RISARCIMENTO
Il Ministero della Salute dovrà risarcire chi ha subito danni da emotrasfusione con sangue infetto
di Redazione
 Il
Ministero della Salute dovrà risarcire centinaia di persone che hanno subito
danni da emotrasfusione con sangue infetto. L’ha deciso la prima Corte d’appello
civile di Roma, i cui giudici hanno respinto un appello proposto dal ministero
contro una sentenza emessa dal tribunale monocratico di Roma, nel 2006. I
giudici hanno affidato a un separato giudizio la quantificazione dei danni
biologici, morali e patrimoniali riconosciuti (che dovrebbero ammontare a un
totale di almeno 30milioni). Tra le indicazioni in tema di diritto della
sentenza, significativa la risposta al motivo di ricorso che vedeva il
Ministero sostenere che, derivando il danno da una serie di trasfusioni,
sarebbero state responsabili le singole Regioni in quanto depositarie dei
compiti amministrativi in materia di salute umana e veterinaria.
Per
i giudici “il Ministero della Salute è
tenuto a esercitare un’attività di controllo e di vigilanza, in ordine alla
pratica terapeutica della trasfusione del sangue e dell’uso degli emoderivati,
sicché risponde dei danni conseguenti a epatite e a infezione da HIV contratte
da soggetti emotrasfusi, per omessa vigilanza sulla sostanza ematica e sugli
emoderivati”.
Importante,
poi, il fatto che i giudici hanno ritenuto presunta la responsabilità da
contagio fin dall’anno 1979, stabilendo che il sangue e gli emoderivati
somministrati agli ammalati non rispondevano ai requisiti di ‘pulizia’ e di
igiene preventiva che avrebbero, sicuramente, impedito il contagio. In questo
quadro di nuovi principi, “la sentenza
offre spunti di riflessione, poiché pone dubbi molto seri sull’efficacia del
sistema di farmacovigilanza”.
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