La
BOV Marigold Volleyball Marathon, della durata di ben 53 ore, esattamente fino
alla mezzanotte di domenica 1 luglio, si è svolta la festa di grande
solidarietà verso le persone con disabilità. Affiancata dal sorriso ed una
pioggia di champagne, questa manifestazione del cuore si è conclusa con una
grandissima gratitudine verso 40 o più giovani giocatori, allenatori, arbitri,
medici, fisioterapisti e infermieri, che hanno deciso di sfidare il caldo del
giorno e l’immobilità della notte e giocare 53 ore a pallavolo senza sosta in
aiuto di Id-Dar tal-Providenza. La loro generosità nel tempo e nello sforzo è
stata eguagliata da quella del popolo maltese in donazioni per la somma di €
651.905,00 con inclusa la somma di € 335.291,00 raccolti durante un’edizione
speciale del programma televisivo Xarabank che si è tenuta il venerdì 8 giugno.
La
Maratona ha avuto il suo avvio ufficiale dal presidente di Malta, Marie-Louise
Coleiro Preca, che ha anche presentato una donazione dal Malta Community Chest
Fund. Nel corso dei tre giorni, i giocatori e gli organizzatori hanno avuto il
tempo di incontrare il primo ministro, il dott. Joseph Muscat e la signora
Michelle Muscat, il capo dell’opposizione, il dott. Adrian Delia, s.e. l’arcivescovo
emerito, mons. Paolo Cremona, ministri, segretari parlamentari, altri membri
del Parlamento e europarlamentari. Tutti loro hanno anche dedicato un po’ di
tempo a rispondere ai telefoni legati alle donazioni. La maratona di pallavolo
è stata trasmessa in diretta su TVM, TVM2, ONE TV, NET TV. Alla fine della
maratona, don Martin Micallef, il direttore di Id-Dar tal-Providenza, ha
ringraziato il comitato organizzatore, i giocatori, i volontari, gli sponsor e
tutti coloro che hanno fatto la loro donazione. Questo evento mi ha fatto
ricordare il decalogo della solidarietà tratto dall’insegnamenti di Papa
Francesco:
1. La
solidarietà come elemento essenziale della vita cristiana. La solidarietà con i
poveri è al centro del Vangelo. Essa va considerata come un elemento essenziale
della vita cristiana. Mediante la predicazione e la catechesi, fondate sul
ricco patrimonio della dottrina sociale della Chiesa, la solidarietà deve
permeare i cuori e le menti dei fedeli e riflettersi in ogni aspetto della vita
ecclesiale. Oltre che al centro, i poveri sono anche all’inizio e alla fine del
vangelo. E la Chiesa, soprattutto quella economicamente prospera, deve evitare
che in essa i poveri non si sentano a casa loro e non osino entrare.
2. Una
fede senza solidarietà è una fede morta. Anche se va a messa la domenica, il
cristiano dal cuore non solidale è un cristiano dalla fede debole, malata e
morta. Una fede senza solidarietà è una fede senza Cristo e senza Dio. Quando
una fede non è solidale o è debole o è malata o è morta: non è la fede di Gesù.
La fede che Gesù suscita è una fede con la capacità di sognare il futuro e di
lottare per esso nel presente. È con questa fede che i cristiani devono
contagiare strade e sentieri del mondo. Il messaggio più efficace che i
cristiani possono comunicare agli altri è una fede solidale. La fede, luce che
non abbaglia ma rischiara e orienta con rispetto la coscienza e la storia di
ogni persona e di ogni società umana, non può essere ridotta alla sfera
puramente soggettiva.
3. Nella
Chiesa, tutti, nessuno escluso, sono promotori di solidarietà. Per costruire
una società giusta e solidale c’è bisogno dell’impegno di tutti. Tutti,
presbiteri, persone consacrate, fedeli laici, siamo incoraggiati a servire Dio
nel servizio ai fratelli, e a diffondere dappertutto la cultura della
solidarietà. C’è tanto bisogno di questo impegno, di fronte alle situazioni di
precarietà materiale e spirituale, specialmente di fronte alla disoccupazione,
una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti, anche se
quella del lavoro è una sfida che interpella in modo particolare la
responsabilità delle istituzioni e del mondo imprenditoriale e finanziario.
4. Costruire
solidarietà con il protagonismo dei giovani. Per costruire un mondo migliore di
giustizia, di fraternità e di solidarietà è decisivo il protagonismo dei
giovani: essi devono contribuire a superare i problemi della disoccupazione
giovanile con coraggio, speranza e solidarietà. Il mondo ha bisogno di giovani
coraggiosi, non timorosi, di giovani che si muovano sulle strade e che non
stiano fermi. I giovani di oggi e di domani hanno diritto a un pacifico ordine
mondiale basato sull’unità della famiglia umana, sul rispetto, sulla
cooperazione, sulla solidarietà e sulla compassione.
5. La
solidarietà non riduce alla passività. Solidarietà significa anche lottare
contro le cause strutturali della povertà e delle diseguaglianze, della
mancanza di lavoro e della negazione dei diritti sociali e lavorativi. Non si
può affrontare lo scandalo della povertà promuovendo strategie di contenimento
che unicamente tranquillizzano e trasformano i poveri in esseri addomesticati e
inoffensive. Solidarietà è pensare e agire in termini di priorità della vita di
tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni. La solidarietà è un modo
di fare la storia con i poveri, rifuggendo le presunte opere altruistiche che
riducono l’altro alla passività.
6. La
solidarietà è impegno per costruire città accoglienti. Le città nelle quali
viviamo avranno un volto attraente se saranno ricche di umanità, ospitali,
accoglienti; se tutti noi saremo attenti e generosi verso chi è in difficoltà;
se sapremo collaborare con spirito costruttivo e solidale, per il bene di
tutti. Com’è la qualità della nostra “cittadinanza”? Abbiamo contribuito, nel
nostro piccolo, a rendere la città in cui viviamo vivibile, ordinata,
accogliente? Quanto sono belle le città che, anche nel loro disegno
architettonico, sono piene di spazi che uniscono, favoriscono le relazioni
umane e promuovono il riconoscimento dell’altro!
7. La
solidarietà è farsi carico del problema dell’altro. La solidarietà è l’atteggiamento
che rende le persone capaci di andare incontro all’altro e di fondare i propri
rapporti reciproci su quel sentimento di fratellanza che va al di là delle
differenze e dei limiti, e spinge a cercare insieme il bene comune. Solidarietà
è farsi carico del problema dell’altro. Il mandato dell’amore va esercitato
partendo non da idee o concetti ma dal genuino incontro con l’altro, dal
riconoscersi giorno dopo giorno nel volto dell’altro con le sue miserie e con i
suoi eroismi. Non si amano concetti o idee, ma si amano persone in carne ed
ossa: uomini e donne, bambini e anziani; volti e nomi che riempiono il cuore e
ci commuovono fino alle viscere.
8. La
solidarietà è prossimità e gratuità. Una società senza prossimità, dove la
gratuità e l’affetto senza contropartita – anche fra estranei – vanno
scomparendo, è una società perversa. La Chiesa, fedele alla parola di Dio, non
può tollerare queste degenerazioni. Una comunità cristiana in cui prossimità e
gratuità non fossero più considerate indispensabili, perderebbe con esse la sua
anima. La solidarietà non consiste solo nel dare ai bisognosi, ma nell’essere
responsabili l’uno dell’altro. Se vediamo nell’altro o nell’altra un fratello o
una sorella, nessuno può rimanere escluso e separato.
9. La
solidarietà è tenerezza ed empatia. La solidarietà va testimoniata
concretamente nei confronti di chi ha bisogno non solo di giustizia e di
speranza, ma anche di tenerezza. Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore,
sulla prossimità e sulla tenerezza. L’empatia è frutto dell’esperienza
personale, che ci porta a vedere gli altri come fratelli e sorelle, ad “ascoltare”,
attraverso e al di là delle loro parole e azioni, ciò che i loro cuori
desiderano comunicare.
10. La
solidarietà è un modo di fare la storia. Solidarietà è far fronte agli effetti
distruttori dell’impero del denaro: i dislocamenti forzati, le emigrazioni
dolorose, la tratta di persone, la droga, la guerra, la violenza e tutte quelle
realtà che molti subiscono e che tutti siamo chiamati a trasformare. La
solidarietà, intesa nel suo senso più profondo, è proprio un modo di fare la
storia. Quando in un paese la solidarietà manca, ne risentono tutti.