecco quindi sfilare tra le pagine le figure di santi, beati, preti, suore, laici, ma anche nomi dichiaratamente lontani dal Cristianesimo, tra cui Leopardi, D’Annunzio e Montale, che la curatrice ha individuato quali autori di poesie-preghiere”.

Monsignor Emery Kabongo, che fu per sette anni segretario particolare di San Giovanni Paolo II, intervenendo alla presentazione ha raccontato alcuni aneddoti della sua collaborazione con il Papa polacco, ricordandone il grande amore per l’arte poetica.La poesia si può realmente definire un dono di Dio – ha osservato il prelato – è un veicolo che ci aiuta a riflettere e a rendere migliore la società in cui viviamo, oltre ad essere una formidabile modalità di preghiera”. “L’incontro fra poesia e religione non è scontato”, ha aggiunto il vaticanista Rai Raffaele Luise. “Eppure nel dinamismo della poesia autentica c’è sempre un’interrogazione profonda al mistero della creatura, che rappresenta il vero fil rouge dell’antologia di Maria Pia Risa”. Luise si è soffermato sul “Cantico di Frate Sole” di san Francesco d’Assisi, che apre il florilegio, “un testo profetico, continua fonte di ispirazione per il nostro Pontefice, come dimostra l’enciclicaLaudato si’. “In un tempo in cui si assiste alla crisi dell’invocazione – ha concluso il vaticanista Rai – il volume che presentiamo oggi ci dona una memoria viva, capace di fecondare il deserto in cui viviamo”.

Il libro curato da Maria Pia Risa merita di essere conosciuto per il suo argomento profondo e per la sua grande validità formativa ed educativa, specie per le nuove generazioni”, ha aggiunto il giornalista Giuseppe Vecchio. Un ulteriore merito va alla caparbietà e al coraggio di concepirlo in Sicilia, dove le difficoltà di fare cultura sono rilevanti, specie nell’ambito della carta stampata”. “Realizzare questa raccolta è stato come tessere una tela”, ha spiegato la curatrice Maria Pia Risa. “Nel cercare un filo conduttore fra i diversi autori e selezionare i testi, ho tenuto ben presente la sottile, ma nodale differenza fra poesia-preghiera e poesia-religiosa: solo la prima, infatti, contiene un’invocazione”. “È importante ricordare che non si prega solo frequentando le celebrazioni religiose; si può pregare anche facendo poesia, a volte senza accorgersene. Il linguaggio poetico diventa così una cassa di risonanza per gli interrogativi che da sempre attanagliano l’uomo”, ha puntualizzato la Risa.

La presentazione dell’antologia moderata dall’annunciatrice Rai, Rosanna Vaudetti – è stata arricchita dalla declamazione cantata di alcune poesie-preghiere musicate dal maestro Gesuele Sciacca, accompagnato dalla sua band. Tra le liriche eseguite ci sono il “Cantico di Frate Sole” di san Francesco d’Assisi, “Infondi la saggezza della pace” di san Giovanni Paolo II, “A filo di cielo” di Angelo Barile, “Non senti Tu, o Signore” di Luca Ghiselli, “Tu navighi sul fiume” di David Maria Turoldo, e due testi di Giuseppe Ungaretti: “La madre” e “Dannazione”.


 


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