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 martedì 7 aprile 2015

STORIA

Messina dalle sue origini (V parte)

di Filippo Scolareci


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L’intensità e l’incremento degli scambi, costrinse gli abitanti della città di Zancle ad abbandonare il baratto e ad adottare la circolazione della moneta, già inventata tra il VII e VI secolo a. C. in “Lidia”, nell’attuale Turchia, dove la produzione dei pezzi metallici che venivano fusi e marcati dalle fonderie private attirò l’attenzione e l’intelligenza del re Creso che ne comprese in pieno l’importanza, riservando soltanto al proprio Stato tutte le emissioni, istituendo un controllo diretto sulle officine che fabbricavano pezzi di elettro (lega di oro e di argento) di forma rotondeggiante e di peso costante che recavano il marchio reale, a comprova della garanzia del peso e della purezza della lega che si chiamarono “statere” (che significava peso standard), pertanto di fatto divennero le prime monete della storia. Il successo ottenuto dal re Creso, rendeva più facili gli scambi commerciali, pertanto se ne diffuse l’uso anche nei paesi vicini come la Persia e la Grecia, i quali, conseguentemente anche ai loro continui viaggi, sono stati costretti ad adottare questo sistema di pagamento per facilitare i loro commerci. Certamente, considerando anche i continui contatti dei greci con le nuove colonie della futura “Magna Grecia”, non passò molto tempo che questo tipo di pagamento, anche in questi siti, dimostrò in pieno il suo sviluppo e la sua completa utilità.

Infatti, d’altra parte, la moneta ebbe un profilo ben preciso non solo come un mezzo di pagamento più comodo e meno ingombrante, ma anche,come nuovo tipo di ricchezza mobiliare, disponibile per gli investimenti di volta in volta suggeriti dalle varie situazioni economiche, conseguentemente al deciso incremento degli scambi e delle attività industriali ed artigianali già determinatesi in tutte le città greche, le quali intrapresero rapporti di affari con il nuovo mondo coloniale in modo piuttosto specifico con quelle marittime, ove ad un’economia chiusa, a carattere quasi tipicamente agricola, si sostituisce, poco per volta, con quella aperta a carattere commerciale e industriale. Le prime monete coniate nella città di Zancle che si riferiscono agli anni 535-525 a. C. sono le Dracma d’argento, che ne attestano la vocazione marinara e la dimensione “emporica”, le cui prime serie sono state rinvenute in tesoretti trovati in Egitto, Giordania e persino all’interno dell’Iran ad Ecbatana. Il lato dritto riporta impresso nei lembi la falce del porto e nel suo interno un delfino guizzante con la scritta DANKLE (Zancle), mentre nel suo rovescio viene rappresentato un quadrato diviso in scomparti ed al centro una conchiglia.

Il primo Messenion, sempre d’argento, risale al 488-481 a. C. e nel suo lato dritto riporta una testa leonina, mentre sull’altro profilo viene riportato una testa di toro e la scritta della città. Nel 478-476 viene invece coniato il rarissimo Messenion d’oro, che riporta sul lato dritto una lepre in corsa con la dicitura dorica della Città, il tutto inserito in cerchi di palline, mentre nel rovescio riporta una biga di mule al trotto con alla guida una figura muliebre. A questo punto non riteniamo di continuare nella descrizione del conio posteriore, in quanto abbastanza ampia risulterebbe la iconografia e la relativa trattazione, in considerazione che Messina battè moneta quasi ininterrottamente dalla prima data sopra riportata fino al 1678, assumendo in determinati periodi (durante il periodo normanno-svevo e quello aragonese) la funzione di sede principale della zecca del Regno di Sicilia.

Storicamente, per quanto riguarda il VI secolo a. C., in considerazione della raggiunta ormai opulenza economica della città, non si riscontrano ulteriori fatti degni di nota, ma proprio per la sua invidiabile posizione geografica e la sua particolare funzione nello smistamento delle merci legate all’ampio traffico marittimo che si era venuto a creare, l’inizio del V secolo a. C. evidenzia, invece, l’interessamento espansionistico da parte di altre potenti colonie greche della Sicilia ed in modo particolare, tra di esse si pone principalmente Gela, con il suo tiranno Ippocrate, il quale con una politica di aggressione si era impadronito già di Naxos, di Lentini e di Camarina e forse anche Himera, secondo lo storico Conone, ma non confermato dagli atti storici del periodo.

Lo scopo principale di Ippocrate era l’unificazione di tutta la grecità della Sicilia Orientale sotto la sua piena giurisdizione per togliere ai calcidesi il controllo dei traffici che dal Tirreno raggiungevano oltre alla Grecia, la penisola italica, la Spagna e le coste settentrionali africane. Ippocrate, dopo avere occupato Zancle, con l’aiuto del tiranno di Siracusa Gelone (Erodoto, Storie, 7, 154), insediò come “mounarchos” un suo fidatissimo generale greco di nome Scite, già tiranno di Coo. Pertanto con questa invasione subita, gli Zanclei divennero nominalmente alleati, ma in sostanza “sudditi” di Ippocrate. Come per ogni città da lui conquistata, teneva la citta di Zancle asservita alla sua volontà, anche con l’appoggio di una parte dei cittadini che aderivano al partito “dorizzante” e pertanto filogelesi.


 


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