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 mercoledì 24 ottobre 2012

INTERNET E MINORI

INDAGINE SULLA SICUREZZA DEI MINORI IN INTERNET

di Maurizio D'Onofrio


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Fino a qualche anno fa, la strada e la piazza pubblica erano i luoghi in cui ci si poteva incontrare per conoscere persone, frequentare per socializzare e per confrontarsi, invece, oggi interagiamo, perlopiù, attraverso chat, social network e community virtuali; infatti, negli ultimi anni, è cresciuta l’utenza domestica della rete ed è aumentato il numero di giovani utenti, bambini e ragazzi, che utilizzano internet per divertirsi ed imparare. Niente di male se il progresso tecnologico attuale aumenta lo scambio di informazioni e migliora la comunicazione, ma siamo sicuri che per i bambini valga la stessa regola?

Il problema, piuttosto, è che quando si verifica qualche imprevisto, gli adulti non ne sono informati, i siti dovrebbero, invece, fornire più sistemi per bloccare e filtrare i contenuti e per avvisare i genitori in caso di pericolo per l’incolumità dei figli. Queste sono le conclusioni di un network di ricercatori coordinato dalla London School of Economics, che ha condotto un’ampia indagine sulla sicurezza dei minori in Internet.

25.140 Internauti tra i 9 e 16 anni (con i rispettivi genitori) sono stati coinvolti dallo studio di EU Kids Online, finanziato dal Safer Internet Programme della Commissione Europea, i cui risultati mostrano che solo una minoranza del campione è andato incontro a qualche guaio serio. Di seguito una carrellata di percentuali che fotografano la situazione nel dettaglio.

Con grande sorpresa gli internauti sono sempre più precoci, la prima volta è a 7 anni (Danimarca e Svezia), a 8-9 anni nella maggior parte degli altri paesi del nord Europa. Il 60% del campione si connette, quotidianamente, spendendo (in media) un’ora e mezza al giorno in rete; i dati salgono al 93% per chi si connette, almeno, una volta alla settimana.

Tra le motivazioni dell’uso dei social network ve n’è una indicativa: è più facile essere se stessi online che non ‘faccia a faccia’ (50%). Questo sarebbe vero, soprattutto, per i ragazzi tra i 13 e i 14 anni, e, leggermente, di più rispetto alla media per i bambini con un basso stato socio-economico. Con chi comunicano i ragazzi? Prevalentemente, con persone della loro età, che hanno, già, conosciuto o che sono amici di amici. Nel 25%, però, si hanno conversazioni con estranei, specialmente, attraverso chat, giochi e mondi virtuali.

Sono due i problemi riportati, con più frequenza, dai minori, riguardo l’uso di Internet: quello di imbattersi in contenuti non adatti e, potenzialmente, pericolosi, e quello di trascorrervi ‘troppo’ tempo, con conseguenze sia sulla vita sociale che sulla salute psicofisica.

In particolare, il sondaggio rivela che il 21% degli intervistati, tra gli 11 e i 16 anni, si sono imbattuti in questi contenuti: messaggi di odio (12%); messaggi pro-anoressia (10% in media, che sale a 19% tra le ragazze di 14-16 anni); incoraggiamenti all’automutilazione (7%); incoraggiamenti al suicidio (5%); messaggi equivoci a sfondo sessuale (15%).

Il 23% del campione, invece, attribuisce a internet la colpa per aver perso interesse per i propri amici, per la mancanza di sonno o per problemi a scuola. Il 9% dei ragazzi ha incontrato persone conosciute online; nella metà dei casi, sono andati agli appuntamenti con amici. Solo il 12%, comunque, ha dichiarato di essere rimasto turbato da contenuti sgradevoli. Gli episodi di bullismo sono tra le esperienze percepite tra le più negative. Ma si verificano nel 6% dei casi, contro il 13% del “mondo reale”.

Appena il 28% dei genitori blocca o filtra i siti e, appena il 24%, spia la cronologia. L’85%, invece, impedisce la diffusione dei dati personali e il 57% i download. La maggior parte (il 70%) parla con i figli di quello che fanno online e, più della metà, dà avvertimenti e consigli. Un terzo ha aiutato i propri ragazzi quando qualcosa è andato per il verso sbagliato. Oltre il 60% degli adolescenti ritiene che i genitori sappiano molto di quello che fanno in rete; il 44% crede anche, però, che questo non li fermi dal fare tutto ciò che vogliono (anche se solo il 13% vorrebbe che mamma e papà si facessero i fatti propri).

Nonostante, tutte le precauzioni e i controlli, però, il 40% dei genitori è convinto, erroneamente, che i figli non siano esposti a immagini sessuali; nella metà dei casi, inoltre, non vengono messi a conoscenza di episodi di cyberg-bullismo o di messaggi pericolosi. E nel 61% non sanno che i figli hanno incontrato una persona sconosciuta. Sebbene, il problema riguardi pochi casi, resta il fatto che i genitori non ne sono a conoscenza. In questo panorama c’è posto, anche, per gli insegnanti, che, secondo i ragazzi, svolgono un ruolo importante nel metterli in guardia. Con delle differenze da paese a paese: pensa che il prof abbia un ruolo fondamentale il 97% dei teenager norvegesi, ma solo il 65% di quelli italiani.

Le nuove tecnologie offrono ai giovani una serie di opportunità e potenzialità a livello educativo, sociale, formativo ed affettivo, che, solo pochi anni fa, non erano disponibili. Accanto alle risorse di internet s’incontrano, però, anche rischi e pericoli in cui i giovani internauti possono incorrere; i più piccoli, sempre più vicini e curiosi verso internet, ma inesperti tanto da vedere il cyberspazio solo come divertimento, gioco e luogo di conoscenze, mai come spazio poco controllato dove trovare, anche involontariamente, contenuti non adatti alla propria età. I ragazzi più grandi, quasi sempre, sono più informati rispetto ai propri genitori ed insegnanti sulle opportunità offerte dal web.

Per proteggere i giovani occorre insegnare loro a navigare in modo vigile e responsabile, mantenendo grande prudenza verso sconosciuti “incontrati” attraverso internet ed evitando di divulgare informazioni personali proprie o di altri; ma servono, però, politiche di prevenzione ad un uso corretto della rete, che è quello che oggi manca, come afferma un rapporto Unicef, riguardo leggi adeguate a proteggere i giovani dai rischi di questo strumento.


 


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