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 martedì 7 ottobre 2014

TAORMINA

Il dialogo interreligioso oltre stereotipi e luoghi comuni

di Rachele Gerace


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Nel suggestivo monastero delle Suore Francescane Missionarie di Maria, a Taormina, si è svolto il Convegno di Formazione professionale per i Giornalisti “Raccontare il dialogo interreligioso oltre stereotipi e luoghi comuni”, incentrato sul tema del dialogo interreligioso. Il Convegno, organizzato dalla Sezione messinese dell’Unione Cattolica Stampa Italiana – UCSI in sinergia con l’Ordine dei Giornalisti, di Sicilia, ha visto partecipare un centinaio di giornalisti provenienti dall’area etnea e dal messinese.

Qualificati gli interventi dei relatori che, senza false ipocrisie e senso di autocelebrazione, hanno voluto, attraverso il racconto delle esperienze nei propri ambiti religiosi e culturali, mettere in evidenza l’importanza del dialogo come dimensione interpersonale con un “tu” che rispettiamo nella sua unicità e diversità. Dopo i saluti iniziali di mons. Carmelo Lupò, parroco di Taormina, che ha affermato quanto sia importante “fare ricerca della verità, sempre, senza limitarsi a conversazioni spesso poco valide e inutili”, e quello di Gisella Cicciò, in rappresentanza dell’Ordine dei Giornalisti, di Sicilia, che ha dato il benvenuto a tutti e letto il messaggio del vicepresidente nazionale Santino Franchina, si sono susseguiti i sei interventi programmati.

Da mons. Tavilla, parroco di Furci e direttore del periodico diocesano “La Scintilla”, che ha sottolineato l’importanza del rispetto e della verità alla base dell’esperienza giornalistica, ponendosi l’interrogativo “servire o servirsi della comunicazione?”, a Padre Alessio Mandanikiota, pastore della Comunità ortodossa e parroco della chiesa di San Nicolò dei Greci, a Messina, che, lungi dal “fare apologia della sua esistenza da eremita”, ha voluto sottolineare l’importanza del dialogo tra le varie culture, come ha fatto da sempre quella greca.

Di particolare impatto, è stato l’intervento del responsabile della Comunità Islamica Messinese, Mohamed Refaat, che ha denunciato l’abuso che, negli ultimi anni, in Italia si è fatto del termine “integrazione” con riferimenti alla comunità islamica, dissociandosi dalla violenza degli integralisti senza scrupoli ed esprimendo vicinanza alla comunità cristiana presente in Iraq: “Falso – ha detto – è il presupposto che il musulmano, in quanto tale, costituisce un corpo estraneo all’interno della nostra società; il modo più serio per affrontare la questione della presenza islamica è, innanzitutto, quello di considerare il rapporto con l’Islam dal punto di vista storico e culturale”.

Roberto Zuccotti, responsabile regionale dell’Istituto “Soka Gakkai”, nato nel 1930 per la diffusione del buddismo in Italia, ha affermato come da sempre questa corrente religioso-culturale si sia associata al pacifismo, utilizzando il dialogo per la risoluzione dei conflitti. Anche Suor Tarcisia Carnieletto, direttore dell’Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, ha dichiarato, fermamente, che in Italia tutti i movimenti (politici, culturali, religiosi) hanno sempre avuto difficoltà a diffondersi a causa della presenza di un forte tradizionalismo. Ha parlato di quelle precomprensioni che avvolgono e soffocano la comunicazione e dell’importanza della diversità come “possibilità di arricchimento”. Ha poi fatto riferimento a Nostra Aetate, un breve documento Conciliare del 1965, in cui la Chiesa invita a enunciare le ragioni della propria fede senza lasciar spazio all’arroganza.

Infine, Crisostomo Lo Presti, presidente Ucsi, di Messina, ha voluto raccontare la sua esperienza personale di conversione espressa nell’ultimo Scritto, Il canto della rosa, in cui descrive, con tratti sospesi tra umanità e misticismo, Colei (la Vergine) che per eccellenza ha accolto la verità, il Verbo. Ne è seguito un interessante dibattito moderato dalla ucsina Rachele Gerace, durante il quale, pur nella diversità di espressione, è risuonato chiaro il concetto che dialogo interreligioso non vuol dire appartenenza alla stessa religione o fede nello stesso Dio, ma il rapportarsi con un fondamento ultimo e assoluto, vivendo in una dimensione dialogica dove ogni essere umano è in armonia con se stesso e con l’Universo. Scrive Raimon Panikkar nel suo Libro L’incontro indispensabile. Dialogo delle religioni: “Il dialogo interreligioso è qualcosa di vitale (...) È un processo continuo; il suo scopo non è arrivare alla completa unanimità o mischiare tutte le religioni, ma piuttosto è comunicazione, simpatia, amore, complementarità polare”.


 


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