ROMETTA
La festa del Patrono San Leone
di Alfonso Saya
Il 20 febbraio,
ricorre la festa di San Leone, Protettore della città di Rometta, l’acropoli di
Messina, a detta di qualcuno, basti pensare che quando la Città dello Stretto
assunse l’attuale stemma con croce dorata su sfondo porpora, diede il proprio
emblema con le tre torri a Rometta, cittadina millenaria, dove si ammirano i
ruderi del Castello di Federico II e tante altre vestigia del suo glorioso
passato, come la Chiesa bizantina di oltre mille anni. San Leone visse nell’VIII
Secolo dell’era cristiana tra il 720 e il 780, nacque a Ravenna dove trascorse
la fanciullezza nello studio e nelle buone opere. Progredì tanto nelle virtù
che il Signore gli concesse di operare miracoli per cui venne stimato di essere
consacrato sacerdote. Volle entrare nell’Ordine di San Benedetto, lasciò
Ravenna e venne nella nostra Sicilia dove l’Ordine era diffuso. A Reggio
Calabria s’incontrò col vescovo Cirillo, che lo scelse come suo segretario e lo
nominò arcidiacono. La fama di Leone si diffuse e alla morte del vescovo di
Catania, San Sabino, i Catanesi lo elessero loro Vescovo. Fu un Pastore pieno
di zelo, difese, la Fede cristiana contro l’eresia iconoclasta e si distinse
per la carità verso i poveri e l’austerità della vita. C’era un mago, Eliodoro,
che, strumento di Satana, cercava di sedurre le anime dei Fedeli con sortilegi
e magie e metteva in ridicolo gli insegnamenti del vescovo Leone e le verità
della Fede. San Leone cercava di convertirlo e demolire con i miracoli la sua
opera diabolica, ma lui lo denunciò come ribelle e nemico dell’ Imperatore
Costantino il Copronimo, che perseguitava la Chiesa. San Leone fu chiamato a
Costantinopoli a discolparsi. Col suo potere taumaturgico, riuscì ad ottenere
la libertà. S’imbarcò su un legno corsaro e convertì il Capitano e la ciurma.
Sbarcato a Catania, riprese, con più zelo, la sua missione pastorale, e nella
Chiesa di Sant’Agata, affluivano gli infedeli per ricevere il Battesimo. Eliodoro ritornò a Costantinopoli, e lo calunniò, nuovamente, e, stavolta,
riuscì ne suo scopo. Leone, prima di separarsi dai suoi figli, li riunì nella
Chiesa di Sant’Agata, raccomandò loro di resistere all’eresia iconoclasta ed
alle arti sataniche del mago. Ispirato da Dio, li portò al celebre Panteon
della città che era sormontato da un elefante a cui i pagani attribuivano
potere divino, ed invocato l’aiuto della SS. Trinità, fatto un segno di Croce
quel grande edificio crollò ai suoi piedi. Il simulacro dell’elefante restò
sepolto tra i rottami. Eliodoro lo disseppellì al ritorno da Costantinopoli. San
Leone condannato all’esilio, scelse come meta Rometta che ebbe, così il
privilegio di ospitare il grande Santo. Rometta fu onorata della sua Presenza.
Il suo primo rifugio fu una grotta scavata nella roccia che forma l’acrocoro,
la rocca, sul quale siede Rometta. Ivi, la sua anima potè ritemprarsi dalle
lotte sostenute col mago Eliodoro, trascorrendo la vita nella preghiera, nella
penitenza e nel lavoro, aiutando i legnaioli, osservando, quindi, la Regola di
San Benedetto: “Ora et labora”. La Grotta
in cui vi è l’acqua miracolosa fatta sgorgare dal Santo, è sacra ai Romettesi,
non si contano, i prodigi compiuti dal grande Santo che, appunto, è il
Protettore di Rometta.
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