Com’è
immensa la Tua bontà, Signore,
per
portare la Tua Croce
sulle
Tue spalle, sin al Calvario.
Silente
e con l’incedere
d’un
peregrino errante la portasti,
di
nulla Ti lamentasti,
eppure
soffrivi per noi peccatori.
Fratello
celeste...
Tu
il più bello dei figli degli uomini,
elevato
poi sull’albero della Croce,
nel
deserto del Tuo cuore...
del
Tuo dolore...
su
quel legno a portare, a pagare
e
cancellare il peso del nostro peccare.
Un
anelito di tristezza ci assale
a
pensare che sei lì...
vedere
il Tuo volto irriso e sfigurato
e
percepire il dolore
che
sgorga dal Tuo cuore.
A
Te, Fratello nostro, uomo dei dolori
“che
ben conosce il patire”
volgono
gli occhi e il pensiero nostro,
sei
Tu che essi anelano.
Perché
la Tua luce, Signore,
è
sorgente d’amore,
rugiada
che disseta
e
come manna celeste
sazia
per sempre il cuore!