mercoledì 18 ottobre 2017
ROMA
Convegno: “Un paese ci vuole: la Sociologia di fronte alla crisi italiana”
di Mimma Cucinotta
 All’interno del
palinsesto composito della Settimana della Sociologia Italiana
(www.settimanadellasociologia.it/) si è svolto al Centro Congressi di via
Salaria a Roma “Un paese ci vuole: la Sociologia di fronte alla crisi italiana”.
Il convegno a cura del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della
Sapienza, ha messo in luce attraverso i risultati della ricerca temi e fenomeni
come fiducia/sfiducia nelle istituzioni, paure, terrorismo, migrazioni,
l’innovazione sociale e tecnologica, creatività e trasformazioni dello spazio
urbano. Istituzioni, esperti e opinion leader hanno interloquito con i
ricercatori sui temi dei singoli panel, in un tentativo di sinergia tra saperi
sociologici e interessi istituzionali, sulle nuove dinamiche socio-culturali,
innovazione e nodi critici della società italiana del terzo millennio.
A chiudere i lavori della
giornata sulle nuove morfofologie urbane che ospitano comunità di immigrati, la
giornalista Tiziana Grassi, invitata dalla Sapienza nel ruolo di 'discussant'
sull'intervento di Marco Bruno, docente di Sociologia dei processi culturali.
La studiosa di migrazioni ha portato la sua esperienza di autrice per molti
anni di programmi di servizio per gli italiani all'estero a Rai International e
attualmente referente della comunicazione dell'INMP Istituto Nazionale per la
promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle
malattie della Povertà, ente pubblico del sistema sanitario nazionale con sede
a Roma presso l'ex ospedale S. Gallicano. 'Essere stata a contatto con i
nostri connazionali all'estero, con il loro vissuto di emigrazione, e quindi
dolore, sogni e conquiste - ha dichiarato Tiziana Grassi - mi ha permesso di
ampliare la percezione del vissuto lacerante di chi oggi viene in Italia alla
ricerca di una vita migliore. Essere a contatto diretto con i migranti di ieri
e di oggi, dal di dentro, in una sorta di patto di fiducia empatico, mi
permette di cogliere i loro bisogni espressi e inespressi e di cercare di
sensibilizzare alcuni colleghi giornalisti a trattare con il dovuto tatto,
anche nell'uso del lessico, delle informazioni e della titolazione meno ad
effetto, la delicata questione migratoria.
Ed è necessario, nelle
sfide del nostro tempo, riconoscere formalmente la figura del mediatore
transculturale in ambito sanitario, figura professionale che opera presso
l'Inmp, fondamentale per cogliere e accogliere le persone immigrate
comprendendone non solo in senso stretto la lingua, ma tutto l'ampio universo
culturale di cui è portatore. Diversi infatti sono i modi per esprimere il
dolore, i sintomi, nelle culture dei Paesi dell'Africa, e noi dobbiamo essere
preparati a rispondere adeguatamente. Per queste persone che vengono
dall'altrove, anche le necessarie visite mediche di controllo sanitario durante
la gravidanza, o la prescrizione dei farmaci, sono 'eventi' che vanno spiegati
in un accompagnamento consapevole'. Sottolineando ruolo e responsabilità
dei media nella narrazione dei fenomeni in corso, che plasmano l'opinione pubblica,
la Grassi ha auspicato un racconto che non si fermi all'emergenza, agli
sbarchi, ma anche tutta quell'Italia che accoglie e integra, che è ancora
sottaciuta. Le riflessioni su Roma - focus della giornata - hanno poi toccato
anche i nuovi paesaggi con cui i nativi si confrontano nelle resistenze verso
il nuovo, osservando che sono certo di tipo semiotico - pensando alle attività
commerciali degli immigrati in zone della città come l'Esquilino che ricordano
le Little Italy negli USA - ma anche di tipo olfattivo, linguistico e acustico,
fonetico - pensando ai nuovi cognomi delle persone immigrate - quindi
onomastico.
Ma che in futuro potranno
riguardare anche l'aspetto della toponomastica: come i nostri connazionali
all'estero, dopo anni di impegno, coinvolgimento delle comunità di origine e di
destinazione, ostacoli burocratici e numerose resistenze, hanno ottenuto con
orgoglio di vedere istituite le varie 'Via Italia' nel mondo,
cambiando così il nome dei luoghi che riconoscevano la loro presenza e il
grande contributo allo sviluppo dei Paesi di accoglienza, altrettanto dobbiamo
ipotizzare nel futuro nei nostri contesti cittadini. 'Siamo pronti, nei
prossimi anni, a ricevere queste istanze?', è stata la domanda che ha
scosso i presenti. 'Perché - la studiosa ha evidenziato - dobbiamo fare un
salto cognitivo e superare le immotivate paure verso l'Altro, come ci insegna
questa città di antica vocazione ecumenica e cosmopolita, accogliendo le
persone immigrate e le differenze, ma non in maniera rassegnata - Grassi ha
proseguito ricordando il monito del padre dell'Illuminismo tedesco Lessing -
ma, nella lungimiranza del superamento della dicotomia noi/loro, nel
superamento dell'equivoco su un'emergenza che non c'è perché la mobilità è un
processo endemico delle società, conquistare la consapevolezza che
apparteniamo, tutti, alla comunità umana, e non c'è un'umanità in eccesso o di
serie B, da tenere fuori dal banchetto della vita e dei diritti.
L'augurio è
quindi – ha concluso la studiosa di migrazioni - quello di tesaurizzare la
natura diasporica del nostro tempo quale fattore di sviluppo, di ampliamento
degli orizzonti, di conoscenza e dialogo con l'Altro, un'occasione che rivela
un potenziale creativo senza precedenti'. Il convegno di oggi ha anche coinvolto
esperti degli altri Atenei romani e rappresentanti di istituzioni come
Prefettura e Comune di Roma, Associazioni e Fondazioni, Istituti di ricerca,
giornalisti e manager di testate nazionali e locali.
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