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 giovedì 5 luglio 2018

MALTA

Un gradissimo segno di solidarietà per il Dar tal-Providenza

di Fra Mario Attard


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La BOV Marigold Volleyball Marathon, della durata di ben 53 ore, esattamente fino alla mezzanotte di domenica 1 luglio, si è svolta la festa di grande solidarietà verso le persone con disabilità. Affiancata dal sorriso ed una pioggia di champagne, questa manifestazione del cuore si è conclusa con una grandissima gratitudine verso 40 o più giovani giocatori, allenatori, arbitri, medici, fisioterapisti e infermieri, che hanno deciso di sfidare il caldo del giorno e l’immobilità della notte e giocare 53 ore a pallavolo senza sosta in aiuto di Id-Dar tal-Providenza. La loro generosità nel tempo e nello sforzo è stata eguagliata da quella del popolo maltese in donazioni per la somma di € 651.905,00 con inclusa la somma di € 335.291,00 raccolti durante un’edizione speciale del programma televisivo Xarabank che si è tenuta il venerdì 8 giugno.

La Maratona ha avuto il suo avvio ufficiale dal presidente di Malta, Marie-Louise Coleiro Preca, che ha anche presentato una donazione dal Malta Community Chest Fund. Nel corso dei tre giorni, i giocatori e gli organizzatori hanno avuto il tempo di incontrare il primo ministro, il dott. Joseph Muscat e la signora Michelle Muscat, il capo dell’opposizione, il dott. Adrian Delia, s.e. l’arcivescovo emerito, mons. Paolo Cremona, ministri, segretari parlamentari, altri membri del Parlamento e europarlamentari. Tutti loro hanno anche dedicato un po’ di tempo a rispondere ai telefoni legati alle donazioni. La maratona di pallavolo è stata trasmessa in diretta su TVM, TVM2, ONE TV, NET TV. Alla fine della maratona, don Martin Micallef, il direttore di Id-Dar tal-Providenza, ha ringraziato il comitato organizzatore, i giocatori, i volontari, gli sponsor e tutti coloro che hanno fatto la loro donazione. Questo evento mi ha fatto ricordare il decalogo della solidarietà tratto dall’insegnamenti di Papa Francesco:

1. La solidarietà come elemento essenziale della vita cristiana. La solidarietà con i poveri è al centro del Vangelo. Essa va considerata come un elemento essenziale della vita cristiana. Mediante la predicazione e la catechesi, fondate sul ricco patrimonio della dottrina sociale della Chiesa, la solidarietà deve permeare i cuori e le menti dei fedeli e riflettersi in ogni aspetto della vita ecclesiale. Oltre che al centro, i poveri sono anche all’inizio e alla fine del vangelo. E la Chiesa, soprattutto quella economicamente prospera, deve evitare che in essa i poveri non si sentano a casa loro e non osino entrare.

2. Una fede senza solidarietà è una fede morta. Anche se va a messa la domenica, il cristiano dal cuore non solidale è un cristiano dalla fede debole, malata e morta. Una fede senza solidarietà è una fede senza Cristo e senza Dio. Quando una fede non è solidale o è debole o è malata o è morta: non è la fede di Gesù. La fede che Gesù suscita è una fede con la capacità di sognare il futuro e di lottare per esso nel presente. È con questa fede che i cristiani devono contagiare strade e sentieri del mondo. Il messaggio più efficace che i cristiani possono comunicare agli altri è una fede solidale. La fede, luce che non abbaglia ma rischiara e orienta con rispetto la coscienza e la storia di ogni persona e di ogni società umana, non può essere ridotta alla sfera puramente soggettiva.

3. Nella Chiesa, tutti, nessuno escluso, sono promotori di solidarietà. Per costruire una società giusta e solidale c’è bisogno dell’impegno di tutti. Tutti, presbiteri, persone consacrate, fedeli laici, siamo incoraggiati a servire Dio nel servizio ai fratelli, e a diffondere dappertutto la cultura della solidarietà. C’è tanto bisogno di questo impegno, di fronte alle situazioni di precarietà materiale e spirituale, specialmente di fronte alla disoccupazione, una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti, anche se quella del lavoro è una sfida che interpella in modo particolare la responsabilità delle istituzioni e del mondo imprenditoriale e finanziario.

4. Costruire solidarietà con il protagonismo dei giovani. Per costruire un mondo migliore di giustizia, di fraternità e di solidarietà è decisivo il protagonismo dei giovani: essi devono contribuire a superare i problemi della disoccupazione giovanile con coraggio, speranza e solidarietà. Il mondo ha bisogno di giovani coraggiosi, non timorosi, di giovani che si muovano sulle strade e che non stiano fermi. I giovani di oggi e di domani hanno diritto a un pacifico ordine mondiale basato sull’unità della famiglia umana, sul rispetto, sulla cooperazione, sulla solidarietà e sulla compassione.

5. La solidarietà non riduce alla passività. Solidarietà significa anche lottare contro le cause strutturali della povertà e delle diseguaglianze, della mancanza di lavoro e della negazione dei diritti sociali e lavorativi. Non si può affrontare lo scandalo della povertà promuovendo strategie di contenimento che unicamente tranquillizzano e trasformano i poveri in esseri addomesticati e inoffensive. Solidarietà è pensare e agire in termini di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni. La solidarietà è un modo di fare la storia con i poveri, rifuggendo le presunte opere altruistiche che riducono l’altro alla passività.

6. La solidarietà è impegno per costruire città accoglienti. Le città nelle quali viviamo avranno un volto attraente se saranno ricche di umanità, ospitali, accoglienti; se tutti noi saremo attenti e generosi verso chi è in difficoltà; se sapremo collaborare con spirito costruttivo e solidale, per il bene di tutti. Com’è la qualità della nostra “cittadinanza”? Abbiamo contribuito, nel nostro piccolo, a rendere la città in cui viviamo vivibile, ordinata, accogliente? Quanto sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che uniscono, favoriscono le relazioni umane e promuovono il riconoscimento dell’altro!

7. La solidarietà è farsi carico del problema dell’altro. La solidarietà è l’atteggiamento che rende le persone capaci di andare incontro all’altro e di fondare i propri rapporti reciproci su quel sentimento di fratellanza che va al di là delle differenze e dei limiti, e spinge a cercare insieme il bene comune. Solidarietà è farsi carico del problema dell’altro. Il mandato dell’amore va esercitato partendo non da idee o concetti ma dal genuino incontro con l’altro, dal riconoscersi giorno dopo giorno nel volto dell’altro con le sue miserie e con i suoi eroismi. Non si amano concetti o idee, ma si amano persone in carne ed ossa: uomini e donne, bambini e anziani; volti e nomi che riempiono il cuore e ci commuovono fino alle viscere.

8. La solidarietà è prossimità e gratuità. Una società senza prossimità, dove la gratuità e l’affetto senza contropartita – anche fra estranei – vanno scomparendo, è una società perversa. La Chiesa, fedele alla parola di Dio, non può tollerare queste degenerazioni. Una comunità cristiana in cui prossimità e gratuità non fossero più considerate indispensabili, perderebbe con esse la sua anima. La solidarietà non consiste solo nel dare ai bisognosi, ma nell’essere responsabili l’uno dell’altro. Se vediamo nell’altro o nell’altra un fratello o una sorella, nessuno può rimanere escluso e separato.

9. La solidarietà è tenerezza ed empatia. La solidarietà va testimoniata concretamente nei confronti di chi ha bisogno non solo di giustizia e di speranza, ma anche di tenerezza. Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore, sulla prossimità e sulla tenerezza. L’empatia è frutto dell’esperienza personale, che ci porta a vedere gli altri come fratelli e sorelle, ad “ascoltare”, attraverso e al di là delle loro parole e azioni, ciò che i loro cuori desiderano comunicare.

10. La solidarietà è un modo di fare la storia. Solidarietà è far fronte agli effetti distruttori dell’impero del denaro: i dislocamenti forzati, le emigrazioni dolorose, la tratta di persone, la droga, la guerra, la violenza e tutte quelle realtà che molti subiscono e che tutti siamo chiamati a trasformare. La solidarietà, intesa nel suo senso più profondo, è proprio un modo di fare la storia. Quando in un paese la solidarietà manca, ne risentono tutti.


 


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