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 domenica 30 agosto 2015

RECENSIONE LIBRARIA

Domenica Timpano – realtà parallele

di Redazione


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Cos’è la realtà? Per alcuni è quell’insieme di sensazioni percettive che ci restituisce il contesto in cui il nostro corpo fisico si muove e agisce; un quadro fatto di suoni, immagini, odori, sensazioni e sapori. Ma è davvero tutto qui? Potrebbe esserci molto altro intorno a noi che non siamo in grado di percepire, o addirittura questa potrebbe non essere l’unica realtà esistente, ma potrebbe esistere un mondo parallelo al nostro in cui si muovono e agiscono altre persone, oppure diverse versioni di noi stessi. Insomma, quello che viviamo è reale o è solo un’illusione? Un quesito che da sempre ha tenuto impegnati filosofi, pensatori e, naturalmente, scrittori. A partire dal mito della caverna di Platone, innumerevoli sono i libri che affrontano questo dilemma cercando di dare una risposta plausibile. Non è sempre facile però prendere una posizione univoca sull’argomento, come dimostra Domenica Timpano nel suo Realtà parallele (Pellegrini editore, pp. 128, € 12,00), che, partendo dall’assunto che esista più di un’unica realtà, ci conduce all’esplorazione di tutte quelle possibili.

Quattro racconti, ma non quattro realtà

I quattro racconti che compongono l’opera presentano vari scenari in cui mondi paralleli si intersecano tra loro, i personaggi sono in perenne bilico, senza riuscire a tracciare un confine netto tra ciò che è reale e ciò che non lo è. In Chat, per esempio, la protagonista si rifugia nella confortevole idealizzazione che la realtà virtuale consente. Stanca del quotidiano, si lascia cullare nella piacevole sensazione di sentirsi finalmente apprezzata, anche se non sa da chi. Tutt’altro scenario troviamo in Realtà parallele, il racconto eponimo, dove la coesione tra stati di esistenza diversi consente alle presenze immateriali di entrare in contatto con chi ancora è vincolato al mondo sensoriale, ma che in qualche modo è predisposto a vedere oltre il proprio sguardo. Il tema della sopravvivenza dell’anima dopo la morte è la traccia forse più costante nel libro; l’autrice si sofferma a riflettere proprio su quegli stati di incoscienza in cui la mente resta sospesa, e si possono visitare mondi di una bellezza innaturale, incontrare persone sconosciute, che però al tempo stesso ci sembrano familiari, come se fossero la materializzazione dei desideri e delle paure nascoste nel proprio inconscio. È quello che accade in Resto del mondo e Il giorno buio. Proprio in questo racconto, che apre l’opera, l’autrice si abbandona a una riflessione metanarrativa: la scrittura potrebbe essere considerata come una potenza in grado di creare microcosmi del tutto indipendenti in cui l’autore assume le sembianze di divinità creatrice e distruttrice. Quanto libero arbitrio è concesso ai personaggi? Non è quindi forse possibile che ciò che noi definiamo realtà sia invece il frutto della mente di un qualche scrittore?

Paranormale, filosofia, psicanalisi: a ognuno la sua interpretazione

Quando ci si spinge su territori dai confini così labili in cui ogni interpretazione è plausibile ma non assoluta, è necessario non permettere che un punto di vista prevalga su un altro. Timpano riesce perfettamente in questo intento grazie a uno stile narrativo che cattura il lettore per trascinarlo in un vortice in cui si perde qualsiasi possibilità di orientamento, e l’unica cosa da fare è lasciarsi andare per vedere dove questo viaggio ci condurrà. In Realtà parallele ogni cosa diventa relativa, persino l’identità stessa dei personaggi; li vediamo mutare sotto i nostri occhi senza sapere esattamente di chi fidarci, o a chi affidarci. E qui entra in gioco la sensibilità del lettore, interprete finale che deciderà in che modo metabolizzare il libro. Leggendolo in chiave paranormale si popolerà di fantasmi e spiriti che vagano da un mondo all’altro, in maniera più o meno consapevole. Chi preferisce un’interpretazione religiosa o filosofica vi leggerà una testimonianza sull’immortalità dell’anima, che tende continuamente a raggiungere il fine ultimo, che sia l’aldilà, il semplice superamento della morte o anche il ricongiungimento nell’energia cosmica. Ma potrebbe anche essere che niente di tutto questo sia vero, e che ogni realtà in cui veniamo catapultati sia una semplice elaborazione mentale in cui prendono vita ricordi, paure e desideri inconsci. Il lettore forse accetterà alcune di queste interpretazioni, o forse nessuna. Persino le ambientazioni seguono lo stesso schema; il lettore si troverà catapultato da un luogo a un altro, in una sorta di perenne esperienza onirica, in cui il possibile e l’impossibile perdono significato. Orientarsi nell’intrico di parole e immagini non sarà sempre fattibile, e probabilmente neanche si avvertirà la necessità di farlo. Ciò che è certo è che questo libro fa riflettere, e forse il lettore resterà stupito da se stesso, arrivando a mettere in discussione tutto quello di cui era convinto. L’unico consiglio che possiamo dare a chi si appresta a leggerlo è di abbandonare ogni schermo emotivo perché sulle pagine si susseguono commozione, gioia, tristezza, confusione e a tratti persino inquietudine. Ma non è forse questo il fine ultimo per uno scrittore? Non è forse ogni libro una chiave per entrare in una realtà parallela?

Letizia Rossi (www.bottegascriptamanent.it, anno VIII, n. 88, dicembre 2014)


 


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