MALTA
La consolazione durante il cammino
di Fra Mario Attard
 Ultimamente, il Signore mi ha dato la
grazia di pubblicare un altro libro che è venuto da me tramite l’università
della vita. Questa volta il libro si intitola Faraġ matul it-triq (La consolazione
durante il cammino). Un testo biblico che mi sta veramente a cuore è quello che
si trova nella Seconda Lettera di San Paulo ai Corinzi. Questo testo dice così:
“Sia benedetto Dio, Padre del Signore
nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci
consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli
che si trovano in qualsiasi genere di afflizione
con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio. Infatti, come
abbondano le sofferenze di Cristo in
noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione (2 Co
1:3-5)”.Da questo forte e chiarissimo testo
esce la parola chiave: “consolazione”. Nonostante i nostri dolori, angosce e
prove che dobbiamo affrontare nel nostro cammino, a volte turbolento, verso
Gerusalemme Celeste, tutti noi abbiamo bisogno della consolazione che viene
soltanto dal nostro Padre che è in cielo. Questo Padre che, con il suo eterno
amore paterno e materno, s’infiltra nelle nostre vite personali per
trasformarci nella sua insondabile misericordia. Possa questo libro di 94
pagine dare ai suoi lettori quella consolazione della quale hanno veramente
bisogno specialmente quando le sfide della quotidianità gli spingono a gridare
al Signore lo stesso lamento che gridò il salmista quando disse: “O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti
cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta,
arida, senz’acqua (Sal 62,2)”.
È precisamente questa sete che anela la
carne, come terra deserta, arida e senz’acqua che ci porta ad aprire il nostro
cuore al Signore che agisce, con la sua divina tenerezza, per mezzo di altre
persone, eventi e, persino, i nostri stati d’animo, per salvarci. Nella sua
messa mattutina dell’11 dicembre 2018, a Casa Santa Marta, Papa Francesco
rifletté: “E come consola, il Signore? Con la tenerezza. È un linguaggio che non
conoscono i profeti di sventura: la tenerezza. È una parola cancellata da tutti
i vizi che ci allontanano dal Signore:
vizi clericali, vizi dei cristiani un po’ che non vogliono muoversi, tiepidi … La tenerezza fa paura. Ecco, Egli,
il Signore ha con sé il premio, la sua ricompensa lo precede”: così finisce il brano di Isaia. “Come un pastore, Egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo
raduna. Porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”.
Questo è il modo di consolare del Signore: con la tenerezza. La tenerezza
consola. Le mamme, quando il bambino piange, lo accarezzano e lo
tranquillizzano con la tenerezza: una parola che il mondo d’oggi, di fatto,
cancella dal dizionario. Tenerezza.È la mia umile preghiera e speranza
che, grazie al libro Faraġ matul it-triq, la parola consolazione come tenerezza
non viene mai cancellata dal dizionario della vita umana ma, invece, viene
esercitata con grande ardore, impegno e carità instancabile.
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