IL TACCUINO DI NUCCIO FAVA
Da Pontida a Berlino bufera sull’Europa
di Nuccio Fava
Nella
beata quiete della Tuscia, mi raggiungono le impressionanti immagini dell’adunanza
di Salvini mentre nella sequenza della Tv continuano ad apparire le
sconvolgenti scene dei barconi alla deriva e dei corpicini dei bambini annegati
che vengono schermati anche per pudore nel rispetto della legge. Il gran capo
esprime compiacimento per la sua linea dura sulla chiusura dei porti e sui
respingimenti. Una medaglia di fama e di gloria che Salvini si appende sulla
camicia come grande segnale di vittoria e di salto qualitativo della politica
del governo. La numerosa platea applaude entusiasta, in un crescendo di
eccitazione quando lo stesso Salvini afferma che finalmente c’è un vero
cambiamento, che durerà 30 anni e troverà ulteriori consensi in tutta Europa
con l’obbiettivo di collegare tutti i sovranismi dalla Le Pen a Orban, in vista
delle elezioni europee della prossima primavera. Sarebbe necessario che gli
stessi uditori plaudenti si rendessero conto che gli alleati auspicati da
Salvini in Europa esprimono un sovranismo nazionalista che contraddice la linea
velleitaria e inconcludente del governo Conte uscita quantomeno malconcia dall’ultimo
vertice europeo. In qualche modo per ragioni analoghe a non molti chilometri
dal pratone leghista, nella ricca Baviera, l’egoismo miope del ministro degli
interni tedesco Seehofer indirizza una sorta di ricatto che mette a rischio il
già precario governo della Merhel.
Si
tratta di un preoccupante segnale ulteriore rispetto al quale non emergono
significative politiche alternative di contrasto e di acuta consapevolezza di
una capacità europea di far fronte in modo solidale e umano al dramma dei
migranti. Ma non solo perché senza un impegno comune dell’Europa nel nuovo
contesto rappresentato dalla America di Trump, dal protagonismo di Putin
trionfatore agli occhi del mondo intero con i mondiali di Russia, al rilievo
sempre maggiore della Cina sulla scena internazionale e la sua presenza
crescente e rilevante in Africa e in America Latina, non ci sarà sovranismo in
grado di far fronte alle sfide ineludibili per tutta l’Europa. Nessuno Stato da
solo potrà salvarsi rinchiudendosi nei suoi confini con protezionismi e muri,
ma solo una politica di cooperazione e d’iniziativa di sviluppo e di pace potrà
dare un ruolo alla Ue in una stagione già alle prese con la guerra dei dazi e
alla ambigua ripresa dei contatti tra gli Usa e la Russia, che vedrebbero Trump
stendere addirittura un sostanzioso velo sulla dolorosa vicenda della Crimea. Tutto
questo aggrava l’assenza di un ruolo della sinistra in Italia e in Europa, all’affannosa
ricerca di leader senza affrontare le ragioni di fondo della crisi. Dovuta alla
mancanza di ideali riconoscibili a cominciare dai più giovani e di formulare
proposte credibili sul debito, sul fisco, sulla scuola e sullo sviluppo futuro
dell’Italia con in cima le questioni drammatiche della povertà e del sud.
In
poche parole, una proposta comunitaria di solidarietà per il bene comune capace
di raggiungere il cuore e la razionalità delle persone, superando vecchie
liturgie e personalismi di vertici e di apparati. In questo senso, non è di
grande conforto il dibattito sui giornali sul destino del segretario reggente,
del presidente del partito, dell’ex ministro Calenda e dello stesso Zingaretti,
nessuno dei quali appare, a nostro giudizio, in grado di suscitare entusiasmi,
né di rappresentare quell’elemento di novità e di svolta che sarebbero
indispensabili. In questo senso, non mi appassiona il dibattito sulle primarie
si primarie no, direzione si, direzione no. Non sono in gioco banali scaramucce
tattiche sullo statuto e gli incarichi nel partito. Piuttosto, la capacità di
coinvolgere sul piano delle idee e di nuove proposte, personalità come Cacciari
e Della Loggia, Magris e Panebianco e lo stesso Nanni Moretti, tanto per
indicare nomi significativi e interessati, oltre ogni logica di schieramento e
di personalismi, alla necessità di un ruolo comunque importante della
opposizione non solo in Parlamento, ma per sollecitare e stimolare
consapevolezza civica e responsabilità di fronte alle grandi sfide del Paese.
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