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 sabato 27 maggio 2017

IL PERSONAGGIO

Gianni Argurio, il Cantastorie di Messina

di Alfonso Saya


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Gianni Argurio è un poeta siciliano, nella purezza del termine: incarna “a nostra bedda Sicilia chi ridi sempri/ ca so’ bucca china di suli/ cu l’occhi azzurri/ di so’ celi e di so’ mari”. È un siciliano e, in particolare, un messinese autentico, scrive quello che sente, scrive ciò che gli detta il cuore ed è, quindi, anche un autentico poeta. Parla e scrive nella nostra sicula, che è una lingua universale ed ha una storia gloriosa, basti ricordare Giovanni Meli, Micio Tempio, Angelo Musco, Martoglio, Ignazio Buttitta, di fama mondiale, e, soprattutto, Pirandello.

Il dialetto è, per quest’ultimo, uno strumento di comunicazione e di creazione artistica, e le parole, per essere tali, nella loro essenzialità e nella loro ricchezza, bisogna riempirle del sentimento che il poeta ha dentro di sé. È un’impresa, difatti, voler tradurre in italiano il siciliano e le parole, anche tradotte, perdono di efficacia, perché la nostra lingua ha una carica emotiva ed espressiva sua peculiare. Gianni Argurio è, dunque, il poeta siciliano per antonomasia. Ciò che canta, ciò che scrive, come riconosce lui stesso, gli esce dal cuore: “Sti canti, sti versi mi li dittau lu cori”.

Argurio dimostra che la dialettalità significa immediatezza, essenzialità dell’espressione, solarità e sonorità. È una Sicilia, quella di Argurio:Chi ridi sempri, chi è sempri in festa/ pa so’ natura”. È una Sicilia “unni a gioia si gusta, s’assapura/ comu un bicchieri di vinu/ chi si bivi leggiu leggiu/ e ricria u cori e u ciriveddu. È una Sicilia, “unni a gioia scinni / comu l’ogghiu ‘ta buttigghia/ e non si ni peddi mancu na schizza”. È una Sicilia / unni a gioia non è ittata/ è calma e misurata/ scinni comu na goccia d’ogghiu/ durata e profumata”.

Sua la famosa canzone 'Ciao Messina'


 


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