POLITICA MONDIALE
L’ETERNA SFIDA DEI PICCOLI DITTATORI ALLE POTENZE MONDIALI
di Domenico Interdonato
Piccoli
staterelli e piccolissimi dittatori usano sfidare, sempre, le grosse nazioni,
per cercare di tenere unito il popolo e distrarlo dai veri problemi, che
assillano le loro genti. Ecco, questo è il tema su cui riflettere. Purtroppo,
la storia ha insegnato poco ai coreani e, prima o poi, a furia di scherzare con
il fuoco si bruceranno, perché il nucleare è un mostro difficile da tenere a
bada.
La Corea divisa
in due mondi diversi vicini, ma distanti anni luce, ancora peggio della ex
Germania dell’Est, la Corea del Nord è degrado, fame e disperazione,
assolutamente, diversa dalle immagini della propaganda governativa. La Corea
del Sud è uno stato moderno che scoppia di salute e che vuole, sempre, crescere
in tutti i campi, dalla cultura all’industria.
Ecco i due
mondi: la rabbia e l’ignoranza contro la razionalità e l’intelligenza.
Questo è il
contesto dove si continuano a fare esplodere ordigni nucleari e far tremare la
terra, continue provocazioni contro le minacce dall’esterno, che la gerarchia
Nord Coreana chiama “Misure di autodifesa”,
realizzate con successo e in assoluta sicurezza. “L’ultimo test – scrive l’agenzia Kcna, rilanciando una nota del Ministero
della Difesa – è stato il primo passo
fatto con la maggior moderazione possibile”, suggerendo altre mosse se gli
Usa reagiranno con ostilità verso Pyongyang.
Il consiglio di
sicurezza dell’Onu si è riunito per un incontro d’emergenza, tanti gli
ambasciatori presenti che si attendono una dura condanna come preludio a
ulteriori azioni. Una presa di posizione è attesa per la fine del meeting. Era
stato il governo di Seul a chiedere una riunione urgente al Palazzo di Vetro.
La Corea del Sud è in questo momento il Paese presidente di turno del Consiglio
di sicurezza. Fin da subito, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon,
aveva condannato il test come “una chiara
e grave violazione” delle risoluzioni. Per eventuali ulteriori sanzioni
occorrerà vincere la resistenza della Cina, che, pure, ha condannato il test e
convocato l’ambasciatore nordcoreano.
L’agenzia che
si occupa di monitorare i test nucleari (la Comprehensive
Nuclear Test Ban Treaty Organisation, Ctbto)
in una conferenza stampa ha spiegato, che “l’evento
simile a un’esplosione” è stato stimato di potenza doppia rispetto al test
del maggio 2009 (allora, la potenza fu valutata a 4 chilotoni). Lassina Zerbo,
direttore della divisione dati dell’agenzia, ha commentato: “Possiamo valutarlo il doppio della magnitudo
del test del 2009”. Poi ha, anche, aggiunto che la “pistola fumante”, di una vera esplosione nucleare, sarebbe il
rilevamento di radionuclidi: “Non potremo
avere certezze su questo prima di due o tre giorni, come minimo”. Intanto,
l’Ufficio del direttore dell’Intelligence nazionale americano (ODNI) ha fornito
la sua valutazione, che è di “parecchi
chilotoni”.
La Nato ha
espresso “forte condanna”, definendo
il test nucleare “un atto irresponsabile”
che rappresenta “una minaccia alla pace,
sicurezza e stabilità internazionale”. Il presidente degli Stati Uniti ha
definito lo scoppio nucleare, effettuato dalla Corea del Nord, “altamente, provocatorio”, sottolineando
come esso mina “la stabilità regionale”
e viola gli obblighi di Pyongyang nei confronti di molte risoluzioni dell’Onu.
Il Regno Unito con il ministro degli Esteri, William Hague, ha parlato di
chiara “violazione delle risoluzioni dei
Consigli di sicurezza 1718, 1874 e 2087”, mentre il nostro ministro degli
esteri, Giulio Terzi, a Parigi per una conferenza sulla Libia, ha definito la
decisione di Pyongyang “l’ennesima
flagrante violazione degli obblighi sanciti dalle Nazioni Unite e dalla
comunità internazionale, e rappresenta una minaccia alla stabilità regionale,
alla sicurezza globale e alla tenuta dei regimi internazionali di non
proliferazione”. Di sanzioni immediate ha, quindi, parlato il ministro
degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle: “La
comunità internazionale – ha detto –
deve rispondere in maniera chiara a questa nuova provocazione e prendere in considerazione
nuove sanzioni».
La politica
delle sanzioni ONU basterà a fermare la mano criminale di Pyongyang? Oppure,
servirà rivedere i rapporti con la Corea del Nord per capire il loro mondo e aiutarli
ad avvicinarsi al nostro. La storia ci insegna che le guerre sono distruttive,
mentre il dialogo vuol dire crescita. Questo è il tema principale su cui si
dovrà impegnare la diplomazia del Palazzo di Vetro.
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