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 domenica 17 gennaio 2016

RECENSIONE

Assolo: un film pensato per le donne

di Tiziana Santoro


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Dopo il fortunato esordio con “Ciliegine” che gli è valso la candidatura al David di Donatello e al Nastro D’Artento, Laura Morante ci riprova. L’attrice nei panni di interprete, registra e sceneggiatrice in collaborazione con Daniele Costantini, dà vita ad “Assolo – si può essere felici anche fuori dal coro. Il film, nelle sale cinematografiche dal 5 gennaio, prende in prestito dal canone della commedia il modulo espressivo attraverso cui offrire uno squarcio significativo delle problematiche sociali del nostro tempo, le quali attengono alla visione maschilista del ruolo della donna e alla tematica della famiglia allargata e delle idiosincrasie su cui essa si erge. La protagonista è Flavia una donna costantemente messa in crisi dal contesto affettivo e sociale di appartenenza: dopo il fallimento dei suoi due matrimoni, si ritrova a vivere le complessità di una famiglia allargata e a condividere cene, pranzi e vissuto quotidiano anche con le nuove compagne dei suoi ex mariti. Nel difficile contesto Flavia è l’esclusa e al tempo stesso l’inetta: cerca approvazione e amore, ma non riesce ad ottenerli; ambisce all’emancipazione, ma non ha abbastanza fiducia in se stessa.

Così accade che la protagonista tenta un percorso psicanalitico che la aiuti a riscattarsi e a trovare una dimensione indipendente e più serena della sua vita. La prospettiva psicanalitica capovolge le dinamiche e così si scopre che l’individuo sano è proprio Flavia che si sforza di migliorare se stessa e non cede a dinamiche di coppia insane e fondate sulle patologie dei singoli individui. La regista illumina con la cinepresa, magistralmente, le dinamiche perverse di personaggi irrisolti che cercano il completamento nell’altro e che cementano unioni malate e per questo destinate anch’esse a finire, per lasciare spazio a nuove relazioni fallimentari. La visione distorta della coppia che gli attori interpretano è essa stessa a mettere in crisi i valori e l’individualità di Flavia, voce fuori dal coro, e per questo mal giudicata e schernita da chi, piuttosto che indagare le proprie ragioni del cuore, preferisce imporre il proprio bagaglio di fallaci certezze. Domina per tutta la durata del film la visione maschilista della donna sopraffatta, ad oggi, dai modelli stereotipati che il mercato dell’immagine propone.

Con verve e perizia l’attrice Angela Finocchiaro interpreta l’amica di Flavia, abbandonata dal marito, rifiutata dalla figlia e messa da parte dalla società, cerca disperatamente di recuperare una posizione e un ruolo nella comunità, ma l’ossessione per la chirurgia estetica e per l’età che avanza la spinge irrimediabilmente verso la depressione e la solitudine. La denuncia di Laura Morante regista è quella verso una società per cui l’individuo, la sua professionalità e il suo valore soggiacciono al modello stereotipato e all’illusione, svuotandone l’essenza e la sostanzialità. Una critica feroce, quella della Morante, contro le dinamiche socio-esistenziali del nostro tempo, una lotta contro i cliché delle verità assolute di una massa che oppone l’assenza dei valori ai valori stessi del vivere. Magistrale l’interpretazione di attori di mestiere tra cui Francesco Pannofino, Antonello Fassari, Emanuela Grimalda, Lambert Wilson, Piera Degli Esposti, Marco Giallini, Donatello Finocchiaro e Carolina Crescentini.

Unica pecca è il finale, da un film che dissacra con umorismo e sarcasmo i luoghi comuni, lo spettatore non si aspetta che a far da padrone, nella scena conclusiva del film, sia proprio il luogo comune per eccellenza. Accade, infatti, che al termine del suo percorso di consapevolezza e presa di coscienza del proprio valore individuale, Flavia approda comunque all’amore e trova riparo nell’unione di coppia. La Morante denuncia la malattia del nostro tempo, ma vuole rassicurare lo spettatore mostrando che la guarigione è possibile. Per concludere il suo capolavoro la regista ha scelto il più banale lieto fine sentimentale, forse per ricordare al pubblico che comunque vada è l’amore che conta e che una relazione sana può nascere solo tra individui sani, risolti e realizzati.


 


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