MALTA
Presentazione del libro “Jiena Thomas” di padre Thomas Moore
di Fra Mario Attard
 “San Tommaso Moro fu martire perché fu onesto. Ecco perché questo santo
deve essere come modello per ciascuno di noi, un esempio per chi veramente
vuole comportarsi secondo la moralità. Oggi, ci sono vari modi attraverso il
quale si può difendere se stesso. Ma voglio ricordare che esiste soltanto una
moralità: la verità”. Queste sono state le parole del presidente della
camera dei rappresentanti, Anġlu Farrugia, durante la presentazione di un’altra
pubblicazione dal Parlamento, Jiena Thomas (Sono Tommaso). Il presidente della
camera ha elogiato la ricerca di padre Thomas Moore OFM Conv sul santo Tommaso
Moro. Egli ha detto che questa pubblicazione deve essere di maggior interesse
per tutti quelli che si interessino della politica. Nel suo discorso, Anġlu
Farruġia ha ricordato come, durante il Grande Giubileo dell’anno 2000, Papa San
Giovanni Paolo II ha proclamato ufficialmente San Tommaso Moro patrono dei
governanti e dei politici.
La conferenza è stata indirizzata
anche dall’autore del libro, padre Thomas Moore OFM Conv, dal vicepresidente
della Camera, Claudette Buttiġieġ, e il vice whip dell’opposizione, Fredrick Azzopardi.
È giusto ricordare alcune frasi salienti dalla lettera apostolica in forma di
motu proprio, per la Proclamazione di San Tommaso Moro, patrono dei Governanti
e dei Politici, di Papa San Giovanni Paolo II, datata il 31 ottobre 2000. “Proprio per la testimonianza, resa fino all’effusione
del sangue, del primato della verità sul potere, san Tommaso Moro è venerato
quale esempio imperituro di coerenza
morale. E anche al di fuori della Chiesa, specie fra coloro che sono chiamati
a guidare le sorti dei popoli, la sua
figura viene riconosciuta quale fonte di ispirazione per una politica che si ponga come fine supremo il servizio
alla persona umana”.
“In questo contesto, giova riandare all’esempio di san Tommaso Moro, il
quale si distinse per la costante
fedeltà all’autorità e alle istituzioni legittime proprio perché, in esse,
intendeva servire non il potere, ma l’ideale
supremo della giustizia. La sua vita ci insegna che il governo è, anzitutto,
esercizio di virtù. Forte di tale rigoroso impianto morale, lo statista inglese pose la propria attività pubblica al servizio della persona,
specialmente se debole o povera; gestì le controversie sociali con squisito senso d’equità; tutelò la famiglia
e la difese con strenuo impegno; promosse l’educazione integrale della gioventù. Il profondo distacco dagli onori e dalle
ricchezze, l’umiltà serena e gioviale, l’equilibrata
conoscenza della natura umana e della vanità del successo, la sicurezza di
giudizio radicata nella fede, gli
dettero quella fiduciosa fortezza interiore che lo sostenne nelle avversità e
di fronte alla morte. La sua santità
rifulse nel martirio, ma fu preparata da un’intera vita di lavoro nella dedizione a Dio e al prossimo”.
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