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 venerdì 26 ottobre 2012

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A MESSINA VIGE L’ANARCHIA

di Massimo Mastronardo


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Gli antichi forestieri e concittadini, estasiati dalla bella vista paesaggistica sui colli Peloritani, pronunciavano con gioia il suo nome: Messina! Oggi, invece, pronunciamo sempre questo nome glorioso, con un pizzico di disillusione per una situazione sociale e politica che è, davvero, drammatica. E non sono soltanto i mancati pagamenti di stipendi e i commissariamenti vari a preoccuparci, ma, anche, questioni annose e mai risolte come quella dei tir in pieno centro città e l’altra, non meno importante, dell’invisibilità dei vigili urbani all’interno di un caos stradale, ormai, arrivato ai limiti della sopportazione. Entrambi, però, hanno un comune denominatore: il traffico e la sicurezza dei cittadini ed il loro conseguente benessere.

A leggere l’informazione locale non sembrano essere reali questioni su cui dibattere, forse, perché ormai accettiamo tutto, passivamente, a nostro rischio e pericolo, spinti da quella sorda abitudine del chiudere gli occhi, sempre, dinanzi a tutto. Sì, tutto! Vogliamo fare pochi e semplici esempi chiarificativi di simili questioni per non annoiarvi, ma per farvi riflettere su argomenti reali, che ci riguardano e ci toccano, davvero, da vicino. Ma, forse, ai messinesi certe news colpiscono solo quando perdiamo la vita di qualche familiare a cui siamo legati. Perché, mi chiedo, 2 morti nelle nostre strade, in pochi giorni? Perché l’indisciplina si è impossessata di noi? E perché l’indisciplina ci ha fatto suoi schiavi? Semplice! Perché non ci sono controlli e, si sa, l’uomo è un essere che va governato, altrimenti, rischia di uscire fuori dai ranghi.

Ecco, che dopo questa breve dissertazione, vogliamo puntare l’obiettivo della nostra fotocamera immaginaria sul famoso svincolo di Boccetta, quello, per così dire, che immette più mezzi di qualsiasi altro raccordo all’interno dell’urbe messinese. Snodo centrale dove ogni giorno, e a qualsiasi ora, migliaia di macchine e camion si assiepano l’una sull’altra per raggiungere le più svariate mete: uffici, scuole, abitazioni, negozi, etc.. etc.. Bene, in qualsiasi città normale e a qualsiasi latitudine, siamo convinti, soprattutto, nelle ore di punta, ci sia almeno una pattuglia di Polizia o di Vigili Urbani pronta a stazionare per dirigere una viabilità, sempre più caotica e poco tranquilla. Eppure, questo non accade a Messina e, 99 su 100.. l’anarchia vince sul controllo e la sicurezza. Tir impazziti, grandi e grossi come macigni, lanciano sguardi di terrore sulle piccole utilitarie che tossiscono adiacenti a loro. Essi, poi, entrano con fame dentro le arterie cittadine aumentando il rischio di incidenti, anche perché, non essendoci forze dell’ordine e polizia locale, non ci vuole poi molto, affinché, un bimbo finisca sotto le ruote. Non è molto difficile, anche, che uno di questi tir magari finisca ‘chissà’.. abbracciato al tram, diminuendo ancora di più il numero dei mezzi presenti sulla linea tramviaria, visto che in questa città non siamo in grado, neanche, di aggiustare una semplice vettura su rotaia. Poi, metteteci che, scendendo da quel serpentone di cemento del Boccetta (svincolo), il semaforo, come un bravo consigliere, ma come uno scarso controllore (perché altri soggetti dovrebbero essere preposti alla sorveglianza e alla vigilanza), indica l’obbligo di andare dritto e di svolta a destra, mentre tanti INDISTURBATI girano a sinistra sul viale Regina Margherita rallentando, ulteriormente, il traffico cittadino. Così, da dietro.. i pochi guidatori civili, stufi di queste continue ed ennesime infrazioni dei loro concittadini, iniziano a suonare il clacson rischiando, anche, di essere presi a ceffoni da quello davanti, che, nonostante, il torto e credendo di essere il padrone della città, potrebbe magari scendere dal suo mezzo per far capire al povero e onesto cittadino ‘chi’ comanda. Il tutto sotto gli occhi del NULLA, perché lì i vigili, neanche a pagarli a peso d’oro, si trovano. E se in quel mentre attraversasse la strada una madre con un bimbo in carrozzella ed uno di questi automobilisti in divieto mandasse in aria i sogni di una famiglia con chi ce la dovremmo prendere? Oppure, dico io, basta chiedere scusa come sempre? Ci vuole, oltre che al buon senso, anche il dovere del proprio operato che in questa città manca a 360°.

Molti dopo aver letto questa mia missiva diranno che cosa possono i controllori e sorveglianti davanti ad una dilagante inciviltà degli uomini, che non rispettano le regole? Bene, io credo che se i controllori facessero, davvero, il loro dovere dissuadendo le persone dal compiere infrazioni, che, poi, possono trasformarsi in reati, il numero di questi diminuirebbe a dismisura.

Chiudo raccontando un piccolo aneddoto su quanto, poc’anzi, affermato. Conosco dei ragazzi che frequentavano, fino a poco tempo fa, l’Erasmus: individui, simili a robot, abituati (per l’educazione civica dei loro paesi nordici e anglosassoni) a non potersi, neanche, grattare il cranio. Ebbene, dopo il secondo mese, vissuto nella nostra città “da messinesi”, con l’auto, già, passavano ‘tranquillamente’ e, come se nulla fosse, dalla corsia preferenziale a 70 km/h, perché è vero che è l’abitudine che fa l’uomo ladro e non il carattere originario di una persona che rende gli uomini ladri. Dunque, anche, per loro della gens dell’ultranord, le corsie-bus erano diventate piste da utilizzare senza problemi e alternative al traffico.. ma, a proposito di preferenziali, a cosa servono, ormai, quelle porzioni di strada delimitate da una linea gialla continua se di autobus ce ne sono soltanto una dozzina che girano nelle mille strade della nostra città?

Ma quella è un’altra storia, non meno grave di quella, appena, raccontata.


 


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