NOBEL PER LA FISICA
Assegnato a due fisici ottantenni il Nobel per la Fisica
di Domenica Timpano
Il Nobel assegnato a Peter Higgs
e Francois Englert, fisici ottantenni, lascia tutti soddisfatti. I due
studiosi, durante gli esperimenti condotti al Cern, dove hanno porto il loro
prezioso contributo anche gli italiani Guido Tonelli e Fabiola Gianotti, hanno
scoperto il bosone di Higgs di cui, già negli anni 60, intuirono l’esistenza.
Il bosone, denominato anche “particella
di Dio”, spiega perché la materia, ovvero tutte le cose nell’Universo, hanno
una massa.
“Abbiamo raggiunto una tappa storica nella nostra comprensione della
natura”, disse, nel luglio del 2012, il direttore del Cern Rolf Heuer,
dando conferma delle ipotesi già formulate.
Ma che cosa sono i bosoni? Sono
particelle che trasportano una forza, come i fotoni, particelle della luce. Il
bosone di Higgs, particella subatomica, si distingue, però, perché possiede una
qualità speciale: quella di conferire alle altre una massa che, insieme alla
forza di gravità, dà peso a qualunque oggetto. È una particella Madre, tra le
tante elementari, che nell’Universo primordiale, prima del Big Bang, si
muovevano alla velocità della luce, si spandevano e si raffreddavano perdendo
energia. Dopo il Big Bang, nell’Universo, con l’abbassamento della temperatura
avvenne un cambiamento di fase che determinò il “campo di Higgs”, un campo
inondato da una sorta di melassa, di colla, composta da numerosi bosoni in
movimento, che avevano il potere di convertire l’energia delle altre particelle
elementari in massa, rallentandone la velocità e tenendole insieme.
A seconda di come le particelle
elementari lo attraversavano o interagivano, acquisivano masse differenti.
Mezzo secolo di colossali
esperimenti con l’utilizzo di macchine sempre più grandi e potenti, come l’acceleratore
Large Hadron Collider (Lhc) del Cern (Centro Europeo Ricerche Nucleari), hanno,
finalmente, portato alla scoperta che ha rivoluzionato le conoscenze e che è
destinata ad allargare gli orizzonti sull’Universo, certamente non in tempi
brevi, considerato che per catturare l’impronta del bosone di Higgs ci sono
voluti moltissimi anni di ricerca e impegno.
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