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 venerdì 23 maggio 2014

TASSE

Basta con il canone RAI!

di Salvatore Anzà


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Ogni anno, inesorabile come una sentenza inappellabile, siamo costretti a pagare una delle tante tasse che pesano sul reddito sempre più esiguo degli italiani. Un fastidioso balzello, oltre che inutile, e anche, a dir poco, “anacronistico”. Sto parlando proprio del canone RAI.

Dalla sua creazione, il canone sulla tv ha avuto una storia ammantata di un fascino oscuro secondo il quale è impossibile non pagarlo o disfarsi di esso. Girano su internet storie fantasmagoriche di sceriffi assoldati dalla RAI che entrerebbero di forza nelle case sventolando un mandato del giudice per controllare se c’è un televisore, e cose del genere.

Neppure la politica ha mai preso una posizione netta nei confronti di questa tassa obsoleta. Chi governa invita i cittadini a pagare il canone, mentre quando siedono all’opposizione invitano a non pagarlo. Tutto ciò crea solo confusione ed apprensione nei cittadini. Per questo, proveremo ad aiutarli con qualche consiglio.

Per quanto il nome faccia pensare a un abbonamento ai canali Rai, il canone non è altro che un’imposta sul possesso del televisore stabilita da una legge del 1938 mai abolita o riformata.

Perciò, anche se sembra impossibile scamparla, in realtà esistono almeno due possibilità per evitare di pagare: il primo è, chiaramente, quello in cui si può dimostrare di non avere televisori, anche con eventuali ricevute di vendita o portandolo in discarica o denunciandone il furto.

In secondo luogo, possiamo chiederne il “suggellamento”. Per far ciò sarà sufficiente impegnarsi a non utilizzare il televisore versando 5,16 euro attraverso un vaglia postale intestato a “Agenzia delle Entrate – Ufficio Torino 1 – Sat Sportello abbonamenti TV – Casella Postale 22 – 10121 Torino” e specificare sulla causale la volontà di far suggellare la tv e il numero dell’abbonamento.

Allo stesso tempo, è necessario inviare una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno in cui si fa la stessa richiesta.

A questo punto, l’utente non è più tenuto al pagamento del canone e, teoricamente, dovrebbe avvenire il “suggellamento” del televisore da parte dell’Ufficio tecnico erariale, al quale è stata passata la pratica.

La procedura per il suggellamento è sempre la stessa, sin dal 1938: dovrebbero presentarsi due funzionari con un sacco di juta per avvolgere il televisore, chiuderlo con un filo di ferro munito all’estremità di un piombino timbrato, redigere un verbale in tre copie, compilare un registro, eccetera. Risultato? Non viene nessuno. Ci sono utenti che hanno fatto domanda di suggellamento da oltre dieci anni e continuano a guardare la televisione gratis, anche perché l’erario incassa una piccola parte del canone e non ha interesse all’operazione di suggellamento, che verrebbe a costare molto di più.

Pensate che gli ultimi suggellamenti risalgono a non meno di trenta anni fa. Perciò niente paura e se facciamo attenzione e seguiamo alla lettera le giuste procedure possiamo non pagare più questa insopportabile tassa perché come dice Mauro Dech: “il canone Rai è la tassa più evasa dagli italiani. La considerano un doppione della tassa sulla spazzatura”.


 


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