IL TACCUINO DI NUCCIO FAVA
Un “bullo” in fuga si fa male da sé. “Insieme” di Pisapia e Bersani piace anche al Sud
di Nuccio Fava
 La
definizione di Renzi “bullo” non l’avevo mai sentita. Però, vedendolo arringare,
con la solita foga, l’Assemblea dei circoli a Milano mi è parsa plausibile. L’ha
inventata il solito Giampaolo Pansa, cronista di punta dei maggiori quotidiani
e specialista, nelle sue numerose incursioni nella cronaca politica, di
definizioni memorabili: la “balena bianca”,
riferita alla Dc fu utilizzata da molti colleghi indicante, in fulminante
sintesi, la complessità ed enormità dell’enorme corpaccione tratto dalla
metafora di Melville. Si deve a Pansa anche “cavalli di razza”, riferiti a Moro e Fanfani, descritti in eterna
contesa, ma anche in qualche modo collaborativi, perfino, nella complessa
strategia della solidarietà nazionale che procurò a Moro quella barbara fine
per mano dei brigatisti. Raccolgo impressioni, rigorosamente anonime, di un
avvocato di Matera reduce dall’assemblea di Piazza Santi Apostoli, evidente la
sua fisionomia meridionale che ricorda personaggi alla Montalbano.
Non
so come abbiamo cominciato a chiacchierare – forse è stato lui a sfogarsi –
aveva una gran voglia di parlare, perché era venuto apposta a sentire Bersani e
Pisapia: una sorta di ultima spiaggia, ultima speranza per uscire dal renzismo
e salvare l’Italia e l’Europa. La passione politica era evidente, ma ancora
maggiore la delusione per come era stato ridotto il Pd. Definiva una “parata” inutile l’incontro milanese dei
circoli Pd, vergognoso servilismo l’atteggiamento dei suoi sostenitori: senza
Pd non c’è centrosinistra, senza Renzi capo non si va da nessuna parte. Secondo
l’occasionale interlocutore lucano, non c’era alcuna attenzione critica,
nessuna volontà a un qualche dialogo, ma solo: “gli altri convergano e si aggiungano alla strategia renziana”.
Ancora una volta, del tutto ignorata la batosta del referendum, la sconfitta
sonora alle amministrative, le gravi beghe per la Consip e l’improvviso mutamento
propagandistico operato da Minniti sui migranti.
Un
radicale pessimismo “cosmico” quello del mio interlocutore di Matera, che non
nasconde, però in alcun modo, la sua invincibile passione civile. L’urgenza di
promuovere una nuova politica che riesca a farsi capire anche dalle persone
semplici, dal cittadino qualunque, soprattutto dai giovani e le loro famiglie
preoccupate del futuro. Non si può continuare a fare demagogia con i bonus, a
parlare qualunquisticamente di meno tasse per tutti, di favori alle banche,
nemmeno raccontati con chiarezza e come indispensabili all’opinione pubblica.
Sembra un fiume in piena l’avvocato di Matera. Faccio appena in tempo a
chiedergli di Piazza Santi Apostoli, l’ex sindaco di Milano e l’ex segretario
Pd gli sembrano persone vere, non usano effetti speciali, non tentano la
caricatura mal riuscita di un obamanismo. Serve, prima di tutto, dare
credibilità alla politica, sollecitare un impegno largo e diffuso, specie da
parte dei giovani, dai tanti esclusi che non votano e vorrebbero una società
migliore e più giusta.
In
questa direzione, sarà forse possibile recuperare i tanti smarriti, molti dei
delusi scomparsi per strada. Anche il maggior numero di quelli che hanno votato
“no” al referendum costituzionale di Renzi, anche tra le fila della Lega, di
Forza Italia e 5Stelle. La proposta di Piazza Santi Apostoli deve rivolgersi a
tutti, senza subire ammucchiate di alcun genere e mantenendo chiara la
lontananza da Berlusconi. Impresa molto difficile, anche perché stampa e tv non
aiutano a far ragionare le persone, ma bene che vada raccontano uno
sconfortante siparietto da opera dei pupi. Rocco Scotellaro e Carlo Levi, e
molti altri intellettuali potrebbero aiutare, grandemente, ad allargare la
mente e aprire nuovi orizzonti. Anche una seria rilettura di Moro e Berlinguer,
dei loro disegni ideali e strategici potrebbe aprirci a una nuova fase di
politica per la gente, come si diceva allora, puntando a superare quel “bipartitismo
imperfetto” su cui rifletteva Giorgio Galli sul Mulino già negli anni ‘60. Non
guardando indietro, tuttavia, ma sapendo interpretare le sfide dell’oggi che
sono Europa e migranti. Non certo temi affrontati, adeguatamente e con
sufficiente consapevolezza, anche da parte dell’Italia e del suo estroso ministro
degli Interni.
|