STORIA
Messina sin dalle Origini (II parte)
di Filippo Scolareci
Le fasi culturali della media e
tarda Età del Bronzo della città di Messina sono meno documentate, in quanto
proprio in questo periodo l’abitato dalla piana costiera si sposta sui rilievi
collinari, essendo questi luoghi più adatti alla difesa. Comunque, proprio
durante gli scavi effettuati a Camaro avviene il ritrovamento di un idoletto
litico di tipo cicladico a forma di violino in un insediamento tipico della “facies”
di Piano Conte, cioè una “facies” che si estende dal Peloro alla Campania e
quanto fa intravedere, secondo gli studi di Bernabò Brea, una civiltà
profondamente improntata in apporti trasmarini, che caratterizzerebbe l’Eneolitico,
cioè il corso del III millennio a.C., tanto più che un ampio frammento di un
vasetto in pietra alabastrina indicherebbe un’importazione cicladica.
Da recenti scavi nel Corso
Cavour, presso Piazza Duomo, sono emersi resti in atto al vaglio della
Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali (così, come riportato nelle pagg.
27/28 da Sebastiana Nerina Consolo Langher, in Messina, Storia, Cultura, Economia, edito da Rubbertino Editore
srl, nel mese di novembre 2007). Anche durante gli scavi per la
costruzione del palazzo Colapesce, sulla Via La Farina, nei pressi del
Cavalcavia (vicino alla stazione ferroviaria), sono emersi resti e delle
fondamenta al vaglio dell’Ente sopracitato. Adesso, andiamo a vedere l’arrivo
nella terra del sole dei Sicani e, successivamente, dei Siculi: i Sicani
costituivano, con certezza, la più antica popolazione della Sicilia e si
autodefinivano autoctoni.
Ma secondo lo storico Tucidide (n. Atene il 455 a.C.
e morì dopo il 423 a.C., che è stato generale, storico greco, nonché esponente
della letteratura greca che scrisse il suo capolavoro La Guerra del Peloponnesso), i Sicani erano di origine Iberica, ma
sono stati scacciati via dai Liguri. Infatti, proprio nell’odierna Spagna, in
precedenza esisteva un fiume chiamato Sicano. Quando giunsero in Sicilia, che
prima si chiamava Trinacria, cambiarono il nome dell’isola in Sicania. Si erano spinti e impiantati in
tutta l’Isola, ma quando sono giunti i Greci, occupavano soltanto la parte ad
Ovest dell’Imera del Sud e cioè lungo e oltre la linea del fiume Salso, in
quanto con l’arrivo dei Siculi, giunti in massicce forze, sono stati spinti in
quella parte occidentale della Sicilia, come già detto, che va fino al Sud dell’isola
e fino a Palermo.
A conferma della tesi che loro si
sentivano autoctoni, Dionigi di Alicarnasso, riportando un parere di Ellenico,
narra che sia i Siculi, gli Elimi (che si stanziarono nel Trapanese) che gli
Ausoni (che poi si stanziarono definitivamente nelle isole Eolie), giunsero
nell’isola tre generazioni prima della guerra di Troia. I Siculi, invece, erano un popolo
indoeuropeo di origine incerta che, arrivati nella Penisola, sarebbero stati
cacciati dagli Opici fuggendo su delle zattere e, pertanto, sarebbero passati
in Sicilia verso la metà del XIII secolo a.C. (data indicata da Ellanico di
Mitilene e da Filisteo di Siracusa), arrivati in forze nell’Isola, dove
trovarono i Sicani, i quali erano già una civiltà in decadenza e in seguito a
un eruzione dell’Etna, in modo graduale, li spinsero oltre i loro confini,
definendoli con gli stessi sconfitti, che sono quelli che abbiamo già detto.
Infatti, in base ai ritrovamenti
archeologici, esiste una nettissima rottura intorno al 1250 a.C. a Lipari dove
appare un popolo portatore della civiltà “ausonica” a carattere peninsulare
abbastanza pronunciato. Mentre, occorre precisare invece che, contrariamente
agli invasori di Lipari, i nuovi conquistatori Siculi avrebbero assimilato in
buona parte la cultura del popolo che li aveva preceduti, introducendo tra l’altro
l’uso del cavallo e del rame e, inoltre, praticavano la
sepoltura dei morti in tombe di tipo a “forno” riunite in grandi necropoli.
|