Negli ultimi
decenni ci si è avvicinati allo studio dell’alcolismo, con
maggiore attenzione ai giovani che vi si accostano, con sempre maggior frequenza.
All’interno del centro diurno “Camelot” abbiamo raccolto una serie di interviste. Accanto ai testimoni lo psichiatra Matteo Allone, la psicologa Maria
Grazia Saia e l’assistente
sociale Cettina Gitto, mentre dall’altra parte
due utenti della stuttura che fanno uso di sostanze alcoliche.
L’età in cui i nostri giovani iniziano a bere è quella dell’adolescenza: 13-14 anni.
I luoghi sono diversi e i più
disparati: dai pub, alle discoteche, ai locali notturni, per la strada. Le sostanze, in genere, vanno dalla birra, al vino, per poi finire ai superacolici.
Varie le cause che
portano all’uso di sostanze
alcoliche: a volte, il desiderio di sentire emozioni forti, imitare
gli adulti, o il gruppo di appartenenza per non sentirsi emarginati; altre, per disturbi relazionali-affettivi all’interno
della propria famiglia. E, ancora, disagi esistenziali tipici della fase critica qual è quella dell’adolescenza, ma anche una facile
reperibilità dell’alcol, diventata quasi una questione di costume. Il loro uso diviene una
sorta di ‘disinibitore’ nei
rapporti con il gruppo dei pari età.
L’assunzione
alcolica ‘incondizionata’, perloppiù, è dovuta, soprattutto, ad una scarsissima
informazione, anzi, totale su quelli che sono i pericoli e i danni causati dall’alcol.
I due pazienti intervistati, all’interno del centro diurno “Camelot”, hanno, già, dato spunto per comprendere meglio il fenomeno dell’uso di
alcol.
Il primo paziente è un uomo di 55 anni.
È diplomato, appartenente ad uno status di provenienza medio-bassa e vive
in una zona centrale della città. Ha avuto una vita molto dura e, a causa di problemi legati alla sfera
privata, ha subìto anche il carcere. Non ha più i genitori
ed è vedovo. Vive con una visione
pessimistica della vita, infatti, lo stesso dichiara di essersi trincerato in un mondo tutto suo per
isolarsi dalla società che rivela sorprese al di là di ogni aspettativa. Ha cattivi
rapporti con i propri familiari e quando ha un problema preferisce
rivolgersi al personale referente del centro. È un etilista solitario e reputa che i luoghi migliori per assumere l’alcol siano proprio le discoteche e la casa. Le sostanze 'preferite' sono il whisky e la coca cola.
Il secondo paziente
intervistato è un giovane di 23 anni. Anch’egli è diplomato ed appartiene ad una
classe sociale media. Risiede in una zona periferica di Messina. Per quanto riguarda
la famiglia dello stesso il livello
familiare è, già, migliore,
rispetto al primo, ma quando riscontra un problema preferisce parlarne con gli amici. Fa uso di alcolici in compagnia e il tipo di bevanda che ama bere è il vino.
I motivi per cui si assumono sostanze alcoliche sono, al di là dei problemi familiari di fondo, per provare piacere, gusto e per sentirsi più allegri, quindi, disinibiti.
Per concudere, i
tipi di alcol usati sono diversi
e si beve per una questione di gusto personale.
L’età è, perloppiù, quella adolescenziale e si può fare uso alcolico sia da soli (alcolisti solitari) che in compagnia.
E, nonostante, le pene divengano sempre più severe, da quel che possiamo
notare nel nuovo codice della strada, relativo alla guida in
stato di ebbrezza, i giovani continuano a bere incuranti di ciò che ne può conseguire, perché i danni per assunzione di alcol ci sono, ma questa è un'altra storia.