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 martedì 16 giugno 2015

STORIA

Messina dalle sue origini (IX parte)

di Filippo Scolareci


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Anassila con l’aiuto dei Messeni, dopo una cruenta lotta condotta per mare e per terra, riuscì a espugnare Zankle. Una volta entrato in città, per vendicarsi dallo smacco a suo tempo subito, Anassila intendeva uccidere tutti i Sami e i Milesi che erano riusciti a sopravvivere alla battaglia. Ma questo suo intento di vendetta non riuscì a portarlo a termine, in quanto i due capi Messeni Gorgo e Manticlo si opposero e nel contempo pretesero, avendo riconosciuto agli Zanklei gli onori di guerra per la loro grande capacità combattiva, che tutte le forze presenti dovevano pacificarsi per iniziare la ricostruzione della città, che fu rifondata “lontano un miglio dalla vecchia Zankle” ed alla quale venne dato (tutti di comune accordo) in ricordo della loro terra, il nome di “Messene” in segno di rappacificazione tra i discendenti dei preellenici Siculi che ancora sopravvivevano, i Sami ed i Messeno-Zanklei ed anche per ringraziare finalmente gli dei della riconquistata unità interna.

Infatti per questo motivo venne edificato (nella zona che poi fu detta delle “Quattro fontane” ma che adesso invece ne rimangono soltanto due), un superbo tempio dedicato ad Ercole Manticlo. A questo punto per Messene si entra in una nuova fase storica e con essa nel contempo si determina un nuovo “ethnos” e uno stravolgimento totale nella strategia di governo, in quanto Anassila con l’accorpamento della città del Peloro riuscì a costituire un territorio abbastanza vasto ed unitario da essere considerato sotto l’aspetto politico ed amministrativo come un vero e proprio regno, tanto da battere moneta con la stessa tipologia di Rhegion, abbinando la testa di leone dalla lato dritto della moneta e con un profilo di vitello sul rovescio, pur se entrambe si presentavano differenti solo nella denominazione etnica. Pertanto dal 497 e fino al 362 a.C. le serie monetarie che verranno coniate si evidenzieranno in modo perfettamente uguali sia nel tipo che nel metro, ma con la sola distinzione della città di appartenenza. A un certo punto Anassila, che aveva sempre avuto questo forte desiderio di entrare in possesso della città Peloritana, lasciò il governo della città di Rhegion nelle mani del figlio Leofrone e si trasferì a Messene.

Tuttavia, poiché questa ultima città ormai veniva amministrata in modo limpido e con saggezza, non appare abbastanza chiaro invece fino a che punto egli abbia rispettato la gestione della cosa comune e quale ruolo sia andato a ricoprire una volta giunto al di là dello stretto. Probabilmente, con questa mossa ha voluto legittimare il suo potere assoluto. Pur tuttavia, non si hanno notizie di divergenze o di malumori per questa sua intromissione nella cosa pubblica di Messene, ma con molta probabilità gli sarà stato riconosciuto lo status di comandante militare supremo dell’area dello Stretto. Dopo essere riuscito ad ottenere il completo controllo della sicurezza dello Stretto, Anassila dovette seguire un’abile e accorta politica per salvaguardarsi anche dai pericoli provenienti dagli altri stati territoriali vicini. Infatti, anche le città di Crotone e Locri avevano manifestato già ampiamente delle mire espansionistiche, pertanto corse subito ai ripari facendo allestire la costruzione di una potente flotta e proprio quando nel 477 a.C. egli aveva ormai deciso di controbattere per prima la città di Locri, per farle capire che la sua potenza militare ed anche quella navale era di una certa consistenza, dovette desistere in quanto Locri prima ancora di essere sottomessa si rivolse chiedendo aiuto a Siracusa.

Pertanto in considerazione della buona posizione geografica di questo “Regno dello Stretto”, dove in entrambi i lati transitavano e sostavano tutte le mercanzie destinate nell’alto Tirreno o per quei paesi che si trovavano nell’area del mare Egeo, non poteva assolutamente restare immune da ulteriori ed eventuali mire espansionistiche di altre civiltà di origine elleniche, cosi come vedremo in seguito.


 


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