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 giovedì 5 luglio 2018

IL TACCUINO DI NUCCIO FAVA

La lezione civile di Mattarella in visita nei paesi baltici

di Nuccio Fava


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Mentre il governo continua a brillare con spot demagogici quotidiani a favore di telecamere in una competizione senza fine tra Salvini e Di Maio, il presidente Mattarella percorre la strada del dialogo e della memoria storica dell’Italia in chiave anche culturale e civile, sottolineando il significato profondo del nostro europeismo ed atlantismo. Tutte scelte seguite sulla via della costruzione della pace e dello sviluppo sin dai tempi del dopoguerra. Valori fondamentali e coerenti alle scelte costituzionali operate dall’Italia democratica. Contributo eccezionale allo sviluppo del benessere e della cooperazione in Europa è il rafforzamento dei legami di rispetto e collaborazione tra gli Stati dell’Ue e l’apertura non meno significativa ad un atlantismo di difesa e, contemporaneamente, di impegnativo percorso di pace già nel clima immediatamente successivo alla guerra e che si è rivelato decisivo nel superamento della guerra fredda, del crollo del muro e della liberazione dai Paesi del Patto di Varsavia.

Un ruolo di carattere storico che anche nell’opinione pubblica, a cominciare dalle scuole, dovrebbe essere studiato e meditato. Già con il manifesto di Ventotene e con la politica di De Gasperi l’Italia fu tra i protagonisti del nuovo corso di una Europa pacificata e democratica, aperta alla cooperazione inizialmente soprattutto economica, ma anche con una prospettiva di sviluppi politici e di ampliamento fino a comprendere progressivamente gli stessi paesi dell’ex campo socialista. Sentire il vicepresidente Salvini parlare della necessità di abbattere ora quello che definisce il “muro di Bruxelles”, la strategia della chiusura dei porti e l’attacco sconsiderato e generalizzato alle Ong ricondotte tutte con una insopportabile semplificazione inaccettabile, portatori di malaffare e di loschi traffici di vite umane, fa tornare in mente la tragedia del governatore Pilato che contribuì a fare uccidere nostro Signore e salvare Barabba.

Se, giustamente, si criticano severamente gli altri Stati europei, compresi Francia e Germania, risulta sconvolgente il modo disinvolto con cui si cercano alleanze verso l’Austria e i paesi di Visegràd con in testa Ungheria e Polonia. Questa dovrebbe essere la politica del cambiamento e della nuova Europa guidata da una Lega sopranazionale che dovrebbe instaurare il nuovo potere europeo e italico per i prossimi trent’anni. Ignorando tra l’altro che la nuova Europa salviniana fa finta di non tenere conto dei mutamenti in corso sulla scena globale e degli stessi rapporti transatlantici con l’avvento di Trump e la sua guerra sui dazi e la richiesta di maggiori finanziamenti dell’Europa per il mantenimento della Nato. Nodo non secondario nel già complesso rapporto tra Usa e Ue.

In modo semplice e pacato, il presidente della Repubblica, accompagnato dal ministro degli Esteri del governo Conte, ha riassunto i cardini della posizione italiana senza vittimismi o sfoggio muscolare. Ne deriverebbero solo più gravi difficoltà, incomprensione e appesantimento di una situazione interna ed europea già così carica di rischi e di pericoli per il futuro di tutti. Meno male che c’è il presidente Mattarella verrebbe da dire, le cui parole dovrebbero essere considerate quasi una lezione civile e una seria occasione di pedagogia politica per tutte le forze di maggioranza e di opposizione e per gli stessi cittadini che non possono girare la testa altrove in presenza di una fase così critica e carica di rischi.


 


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