martedì 11 settembre 2012
SERVIZI SOCIALI – MESSINA
IL PUNTO NELL’INTERVISTA ALL’ASSESSORE CARONITI
di Giovanni Tomasello
Siamo riusciti a intervistare il prof. Dario Caroniti, tra i pochi
superstiti della giunta comunale Buzzanca, dopo le dimissioni del sindaco, per
cercare di delineare un bilancio di questi 4 anni di amministrazione in settori
delicati quali le “Politiche per la Famiglia”, i “Servizi Sociali” (che
divideva con l’ex sindaco), integrazione multietnica e rapporti con le chiese.
“Non posso trarre un bilancio
della mia attività – esordisce l’assessore – esprimendo opinioni positive sulla mia persona, sarebbe improduttivo. Posso
dire di avere la coscienza a posto, di aver fatto in questi quattro anni ciò di
cui ero capace e, soprattutto, non ho affatto approfittato della mia posizione.
Posso affermare, senza tema di smentita, che non ho lavorato per i miei
interessi. Se sono riuscito a perseguire il bene comune, durante quest’attività,
questo lo giudicheranno chi ha visto e può valutare il mio operato. Le
iniziative portate avanti si sono concretizzate, soprattutto, nel campo della
progettazione, attirando su Messina risorse aggiuntive rispetto a quelle,
sempre in diminuzione, provenienti dallo Stato e dalla Regione. Circa cinque
milioni di euro sono arrivati a Messina, grazie a questa progettazione, che ha
sviluppato progetti svolti nel modo migliore e altri svolti con difficoltà
dovuta a difetti di natura burocratica. Proprio su quest’aspetto è necessario
lavorare oggi per migliorare l’amministrazione comunale sia per quanto riguarda
l’ordinario che la progettazione. È necessario che il comune di Messina si doti
di qualità e per farlo bisogna perseguire la formazione del personale con premi
ai meritevoli e, anche, espulsione di coloro che non lavorano e creano
ostacoli. Non è semplice fare questo, ma è la scommessa di un’amministrazione.
Per il futuro, chiunque andrà a proporsi come sindaco dovrà avere un piano di
organizzazione degli uffici che è decisivo per riuscire a gestire la città”.
L’intervento di cui va fiero, e quello di cui va meno fiero?
“Sicuramente, lo smantellamento
del campo rom di San Raineri, rimasto lì per più di vent’anni.
Un’area d’illegalità, di
deposito di spazzatura, considerata ghetto della nostra città, nell’indifferenza
sostanziale dell’intera comunità messinese. Se questo ghetto oggi non c’è più è
merito dell’attività di quest’amministrazione. Non sono riuscito nell’organizzazione
degli uffici. Non era mia competenza, ma ho cercato di occuparmene, ugualmente,
con scarsi risultati e, alla fine, credo di non avere lasciato nessun segno.
Addirittura, sono stato costretto a creare un’organizzazione parallela
utilizzando i volontari, i miei collaboratori dell’università, i miei amici,
quasi, in sostituzione dell’amministrazione nella produzione di carte, di
fatture, mandati di pagamento, in affiancamento ad essa, senza riuscire a farla
funzionare in modo dovuto. È questo il mio cruccio maggiore, che potrebbe
diventare un elemento portante, qualora, venissi coinvolto in un’amministrazione
comunale futura, assieme alla soluzione del problema del trasporto urbano,
della manutenzione del verde, della soluzione del problema casa, riuscendo a
recuperare in questo settore il decoro urbano. Nel senso che abbiamo una città,
che, per migliaia di anni, è stata bellissima e, che, improvvisamente, nel
secondo dopoguerra si è ritrovata a recuperare il senso del bello, sotto l’aspetto
statico ed estetico”.
I servizi sociali a Messina sono, ancora, all’anno zero, dal suo punto
di vista?
“I servizi sociali a Messina
hanno, negli anni, acquisito una serie di qualità, che possono essere invidiati
dalle altre città siciliane e meridionali. Rimane altro da fare per migliorare
la loro qualità, facendo in modo che questi non siano orientati a impiegare più
persone possibili, ma cercando di orientare i servizi a favore di chi ha
bisogno di aiuto, perché disabile, perché indigente, perché anziano, senza
privilegiare l’aspetto lavorativo. Bisogna recuperare quest’aspetto. I bandi
per le cooperative sociali scadono tra dicembre e gennaio prossimi. Ma, da
adesso, è indispensabile orientare i nuovi bandi verso una rimodulazione dei
servizi, in modo tale da coprire una fascia più ampia di utenti, impiegando ‘lo
stesso’ o ‘meno’ personale, utilizzando i fondi della legge 328, dando le
medesime risposte occupazionali. Ripeto, le cooperative sociali svolgono il
loro ruolo in modo eccellente, ma c’è molto da migliorare e orientare, diversamente,
perché, con la stessa cifra, potremmo raggiungere più persone”.
Lo sblocco dei finanziamenti regionali con la legge 328, volti all’assistenza
di persone anziane, disabili, indigenti e stranieri, sembra porteranno ad un’emanazione
dei bandi a breve..
“Con la situazione politica
attuale, inevitabilmente, ci saranno dei rallentamenti. Però, qualora venisse
nominato commissario un dirigente regionale, sarebbe più facile l’interlocuzione.
Spero non s’interrompa l’iter. Credo
che, entro fine settembre, si possa immaginare di bandire i nuovi appalti, che
sono, per tre anni, equivalenti a 15 milioni di euro. Costituiscono un
incentivo allo sviluppo dei servizi sociali, che farebbero giungere Messina a
livelli di primordine”.
Integrazione multietnica: permangono a Messina gli steccati ideologici
e mentali all’integrazione con lo straniero, con l’immigrato. Cosa si può fare
per creare una mentalità nuova?
“Abbiamo avviato una politica d’inclusione
sociale, che, precedentemente, non esisteva. Siamo riusciti a creare delle
strutture permanenti, che possono migliorare l’integrazione degli stranieri.
La struttura che sta nascendo,
in via Felice Bisazza, dovrebbe essere il polo organizzativo di queste
politiche. Un centro polivalente volto alla integrazione con altre culture.
Chiudersi all’immigrazione sarebbe una follia, sia perché sarebbe,
materialmente, impossibile, sia perché la popolazione messinese va diminuendo,
causa la detanalità, comportando un invecchiamento della popolazione, che,
necessariamente, c’impone un’apertura verso altri popoli, che devono diventare
una componente della comunità e, per esserlo, ci vuole una politica culturale.
I risultati, già, avuti con la comunità Rom, coinvolgendoli in attività
lavorative, sono positivi, e, alla lunga, li porteranno a diventare una
componente fondamentale della città. Già, i filippini e i cingalesi sono
integrati partecipando, anche, al voto”.
Per concludere, possiamo ben dire che molto lavoro nei settori di sua
competenza è stato fatto. L’importante è che si continui nel solco segnato?
“Spero che, chi verrà dopo, non
cancelli quanto fatto. Mi auguro che chi verrà pensi bene del mio operato. Se
penserà, diversamente, farà altre cose”.
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