Mentre
il governo continua a brillare con spot demagogici quotidiani a favore di
telecamere in una competizione senza fine tra Salvini e Di Maio, il presidente
Mattarella percorre la strada del dialogo e della memoria storica dell’Italia
in chiave anche culturale e civile, sottolineando il significato profondo del
nostro europeismo ed atlantismo. Tutte scelte seguite sulla via della
costruzione della pace e dello sviluppo sin dai tempi del dopoguerra. Valori
fondamentali e coerenti alle scelte costituzionali operate dall’Italia
democratica. Contributo eccezionale allo sviluppo del benessere e della
cooperazione in Europa è il rafforzamento dei legami di rispetto e
collaborazione tra gli Stati dell’Ue e l’apertura non meno significativa ad un
atlantismo di difesa e, contemporaneamente, di impegnativo percorso di pace già
nel clima immediatamente successivo alla guerra e che si è rivelato decisivo
nel superamento della guerra fredda, del crollo del muro e della liberazione
dai Paesi del Patto di Varsavia.
Un
ruolo di carattere storico che anche nell’opinione pubblica, a cominciare dalle
scuole, dovrebbe essere studiato e meditato. Già con il manifesto di Ventotene
e con la politica di De Gasperi l’Italia fu tra i protagonisti del nuovo corso
di una Europa pacificata e democratica, aperta alla cooperazione inizialmente
soprattutto economica, ma anche con una prospettiva di sviluppi politici e di
ampliamento fino a comprendere progressivamente gli stessi paesi dell’ex campo
socialista. Sentire il vicepresidente Salvini parlare della necessità di
abbattere ora quello che definisce il “muro di Bruxelles”, la strategia della
chiusura dei porti e l’attacco sconsiderato e generalizzato alle Ong ricondotte
tutte con una insopportabile semplificazione inaccettabile, portatori di
malaffare e di loschi traffici di vite umane, fa tornare in mente la tragedia
del governatore Pilato che contribuì a fare uccidere nostro Signore e salvare
Barabba.
Se,
giustamente, si criticano severamente gli altri Stati europei, compresi Francia
e Germania, risulta sconvolgente il modo disinvolto con cui si cercano alleanze
verso l’Austria e i paesi di Visegràd con in testa Ungheria e Polonia. Questa
dovrebbe essere la politica del cambiamento e della nuova Europa guidata da una
Lega sopranazionale che dovrebbe instaurare il nuovo potere europeo e italico
per i prossimi trent’anni. Ignorando tra l’altro che la nuova Europa salviniana
fa finta di non tenere conto dei mutamenti in corso sulla scena globale e degli
stessi rapporti transatlantici con l’avvento di Trump e la sua guerra sui dazi
e la richiesta di maggiori finanziamenti dell’Europa per il mantenimento della
Nato. Nodo non secondario nel già complesso rapporto tra Usa e Ue.
In
modo semplice e pacato, il presidente della Repubblica, accompagnato dal
ministro degli Esteri del governo Conte, ha riassunto i cardini della posizione
italiana senza vittimismi o sfoggio muscolare. Ne deriverebbero solo più gravi
difficoltà, incomprensione e appesantimento di una situazione interna ed
europea già così carica di rischi e di pericoli per il futuro di tutti. Meno
male che c’è il presidente Mattarella verrebbe da dire, le cui parole
dovrebbero essere considerate quasi una lezione civile e una seria occasione di
pedagogia politica per tutte le forze di maggioranza e di opposizione e per gli
stessi cittadini che non possono girare la testa altrove in presenza di una
fase così critica e carica di rischi.