ADOLESCENZA
I giovani Emo
di Barbara Cortimiglia
L’adolescenza è, essenzialmente,
l’età evolutiva in cui avvengono i grandi cambiamenti. L’adolescente non è più
un bambino, ma non è ancora un adulto. Questi ragazzini vengono catapultati, improvvisamente,
in una nuova dimensione attraverso un viaggio di esplorazione affascinante
quanto devastante. Questo duplice movimento, il rinnegamento dell’infanzia da
una parte e la ricerca di uno status
adulto dall’altra, costituisce l’essenza stessa della crisi del processo
psichico che ogni adolescente attraversa. Da un’assoluta onnipotenza in cui
vive il bambino ad una ricerca di identificazione e, quindi, di separazione dai
genitori. Continuità e discontinuità
prevalgono in questo periodo, sottolineando così la dimensione dinamica e transeunte
dell’adolescenza.
Il desiderio di staccarsi dal
modello genitoriale, che fino ad allora ha rappresentato una linea guida nel
mondo, induce l’adolescente ad aderire a modelli extrafamiliari, nuovi ed
alternativi che risultano essere più accattivanti. Pertanto, il giovane
rinuncia all’attaccamento dei genitori, creando un conflitto e confrontando gli
ideali familiari con quelli trasmessi dalla società. I genitori prima erano “quelli
che sapevano tutto” adesso sono “quelli che pensano di sapere”. Gli adolescenti vivono
intensamente, e talvolta tragicamente, il loro bisogno di riconoscimento sentendo,
fortemente, di esprimere il loro potenziale affettivo, talora tumultuoso.
La situazione ambivalente del
loro mondo psicologico li spinge violentemente a rinchiudersi nella loro
solitudine sognante ma, allo stesso tempo, la stessa li sprona a lanciarsi con
entusiasmo travolgente verso un’esperienza, quella di donarsi agli altri come
raggiungimento di un’ideale sociale. È un’età contraddistinta da modificazioni
di tipo fisiologico, psicologico, sociale e cognitivo. L’adolescente assiste al
cambiamento del proprio corpo, un corpo che non sembra più appartenere a se
stessi. Cambia la forma, i confini tra sé e l’altro, il corpo diviene il mezzo
per porsi nei confronti del prossimo, ma non è più quello di prima e questa
nuova forma favorisce nelle ragazzine l’emersione di un’idea di un corpo
deformato quanto, a volte, ingombrante. In questo periodo gli adolescenti si
avvicinano ai propri coetanei di sesso opposto in maniera diversa. L’apertura
di sé all’altro diventa emotivamente intensa, contrassegnata dall’oscillazione
tra l’idealizzazione e l’erotizzazione dell’oggetto del desiderio. Nella
ricerca esasperata di una propria identità, l’adolescente aderisce spesso a
stili di comportamento o a filosofie di vita.
Il fenomeno attuale degli Emo
ne è una tendenza esemplificativa. Emo sta per emozione e nasce, essenzialmente,
come una moda in ragazzini tra i 14 e i 19 anni, ma non è solo un modo di vestire,
o portare il ciuffo dei capelli stirato di sbieco, o indossare jeans
aderentissimi, il tutto condito da accessori borchiati, vuole essere anche un
modo di pensare e di agire che, a volte, crea sgomento, soprattutto per quei
genitori che osservano impotenti dall’esterno e non riescono a capire da dove
nasca tutta questa tristezza e disperazione.
Gli Emo esprimono liberamente
ciò che provano, anche se questo può significare piangere davanti agli amici o
baciare persone dello stesso sesso, autolesionarsi procurandosi dei tagli sulle
braccia o sulle gambe. Questo fenomeno è l’espressione di un disagio
insostenibile ed è una modalità che tende a diffondersi molto rapidamente. Per
molti ragazzini lo stile Emo potrebbe, quindi, rappresentare una deriva insidiosa
e deleteria.
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