Venerdì
26 ottobre, a Hilltop Gardens a Naxxar, the Malta Nurses and Midwives (MUMN l’unione
maltese degli infermieri e ostetriche) ha organizzato una conferenza molto interessante
sulla morte e morire, e come sostenere questo importantissimo viaggio. La prima
presentazione della conferenza è stata quella del rev. prof. Emanuel Agius, che
ha parlato della protezione dei diritti umani e della dignità dei malati
terminali e dei moribondi. Con l’avanzamento nella biotecnologia, il processo
della morte è prolungato inutilmente. La qualità della vita dei moribondi viene
spesso ignorata, così come la loro solitudine, la loro sofferenza e la loro
famiglia e quelli dei operatori sanitari nella cura del paziente. L’obbligo di
rispettare e proteggere la dignità della persona malata o moribonda deriva dall’inviolabilità
della dignità umana in tutte le fasi della vita. Questo rispetto e protezione
trovano la loro espressione nella fornitura di un ambiente adeguato,
permettendo all’essere umano di morire dignitosamente.
Nella
seconda presentazione, che s’intitolava Celebrare la scienza e l’arte della
morte nell’Reparto della Cura intensiva, Fiona Farriuga ha detto lo scopo
principale delle cure mediche ospedaliere è quello di mantenere la vita. In
realtà, molti spingono il reparto della cura intensiva verso i trattamenti
salvavita. La morte può essere difficile da accettare, specialmente se è
inaspettata. Nonostante ciò, la morte è inevitabile. Le infermiere che lavorano
nella cura critica sono direttamente coinvolte con i pazienti e le loro
famiglie e la loro esperienza può identificare le pratiche migliori per una
cura di fine-di-vita dignitosa. Un buon approccio di squadra composto da parenti,
pazienti, infermieri e medici è fondamentale per dignitosa morte nella cura
intensiva. Problemi di fine vita nella cura intensiva sono tra i problemi più
gravi che uno deve affrontare nelle professioni infermieristiche e mediche di
oggi. Questioni sulla morte e di morire contribuiscono allo stress
occupazionale tra infermieri che lavorano in aree di cure intensive. Così, è
importante che la formazione adeguata ed il supporto psicologico siano offerti
alle infermiere che lavorano nelle cure intensive per risolvere il loro proprio
processo di lutto.
La
terza presentazione è stata quella di Kristine Bonnici dal titolo: “Le esigenze
dei familiari quando la madre è malata terminale di cancro”. Questo studio ha
mirato a esplorare le esperienze vissute dei membri della famiglia maltese
quando la madre fu malata terminale, insieme alle esigenze dei membri della
famiglia in tutta la malattia e come hanno gestito la loro vita quotidiana.
Inoltre, questo studio ha esplorato gli effetti dei servizi palliativi di cura
forniti sullo stato di salute e sulla qualità di vita dei malati e della loro
famiglia integralmente. Le principali raccomandazioni fornite da questo studio
sono: fornire supporto informativo e professionale dall’insorgenza della
malattia; rinvio più iniziale dei pazienti e delle loro famiglie ai servizi
palliativi di cura; la fornitura di cure di tregua e di sostegno durante la
notte; programmi per sostenere i bambini durante il cancro parentale; migliore
comunicazione sulla progressione e la prognosi della malattia ed altri
infermieri specializzati in oncologia disponibili nella Comunità.
La
quarta presentazione di Alexandra Castillo sul tema: “Affrontare la gravidanza
e la perdita del bambino”. Appena una prova di gravidanza risulta positiva i
genitori attendono il giorno in cui sentono il grido del loro bambino per la
prima volta. Ma ci sono momenti in cui possono essere affrontati con un aborto
spontaneo, nato morto, morte neonatale o la scoperta di un bambino anormale e
tutti piangono al posto del loro bambino. In queste situazioni doloranti, è
importantissimo capire il vero significato di un tale evento per coloro che
sono coinvolti. Soltanto quando si capisce davvero il significato della
situazione che uno può essere in grado di fornire la cura olistica che è
necessaria in momenti così delicati che tali perdite portano. In questa
presentazione, Alexandra Castillo ha cercato di capire l’impatto di queste
perdite e come la cura può rendere il viaggio del recupero più agevole, meno
spaventoso e non così confuso.
La
quinta presentazione eseguita da Jesmond Sharples, ha parlato sulla vita come
un viaggio, la metafora della morte come un meccanismo per fronteggiare questa
dura realtà. Infermieristica è sia un’arte ed anche una scienza. Mentre la
scienza si occupa dell’obiettivo e del misurabile, l’aspetto estetico si occupa
del soggettivo, incommensurabile e intangibile. L’interazione e l’esperienza
umana come la nascita, la malattia e la morte richiedono l’uso di metafore
letterari come la metafora di esprimere nozioni di emozioni affini come la
gioia, il dolore e la sofferenza. Nella sua presentazione, Jesmond Sharples ha
esplorato l’importanza della metafora come mezzo per far fronte a tali eventi
vitali e critici come la morte. Essere in grado di esprimere aspetti dei
momenti difficili nella vita attraverso le metafore aiuta sia i pazienti e
anche gli infermieri ad affrontare tale narrazione emotiva attraverso il tentativo
di chiarire i sentimenti del significato attraverso la creazione del linguaggio
simbolico o metaforico.
La
sesta presentazione è stata la mia, uno dei sei cappellani a Mater Dei, ho
parlato sul sacramento dell’Unzione degli Infermi come la presenza di Dio che
guarisce i suoi figli sofferenti. Come punto di partenza per questa
presentazione, ho accennato al fatto che la mia presenza in ospedale è
sacramentale in se stessa. La mia presenza annuncia il Gesù, il Dio con noi,
incarnato, che guarisce e rafforza. Poi, sacramentalmente, questa guarigione
viene espressa nel sacramento della chiesa, che fa esattamente quelle che fece
Gesù due mila anni fa. Nella mia riflessione, ho fatto accenno anche a un’esperienza
che dimostra la presenza confortante di Gesù che restaura i cuori doloranti. In
quella circostanza, il Signore mi ha usato per incoraggiare e sanare le ferite
interne di una infermiera assai devastata dalla perdita della sua paziente
giovane.
La
settima presentazione, a cura di Paul Calleja, ha concentrato approccio familiare
alla donazione degli organi. Senza una cura adeguata e qualificata per la fin
di vita e abile comunicazione informata con le famiglie dei pazienti, la
donazione (e l’opportunità di aiutare i destinatari) non si verificherà. Gli
infermieri condividono la responsabilità con altri operatori sanitari per la
qualità di entrambe le cure di fine vita e le condizioni che possono influenzare
il processo di donazione. L’ottava e l’ultima presentazione della conferenza
concentrava il suicidio. Infatti, l’infermiere Kevin Gafa, presentava questo
argomento: “Parliamo del suicidio”. In tutto il mondo, circa 2000 persone
muoiono di suicidio ogni giorno. Eppure, parlare di suicidio è ancora
considerato come un tabù anche tra i professionisti della sanità. Un professionista
sanitario competente deve utilizzare le conoscenze di diverse teorie per meglio
comprendere la complessità del suicidio e identificare i fattori di rischio che
si verificano simultaneamente indicando un rischio maggiore di comportamento
suicidario. Kevin Gafa ci ha aiutato a migliorare le nostre conoscenze su come
utilizzare semplici ed efficaci procedure di valutazione del rischio e fornire
cure immediate e appropriate.
Come
diceva il presidente della conferenza, Joseph Camilleri, citando Christine
Bell: “Gli infermieri sono lì quando l’ultimo
respiro è preso e gli infermieri sono lì quando il primo respiro è preso. Anche
se è più piacevole celebrare la nascita, è altrettanto importante confortare
nella morte”.